mercoledì 26 dicembre 2018

Per la tutela dei Beni Comuni


La Commissione sui beni pubblici presieduta da Stefano Rodotà, che lavorò dal 2007 al 2008 sottolineò l’importanza e l’urgenza di difendere i «beni comuni», quei beni che permettono l'esercizio dei diritti fondamentali nonché il libero sviluppo della persona e vanno governati nell’interesse delle generazioni future.
Si trattava di difendere beni come le acque, i parchi, la fauna, oltre ai beni archeologici e culturali, i beni immateriali e le reti (anche autostradali) ma anche il Paesaggio e l’aria stessa, per evitare che la privatizzazione selvaggia del patrimonio di tutti potesse privarci di questi beni fondamentali.
La “macchina dei luoghi comuni” ripete che il Referendum del 2011, vinto con 27 milioni di voti, non portò a risultati concreti. Nella realtà quel referendum difese dalla privatizzazione obbligatoria beni pubblici per un valore di 200 miliardi di euro, evitando il depauperamento di beni strategici che oggi, nel 2018 appartengono ancora a tutti noi.
Ripartiamo dalla Commissione Rodotà non solo perché i ponti crollano a Genova e i territori necessitano di venire rigovernati, ma anche perché è da lì che questo cammino è iniziato ed è attraverso gli sforzi fatti assieme per il Referendum del 2011 che molti di noi si sono incontrati e riconosciuti.
In pratica le tante privatizzazioni hanno realizzato quella che il liberale Luigi Einaudi considerava la cosa peggiore che possa succedere: che monopoli naturali finissero nelle mani di monopolisti privati.
Se il neoliberismo si impegna tanto per impossessarsi dei beni pubblici e dei beni comuni, in tutta evidenza attribuisce loro un enorme valore: proprio per questo è oggi quanto mai urgente e necessario introdurre le categorie di beni comuni a partire dalle
risorse naturali quali l’acqua, la terra, l’aria, i parchi, le foreste ed è necessario tutelare beni sociali quali la ricerca, l’istruzione, la salute, il lavoro: già formalmente  tutelati dalla costituzione ma costantemente aggrediti e impoveriti.
Ripartiamo dalla Commissione Rodotà perché dai lavori di quella commissione emerge con chiarezza che i processi di privatizzazione non portano benefici concreti, ma queste politiche economiche oggi dominanti stanno vampirizzando il nostro paese con disastrosi effetti sull’occupazione e un innegabile abbassamento della qualità dei servizi.
Ripartiamo da un progetto condiviso:
in grado di costituire una mobilitazione forte contro lo svuotamento de beni comuni e pubblici e dei diritti ad essi collegati;
in attuazione della nostra Costituzione;
in risposta risposta al neoliberismo delle crisi;
in risposta ai poteri del capitalismo finanziario.
Il nostro obiettivo non è raccogliere le 50.000 firme necessarie a depositare una proposta di Legge di iniziativa popolare, il nostro obiettivo è depositare UN MILIONE di firme raccolte attraverso l’aumento della consapevolezza collettiva sui temi dei Beni Comuni, della loro tutela e dei diritti ad essi legati.
Il nostro obiettivo è costituire una rete permanente di informazione, condivisione e collaborazione tra cittadini, associazioni, movimenti e comitati.
Il nostro obiettivo è costringere la classe politica a tenere in agenda questi temi fino a quando non otterremo la vittoria.
 
Comitato Popolare di Difesa Beni Comuni, Sociale e Sovrani Stefano Rodotà
Vicolo del Giglio 18 - Roma
benicomunisovrani@gmail.com

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