Da Dicembre 2019, poco più di un anno fa, mia madre, 57 anni vive ogni giorno stesa nel suo letto, incapace di alzarsi, di reggersi sulle gambe, di voltarsi da un lato.
Ogni giorno, ogni notte passata nella mia stanza adiacente alla sua, è segnata continuamente dalle sue grida di dolore e dai suoi pianti disperati che spesso le fanno invocare la fine della sua sofferenza.
Il calvario comincia dopo che il dottor Lubrano, unico reumatologo dell'Asrem decide di cambiarle la cura farmacologica che le dovrebbe curare l'artrite reumatoide di cui soffre da 15 anni. Mia madre entra a far parte dei pazienti che devono sperimentare un nuovo farmaco. Dopo alcuni mesi di terapia, mamma nel Dicembre 2019 non riesce più a poggiare i piedi a terra per il dolore ed inizia il suo Calvario.
A Marzo parte il lockdown e sono già 4 mesi che mamma passa ogni giornata stesa a letto tra lancinanti dolori. La sua condizione psicofisica è già devastata.
Finisce il lockdown.
Il dott. Lubrano, unico reumatologo dell'asrem, riceve ogni martedì, ed ogni martedi dalla fine del lockdown mio padre va nella sede di Via Ugo Petrella al fine di parlargli. Lubrano peró non c'è mai. Trova solo la caposala. Sempre.
A fine Giugno decido, un giorno in cui Lubrano dovrebbe ricevere, di andargli a parlare. Lubrano è ancora assente. Persone in fila dicono che non ci sia mai.
Spiego la condizione di mia madre alla caposala. Le spiego che è impossibile muoverla, se non di peso e provocandole altre sofferenze. Chiedo una visita domiciliare e mi risponde che Lubrano, per contratto, essendo un docente universitario, non può fare visite domiciliari. Minaccio denuncia con calma ed educazione e a quel punto la caposala mi porta in direzione per parlare col direttore di via Ugo Petrella.
Al direttore spiego che da un mese e mezzo neanche noi familiari riusciamo a parlare con Lubrano. Non ho risposta. Chiedo una visita domiciliare. La risposta è la stessa della caposala. Lubrano unico reumatologo dell'Asrem, per contratto, non puo fare visite a domicilio. Chiedo chi gli abbia fatto quel tipo di contratto. Il direttore si inalbera. Mi dice che posso farla visitare da un privato e che forse l'Asrem rimborserà la prestazione. Ma in tempi di covid i privati non fanno visite domiciliari. Non le fanno neanche i medici di base, figurarsi i reumatologi.
Chiamo i Carabinieri. Mi passano la Digos. Spiego il problema e la volontà di denunciare la direzione sanitaria perchè i livelli minimi di assistenza sanitaria non vengono garantiti.
Il direttore mi urla che sono un ignorante e nel frattempo invita la caposala a portarmi fuori.
Il giorno dopo torno in via Ugo Petrella. I dolori di mamma sono continui, le urla anche. Notte e giorno. Cerco una soluzione. Lubrano c'è ma la fila è lunga. Appena la caposala mi vede mi porta nella stanza di Lubrano. Il reumatologo mi spiega che lui non è messo nella condizione di far bene il suo lavoro ed aggiunge che farà uno strappo alla regola e verrà a visitare mia madre. Saliamo in macchina. Mi spiega perchè non è messo nella condizione di far bene il suo lavoro. Il suo discorso fila. Parliamo della catastrofica gestione sanitaria. Secondo lui, Toma aggiusterà le cose. Forse, non lo aveva ancora sentito cantare. Ma mi è già tutto chiaro.
Arriviamo a casa e Lubrano prova a muovere il ginocchio di mia madre. La gamba è piegata da mesi. Mamma non riesce piu a stenderla per il dolore. Il reumatologo prova a piegarla e mamma lancia un grido di dolore mai sentito.
Lubrano si accorge che le ginocchia sono gonfie, sono diventate due palle gonfie e, al tocco, sono caldissime. Ci vogliono analisi che come d'accordo gli verranno fornite il 30 Giugno. Poi sparirà di nuovo.
Lo stesso giorno mamma viene ricoverata a Napoli per operare il ginocchio destro. Le metteranno una placca in ferro. Dopo un mese di ricovero tornerà a casa.
Dopo l'operazione la gamba destra non dà più dolore, riesce persino a poggiarla a terra.
La sinistra invece, dall'estate in poi dà quotidianamente un dolore che spezza il fiato, tanto da farla urlare improvvisamente anche in piena notte.
Avrebbero dovuta operarla a Novembre al ginocchio sinistro.
Da Napoli ci fanno sapere che l'operazione è rimandata a data da destinarsi e che perfino le anche sono consumate. Mamma ha 57 anni. Da 15 anni è malata di artrite reumatoide.
Pochi anni fa è stata operata alla colonna vertebrale per 5 ernie che l'hanno bloccata a letto per mesi.
Ci hanno detto in questa struttura privata accreditata che per via dell'artrite fosse impossibile toglierle le ernie.
Le hanno "ripulito" il canale ed i dolori sono cessati.
Oggi, sono ritornati e si aggiungono ai dolori dell'artrite e di un ginocchio consumato ed infiammato.
Quotidianamente ed ogni notte grida, urla per i dolori. Anche ora. I pianti sanno di disperazione e dolore. Perciò scelgo di scrivere pubblicamente.
Della sua condizione psicologica non vi parlerò, potete immaginare. Anche qui, l'asrem non è in grado, non può, non vuole fornire alcun tipo di supporto. E tra dirigenti, medici ed operatori sanitari si difendono e si coprono tra loro ogni volta che un paziente lasciato solo o un suo familiare minaccia denuncia.
Li ho visti e sentiti con i miei occhi. Tra di questi, c'è anche chi non immaginereste mai.
Fonte: pagina fb G. Bianchi
(by nicola)
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