venerdì 28 luglio 2017

"Europa e Usa: democrazia a rischio" Come invertire la rotta?



Il direttore Paolo Flores d'Arcais enuncia 11 tesi per salvare l'Europa, centrate sull'idea che per uscire sia dal disastro neoliberista che dalla xenofobia lepenista sarebbe necessaria una Costituzione egualitaria, impensabile però nell'attuale Ue. Lo storico Ernesto Galli della Loggia replica puntando sulla costruzione di un'identità europea in cui un ruolo centrale lo giochi il cristianesimo e sull'introduzione dell'elezione diretta per il presidente della Commissione. Intanto le disuguaglianze hanno ormai abbondantemente superato la soglia di guardia, la disoccupazione è a livelli allarmanti, le tutele dei lavoratori sempre più aggredite. Sul futuro dell'Europa, in questo quadro, dialogano l'ex premier e presidente della Commissione Ue Romano Prodi e l'economista Emiliano Brancaccio: è ancora possibile imprimere all'Ue una svolta progressista?

Poi c'è il tema della sovranità perduta. Il progetto di integrazione europea vive oggi la sua fase più nera anche perché i suoi stessi trattati hanno disegnato un modello sociale regressivo in cui gli obiettivi di giustizia sociale sono subordinati al pareggio di bilancio e alla stabilità economica. L'economista Vladimiro Giacché ne sottolinea l’incongruenza con la nostra Carta e il giurista Paolo Maddalena, in un altro saggio, invita a tenerci stretti la nostra Costituzione, che tutela l’interesse comune e non il profitto privato.
"Creazione del danaro dal nulla, finanziarizzazione dell’economia, privatizzazioni, liberalizzazioni: sono gli strumenti attraverso i quali negli ultimi trent’anni il mercato ha divorato l’economia reale distruggendo il tessuto sociale ed economico del nostro paese (e non solo), in ossequio alle disposizioni europee ma in netto contrasto con quelle della nostra Carta costituzionale. Alla quale conviene tornare, se vogliamo uscire da questa crisi."
 
Nel numero c'è spazio per i commenti post elezioni in Francia e nel Regno Unito di due grandi firme: Laurent Joffrin traccia un identikit di Macron e si sofferma sulla sostanziale scomparsa del Partito socialista mentre Daniel Finn analizza la débâcle di Theresa May e l'ascesa, del tutto imprevista, del fenomeno Corbyn.

Ma la crisi politica lascia aperta la porta anche a esperimenti di democrazia radicale. È quello che è accaduto per esempio in Islanda, dove è stato sperimentato un inedito percorso di riscrittura della Costituzione dal basso, un interessante laboratorio di contaminazione fra democrazia diretta e rappresentativa di cui ci parla la filosofa Hélène Landemore in conversazione con Gloria Origgi. Di grande interesse sono anche gli esperimenti democratici che si stanno portando avanti in alcune città europee, a partire da Barcellona: come ci racconta il sociologo Joan Subirats è dalle città che può ripartire un autentico percorso di giustizia sociale e libertà. "E' necessario un ritorno dell'utopia" chiosa in un altro articolo l'europarlamentare Curzio Maltese che pensa ad una sinistra con proposte rivoluzionarie come proibire per legge la povertà, capovolgere le politiche fiscali in senso redistributivo e sancire il bando totale degli armamenti nucleari.

Da una Polonia che sta sempre più velocemente scivolando verso nuove forme di autoritarismo si leva forte e chiara la voce di Adam Zagajewski, uno dei massimi poeti contemporanei, che ne discute con Irena Grudzinska Gross.

Un'altra reazione all'ideologia dell'austerity è il cosiddetto populismo. Ma cos'è realmente? Il giornalista Marco d'Eramo ricostruisce la storia della parola indagandone gli usi politici, senza perder tempo alla ricerca di un astratto e inesistente ‘significato essenziale’. Secondo Timothy Garton Ash i populismi di sinistra e di destra, a sud come a nord, possono minacciare le fondamenta stesse del liberalismo politico, mentre il leader francese Jean-Luc Melenchon e la politologa Chantal Mouffe sottolineano in un dialogo l'importanza di un populismo di sinistra che sappia identificare un "noi" capace di contrastare un "loro", ovvero le elite mondiali.

Non è solo il Vecchio Continente a vivere una drammatica crisi della democrazia, così nel numero di MicroMega un'ampia sezione è dedicata agli Usa. Con l’inattesa elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, anche gli Stati Uniti si sono avviati lungo un pericoloso piano inclinato che mette in discussione i fondamentali valori della democrazia liberale. Per Fabrizio Tonello quello di Trump è un governo di oligarchi, per i quali l’interesse del gruppo a mantenere ricchezza e potere è l’unico orizzonte. Con un prezioso saggio la giurista Elisabetta Grande ci spiega come nel paese più ricco del mondo la povertà cresca a ritmi molto sostenuti, un fenomeno alimentato anche da un diritto che, anziché combattere la povertà, crea e allo stesso tempo stigmatizza i poveri. Silvia Pareschi descrive il fondamentale ruolo della destra religiosa americana – omofoba, antiabortista, creazionista – nell’ascesa di Trump, mentre lo scrittore tedesco-iraniano Navid Kermani ci racconta il viaggio intrapreso attraverso gli States, accompagnato dai versi di Bob Dylan, per capire le contraddizioni di questo straordinario paese.

L'almanacco si chiude con una lunga intervista a Martin Walser, uno degli scrittori tedeschi più importanti del secondo dopoguerra, il quale alla domanda "a cosa serve la letteratura?" risponde: non a spiegare il mondo ma a trasfigurarlo per renderlo sopportabile.

Fonte: Micromega

(by Nicola)

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