𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

FERIAE AUGUSTI

La confessione

Oggi, come a ogni ferragosto, è previsto il consueto pellegrinaggio del ministro della Giustizia a Regina Coeli che come le altre carceri scoppia di detenuti (67mila su 44mila posti), con gran codazzo di politici coccodrilli che poi purtroppo usciranno. Ecco il discorso che Zitto Palma non pronuncerà.

“Eccomi qua a promettervi l’ennesimo piano del governo contro il sovraffollamento che, come tutti i precedenti, non funzionerà. Il perché è semplice: noi politici italiani siamo un branco di cialtroni incapaci. Avete presenti le promesse di decongestionare le carceri col “braccialetto elettronico”? E gli annunci di Alfano su “17 nuovi penitenziari con 21mila posti entro il 2012” e su “nuove carceri galleggianti in alto mare come in America”? La verità è che da vent’anni seguitiamo a ripetere che abbiamo troppi detenuti, mentre il guaio sono i troppi delinquenti e i troppi delitti, i troppi reati puniti col carcere, i posti cella troppo scarsi e le detenzioni troppo lunghe per certi reati e troppo brevi (se non inesistenti) per altri. Se un fiume ogni anno tracima, o si devia il corso a monte per ridurne la portata, o si alzano gli argini a valle per contenerlo tutto. Ecco: noi non interveniamo né a valle (sul numero dei posti cella) né a monte (sulle cause che producono tanti detenuti).

Sapete perché? Perché per farlo occorre una classe politica onesta. Per noi invece l’emergenza carceri è un affare: ogni 2-3 anni ci serve una scusa per salvare i nostri amici dalla galera con un’amnistia o un indulto (l’ultimo salvò il mio amico Previti). Io sono magistrato e lo so benissimo che non ha senso arrestare migliaia di persone oggi e scarcerarle domani per reati minori (furtarelli, liti coi vigili, ingiurie, risse, omissioni di soccorso, mancato pagamento del telepass) o addirittura non-reati (droga e clandestinità). Ogni anno entrano 90mila persone e ne escono altrettante, di cui 80mila “in attesa di giudizio” (primo, secondo o terzo): la metà esce nei primi 10 giorni. È il “carcere breve”, che non è solo inutile, è dannoso: ogni detenuto ci costa 115 euro al giorno. Ma noi abbiamo altro da fare: prescrizione breve e processo lungo.

Il 40% dei detenuti sono extracomunitari, perlopiù clandestini. La gran parte sono in carcere proprio perché clandestini: vengono fermati, ricevono il foglio di via, non vanno via e allora, se li ripeschiamo, li sbattiamo dentro per 2-3 giorni e così via all’infinito. Basterebbe espellerli e rimpatriarli, ma noi – furbi – tagliamo i fondi alla polizia che non ha di che pagargli il biglietto aereo di ritorno. Poi ci sono gli stranieri detenuti perché han commesso delitti: la Bossi-Fini consentirebbe di commutargli gli ultimi due anni di pena con l’espulsione, così potremmo espatriarne 6-7 mila. Invece noi – furbi – li teniamo dentro. Poi ci sono i detenuti definitivi che restano dentro molto più del dovuto grazie ai pacchetti sicurezza di quel genio di Maroni e alla Cirielli di cui io modestamente, fui relatore: niente pene alternative a chi è stato condannato tre volte. Indipendentemente dalla gravità dei reati: chi ha due stupri o due rapine può restarsene fuori, chi invece ha un furto di provolone, una guida senza patente e una vendita di cd taroccati deve restare dentro.

Senza queste follie, molti dei 30mila condannati che devono scontare 3 anni potrebbero farlo ai domiciliari o ai servizi sociali. Infine dovremmo smantellare la Fini-Giovanardi sulle droghe, che intasa le carceri con migliaia di tossici arrestati solo perché avevano dosi eccedenti quelle stabilite.

Ecco, dovremmo fare un bel mazzo di tutte le porcherie che abbiamo partorito dal ’94 a oggi e abolirle per decreto. Ma non possiamo perché dovremmo rinnegare vent’anni di finta politica della “sicurezza”, che in realtà è solo rassicurazione: faccia feroce sui reatucoli da strada per nascondere la tolleranza mille sui crimini dei colletti bianchi amici nostri. Cioè per mandare dentro chi dovrebbe stare fuori e lasciare fuori chi dovrebbe finire dentro: il mio principale ne sa qualcosa. Buone ferie, ci vediamo l’anno prossimo. Forse”.

Fonte: Il Fatto, 14.08.2011 - Marco Travaglio


(by Nicola)

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