I FINTI TONTI - Vinicio D'Ambrosio
L'intervento di Vinicio D’Ambrosio, saggista e socio fondatore dell’Osservatorio, affronta, con rigore documentale e tono civile, una vicenda che sollecita riflessioni sui temi della trasparenza amministrativa e della responsabilità pubblica.
I FINTI TONTI
I nomi? Eccoli.
Il primo, senz’altro, il presidente del Consiglio regionale del Molise: Quintino Pallante.
A seguire, a pari merito, il presidente della Giunta regionale Francesco Roberti e tutti i capigruppo consiliari: Armandino D’Egidio (Fratelli d’Italia), Nicola Cavaliere (Forza Italia), Stefania Passarelli (Il Molise che vogliamo), Fabio Cofelice (Noi Moderati), Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia), Guido Massimo Sabusco (Lega Salvini), Micaela Fanelli (Partito Democratico), Andrea Greco (Movimento 5 Stelle), Massimo Romano (Costruire Democrazia), Roberto Gravina (Gravina Presidente).
Di Gianfranco Vitagliano, già assessore regionale di peso ai tempi delle presidenze di Michele Iorio, parlo, con toni molto critici, in articoli e nei miei libri sulla gestione politica e amministrativa del Molise.
Tuttavia, non posso che dichiarare il mio sconcerto di fronte al silenzio pervicace dei personaggi che ho elencato.
Tutti costoro, benché Vitagliano gli abbia indirizzato dettagliate note l’8 maggio, il 26 maggio e l’8 ottobre, sono rimasti in silenzio.
Possibile che la questione sollevata sia così “pericolosa”, e per quale motivo?
Eppure Vitagliano espone una vicenda che meriterebbe la massima attenzione perché richiama l’integrità, la trasparenza, l’imparzialità del comportamento dell’intero ‘Sistema Regione Molise’ e di tutti gli organismi che ne fanno parte, compresi gli enti subregionali.
Vitagliano, allora assessore, e gli altri componenti della Giunta Iorio del 2013: il presidente Angelo Michele Iorio e i colleghi assessori Filoteo Di Sandro e Antonio Chieffo, sono stati condannati in primo grado dalla Sezione Giurisdizionale del Molise della Corte dei conti (sentenza n. 13/2022), confermata in secondo grado dalla Prima Sezione Giurisdizionale Centrale d’Appello (sentenza n. 106/2024), per aver adottato la delibera n. 107 del 2013, grazie alla quale il direttore generale dell’ARPA, Quintino Pallante, si autodeterminava il trattamento economico in euro 166.464,00, disponendo nel contempo l’adeguamento, in proporzione, degli emolumenti del direttore tecnico-scientifico e del direttore amministrativo.
Da sottolineare che dalla Corte dei conti venivano esclusi l’assessore Luigi Velardi, nel frattempo deceduto, e il direttore generale Antonio Francioni, con una motivazione a dir poco discutibile “radicale assenza di notifica degli atti”. Da aggiungersi alla non evocazione, altrettanto incomprensibile, in giudizio del collegio dei revisori dell’Arpa Molise.
Giudicati colpevoli, Vitagliano e gli altri tre sono oggi obbligati al pagamento di 13.693,39 euro ciascuno a favore dell’ARPA Molise, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.
Il motivo: l’ARPA Molise non ha mai dato regolare corso alla procedura di ripetizione della somma di 98.060,25 euro, a tanto ammonta il danno complessivo originariamente quantificato nei confronti dell’effettivo indebito percettore, Quintino Pallante, per retribuzioni e indennità nel periodo dal maggio 2012 al giugno 2015 erogategli dall’Agenzia, su sua personale e autonoma iniziativa con proprio provvedimento n. 10412 del 6 settembre 2012.
Certamente all’origine della vicenda c’è una delibera “sbagliata” (eufemismo) della Giunta regionale, ma quando, successivamente, l’ARPA Molise e il suo direttore generale pro tempore hanno avuto contezza dell’indebita percezione, perché non si sono attivati nei confronti di Pallante per la restituzione?
Capisco il silenzio di Pallante, del direttore amministrativo Alberto Manfredi Selvaggi e del direttore scientifico dell’Agenzia (l’indebita percezione, in conseguenza di quella del direttore generale è avvenuta anche da parte loro in proporzione all’emolumento di Pallante), ma i personaggi al vertice del Consiglio regionale oggi interpellati da Vitagliano, come giustificano il proprio mutismo di fronte a un danno erariale - non proprio una minuzia - di circa 100 mila euro?
Non dovrebbero dare una risposta puntuale allo stesso Vitagliano e alla comunità regionale, nel rispetto dei principi della corretta amministrazione e della trasparenza, affinché sappia chi e perché, tenuto alle attività di recupero nei confronti di Pallante, come per legge, non vi abbia provveduto?
Timore? Ignavia? Furbizia?
Vitagliano minaccia di adire sia la giurisdizione ordinaria che quella amministrativa.
È necessario che sia lui a farlo oppure le giurisdizioni possono autonomamente assumere l’iniziativa?
Ma notoriamente quando si toccano i colletti bianchi, le giurisdizioni in Molise sembrano risiedere su un altro pianeta.
E se è così, fa benissimo Pallante a chiedere una meritata riconferma alla presidenza del Consiglio regionale.
✍️ Vinicio D’Ambrosio

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