
Il direttore Paolo Flores d'Arcais
enuncia 11 tesi per salvare l'Europa, centrate sull'idea che per
uscire sia dal disastro neoliberista che dalla xenofobia lepenista sarebbe
necessaria una Costituzione egualitaria, impensabile però nell'attuale Ue. Lo
storico Ernesto Galli della Loggia replica puntando sulla
costruzione di un'identità europea in cui un ruolo centrale lo giochi il
cristianesimo e sull'introduzione dell'elezione diretta per il presidente della
Commissione. Intanto le disuguaglianze hanno ormai abbondantemente superato la
soglia di guardia, la disoccupazione è a livelli allarmanti, le tutele dei
lavoratori sempre più aggredite. Sul futuro dell'Europa, in questo quadro,
dialogano l'ex premier e presidente della Commissione Ue Romano
Prodi e l'economista Emiliano Brancaccio: è ancora
possibile imprimere all'Ue una svolta progressista?
Poi c'è il tema
della sovranità perduta. Il progetto di integrazione europea vive oggi la sua
fase più nera anche perché i suoi stessi trattati hanno disegnato un modello
sociale regressivo in cui gli obiettivi di giustizia sociale sono subordinati al
pareggio di bilancio e alla stabilità economica. L'economista Vladimiro
Giacché ne sottolinea l’incongruenza con la nostra Carta e il giurista
Paolo Maddalena, in un altro saggio, invita a tenerci stretti
la nostra Costituzione, che tutela l’interesse comune e non il profitto privato.
"Creazione del danaro
dal nulla, finanziarizzazione dell’economia, privatizzazioni, liberalizzazioni:
sono gli strumenti attraverso i quali negli ultimi trent’anni il mercato ha
divorato l’economia reale distruggendo il tessuto sociale ed economico del
nostro paese (e non solo), in ossequio alle disposizioni europee ma in netto
contrasto con quelle della nostra Carta costituzionale. Alla quale conviene
tornare, se vogliamo uscire da questa crisi."
Nel numero c'è spazio per i commenti post elezioni in Francia e nel
Regno Unito di due grandi firme: Laurent Joffrin traccia un
identikit di Macron e si sofferma sulla sostanziale scomparsa del Partito
socialista mentre Daniel Finn analizza la débâcle di Theresa
May e l'ascesa, del tutto imprevista, del fenomeno Corbyn.
Ma la crisi
politica lascia aperta la porta anche a esperimenti di democrazia radicale. È
quello che è accaduto per esempio in Islanda, dove è stato sperimentato un
inedito percorso di riscrittura della Costituzione dal basso, un interessante
laboratorio di contaminazione fra democrazia diretta e rappresentativa di cui ci
parla la filosofa Hélène Landemore in conversazione con
Gloria Origgi. Di grande interesse sono anche gli esperimenti
democratici che si stanno portando avanti in alcune città europee, a partire da
Barcellona: come ci racconta il sociologo Joan Subirats è dalle
città che può ripartire un autentico percorso di giustizia sociale e libertà.
"E' necessario un ritorno dell'utopia" chiosa in un altro articolo
l'europarlamentare Curzio Maltese che pensa ad una sinistra con
proposte rivoluzionarie come proibire per legge la povertà, capovolgere le
politiche fiscali in senso redistributivo e sancire il bando totale degli
armamenti nucleari.
Da una Polonia che sta sempre più velocemente
scivolando verso nuove forme di autoritarismo si leva forte e chiara la voce di
Adam Zagajewski, uno dei massimi poeti contemporanei, che ne
discute con Irena Grudzinska Gross.
Un'altra reazione
all'ideologia dell'austerity è il cosiddetto populismo. Ma cos'è realmente? Il
giornalista Marco d'Eramo ricostruisce la storia della parola
indagandone gli usi politici, senza perder tempo alla ricerca di un astratto e
inesistente ‘significato essenziale’. Secondo Timothy Garton
Ash i populismi di sinistra e di destra, a sud come a nord, possono
minacciare le fondamenta stesse del liberalismo politico, mentre il leader
francese Jean-Luc Melenchon e la politologa Chantal
Mouffe sottolineano in un dialogo l'importanza di un populismo di
sinistra che sappia identificare un "noi" capace di contrastare un "loro",
ovvero le elite mondiali.
Non è solo il Vecchio Continente a vivere una
drammatica crisi della democrazia, così nel numero di MicroMega un'ampia sezione
è dedicata agli Usa. Con l’inattesa elezione di Donald Trump alla Casa Bianca,
anche gli Stati Uniti si sono avviati lungo un pericoloso piano inclinato che
mette in discussione i fondamentali valori della democrazia liberale. Per
Fabrizio Tonello quello di Trump è un governo di oligarchi, per
i quali l’interesse del gruppo a mantenere ricchezza e potere è l’unico
orizzonte. Con un prezioso saggio la giurista Elisabetta Grande
ci spiega come nel paese più ricco del mondo la povertà cresca a ritmi molto
sostenuti, un fenomeno alimentato anche da un diritto che, anziché combattere la
povertà, crea e allo stesso tempo stigmatizza i poveri. Silvia Pareschi
descrive il fondamentale ruolo della destra religiosa americana –
omofoba, antiabortista, creazionista – nell’ascesa di Trump, mentre lo scrittore
tedesco-iraniano Navid Kermani ci racconta il viaggio
intrapreso attraverso gli States, accompagnato dai versi di Bob Dylan, per
capire le contraddizioni di questo straordinario paese.
L'almanacco si
chiude con una lunga intervista a Martin Walser, uno degli
scrittori tedeschi più importanti del secondo dopoguerra, il quale alla domanda
"a cosa serve la letteratura?" risponde: non a spiegare il mondo ma a
trasfigurarlo per renderlo sopportabile.
Fonte: Micromega
(by Nicola)
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