Comunicato stampa del 4 maggio 2017
Lo studio presentato ieri dal Ministro dell'Energia spagnolo in una seguitissima conferenza stampa .
Scienziati: "servono nuovi standard per quantificare i rischi sismici delle attività nel sottosuolo".
Forum
H2O: ricerca conferma le preoccupazioni sugli impianti in progetto in
Abruzzo e nelle Marche e in generale sulla trasformazione dell'Italia in
"hub del gas".
Ieri i ricercatori del Massachusetts
Institute of Technology e dell'Università di Harvard e il Ministro
dell'Energia Spagnolo hanno presentato in un'affollatissima conferenza
stampa uno studio che conferma l'induzione di sismi avvenuti nel 2013 da
uno stoccaggio spagnolo affermando al contempo che ci sono rischi di
terremoti indotti di intensità fino a M 6,8.
Si tratta del
Progetto Castor, che fu fermato nel settembre 2013 dopo che all'avvio
dell'iniezione di gas nel sottosuolo si erano registrate centinaia di
scosse (le maggiori, di M 4,3, furono registrate una settimana dopo
l'interruzione delle operazioni).
Questa ricerca, che sta
facendo parlare tutta la Spagna e che ha portato
il Ministero dell'Energia ad annunciare il blocco definitivo del
progetto Castor, del costo di oltre un miliardo di euro, conferma le
nostre preoccupazioni sull'idea di moltiplicare in Abruzzo e in Italia
in generale le infrastrutture utili a trasformare il Belpaese in un "Hub
del gas" per l'esportazione.
Ricordiamo che in Abruzzo il
Ministero dell'Ambiente ha concesso il parere di compatibilità
ambientale favorevole per un nuovo stoccaggio da 150 milioni di mc
standard di gas a S. Martino sulla Marrucina, un comune in zona a
massimo rischio sismico (con 95.000 persone residenti nel raggio di 10
km, Chieti compresa), e sta per autorizzare lo stoccaggio in
sovrapressione nell'impianto già esistente a Cupello. Inoltre ha
autorizzato lo stoccaggio da oltre 500 milioni di mc standard a S.
Benedetto del Tronto a poche centinaia di metri dal confine regionale.
Il
Ministero si è limitato a trattare la questione del rischio di
terremoti indotti con una vergognosa prescrizione che da sola fa capire
il livello di approfondimento con cui è stata gestita la valutazione del
progetto. Se l'impianto indurrà sismi sopra magnitudo 3, il gestore
dovrà fare in modo di far scendere la magnitudo sotto 2. Insomma, come
avere una manopola per regolare i terremoti (a parte il fatto che se è
stato causato un terremoto di magnitudo 5 o 6 si può tornare indietro
nel tempo per recuperare i danni, anche per le vite umane?). Proprio
l'esperienza di Castor dimostra che è piuttosto velleitario, per non
dire di peggio, pensare di poter manipolare i terremoti.
Questi
stoccaggi, con quelli in costruzione in Basilicata, Romagna e Lombardia,
alcuni posti proprio su faglie attive, assieme ai nuovi grandi gasdotti
in progetto o in costruzione, dovrebbero andare a costituire l'ossatura
infrastrutturale dell'Hub del gas. L'Italia, un paese fragilissimo dal
punto di vista dei rischi ambientali, dovrà fare da "servitore di
passaggio" per la compravendita di gas in Europa ospitando impianti
rischiosi.
Questa ricerca non solo conferma, per un
caso-studio non teorico, i gravissimi rischi che possono essere
associati ad infrastrutture di questo genere, ma apre nuovi scenari
circa la valutazione delle criticità che possono crearsi sul
territorio.
I ricercatori infatti concludono il loro studio avvertendo "
Our
study, however, points to the need for new standards
to quantify the seismicity risks associated to
underground operations, especially in areas where
active faults are present." ("Il nostro studio evidenzia
che sono necessari nuovi standard per quantificare i rischi associati
alle attività nel sottosuolo, specialmente in aree dove sono presenti
faglie attive", traduzione a nostra cura, ndr).
La
questione dei terremoti indotti, non solo quelli da stoccaggio ma anche
quelli da estrazione di gas e iniezione di scarti delle attività
petrolifere nel sottosuolo, sta diventando un problema sempre più serio,
come dimostrano i casi negli Stati Uniti e in Olanda, con danni da
miliardi di euro. Ormai sono decine gli studi che confermano il legame
tra questi terremoti e le attività delle compagnie. Ovviamente i rischi
variano da area ad area ma pensare di sottovalutare o addirittura
ignorare la questione in Italia ci pare da irresponsabili. In Spagna il
Ministro si è presentato con i ricercatori davanti ai giornalisti per
trattare la questione, una cosa inimmaginabile nel nostro paese (basti
pensare a come uscì il rapporto Ichese per l'Emilia Romagna per capire
la differenza).
L'industria delle fossili
ha, dunque, ufficialmente, ulteriori costi - che possono addirittura
rivelarsi esiziali per la vita - che attualmente scarica sulla
collettività; riteniamo che debbano essere abbandonate il prima
possibile.
In allegato il Comunicato stampa del Ministero dell'Energia spagnolo.
Qui una rassegna stampa dei principali organi di informazione spagnoli (in allegato i titoli)
Si
allega anche l'estratto del Decreto del Ministero dell'Ambiente del
2013 con la "prescrizione" sui terremoti indotti per S. Martino sulla
marrucina.
Commenti
Posta un commento