Un successo planetario,
un evento leggendario
che più grande non si può,
stiam parlando dell’Expo.
Che in realtà non fu un portento,
ma un gioioso fallimento
per le casse del Paese,
viste le risorse spese
e le entrate miserelle.
Alle tante marachelle
del suo eroe Giuseppe Sala
non formica ma cicala,
oggi sindaco a Milano
per voler del boss toscano,
or si aggiunge una sorpresa
sol dai pirla non attesa:
“I mafiosi nell’Expo!”
Chi l’avrebbe detto? Ohibò!
E pensare che Cantone
campion d’anti corruzione
chiamò Capital morale
la Milano padronale,
un coacervo di intrallazzi,
d’affarismo e turpi andazzi,
di mazzette, di prebende,
frodi e luride vicende.
Ricordiamoci quei dì.
Tutto cominciò così:
al mancar di qualche mese
all’evento del Paese
all’Expo c’era ben poco.
Farinetti a fare il cuoco,
qualche strada, tanti prati,
scavi, pochi fabbricati
e una grande piattaforma,
ciò che capita di norma
nei lavori all’italiana
quando il tempo si sputtana
in questioni di potere,
in permessi da ottenere,
in burocrazia infinita
con azion sempre in salita,
in continui andirivieni
fra gli ostacoli e coi freni.
Allorché il disastro è in vista
prontamente scende in pista
qualche grande cervellone
con la giusta soluzione:
“La ragion dei tempi folli
è che abbiam troppi controlli.
Allentiamoli et voilà
ogni cosa a posto andrà!
A evitare ingolfamenti
per gli stand, gli allestimenti
fatti dagli altri paesi
i controlli van sospesi
od almen fluidificati.
Basta coi certificati
antimafia delle imprese
quando basse son le spese!
Il mafioso se ne frega
degli affar di bassa lega!
Derogar, fluidificare!”
Fu così che il malaffare
della mafia si insediò
all’interno dell’Expo.
Grazie a Sala, il commissario
di un evento leggendario,
al governo di Matteo
negli affar sempre pro reo
ed all’Anac di Cantone
che dell’anti corruzione
è oramai solo l’emblema:
ogni giorno un anatema,
due bla bla, tre pistolotti
nel tripudio dei corrotti.
Carlo Cornaglia
(by Nicola)
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