giovedì 15 dicembre 2011

Colombo (Arrigo, non l'Ispettore) vs "SuperMario": documento sull'iniquità della manovra Monti

Il prof. Arrigo Colombo, responsabile del "Movimento per la società di giustizia e per la speranza" ci chiede di aiutarlo nella diffusione del documento di seguito riportato

Il documento può sempre essere fatto proprio o anche modificato. Gli indirizzi:
Pres. Giorgio Napolitano, presidenza.repubblica@quirinale.it  (nome, cognome, indirizzo obbligatori, altrimenti cestinati);
Premier: Mario Monti, centromessaggi@governo.it
Min. Elsa Fornero, ufficiostampa@lavoro.gov.it
Segr. Pier Luigi Bersani, segr.bersani@partitodemocratico.it

Un saluto fraterno da
Arrigo Colombo
Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce


Testo:


Al Presidente Giorgio Napoletano
al Premier Mario Monti
al Ministro Elsa Foriero
al Segretario PD PierLuigi Bersani

Punti d’iniquità nella manovra Monti

La lettura del testo della Manovra, le “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità ecc.”, ci  ha lasciati fortemente perplessi, se non anche indignati.

Ecco infatti i due punti dell’Iva (anzi 2,5 dal 1/01/2014), la più ingiusta delle tassazioni perché colpisce nella stessa misura il ricco come il povero, nella stessa misura tutta la scala del reddito; sulla quale il Movimento aveva messo in guardia il Presidente come il Premier;

la tassa facile, con la quale, secondo quanto anche la stampa ha notato, metà della manovra è subito risolta, dodici e più miliardi di euro. Per cui non c’era bisogno di un governo di tecnici, di radunare tante teste d’uovo, per una misura così semplice e così banale che un qualunque politico di strapazzo l’avrebbe adottata; e del  resto già Tremonti alla fine l’aveva introdotta nella sua ultima manovra, per procurarsi con un sol punto – una cosa da niente – cinque-sei miliardi di euro.

Ecco l’accanimento sulle pensioni, il punto più delicato e doloroso, dietro al quale v’è una vita intera di lavoro. Si pensa che si allunga la vita e la vitalità, quindi è logico che si allunghi anche l’età pensionabile, fino a 66 anni, a 70, per l’uomo come per la donna.

Ma non si pensa al peso che il lavoro rappresenta nella vita; in particolare il lavoro manuale; al peso che ancor più rappresenta con l’avanzare dell’età. Non è solo la fatica, è anche la disciplina che impone alla giornata, alla settimana, gli spostamenti, i viaggi.

Per cui dopo i quarant’anni di lavoro – che già sono un tempo  lunghissimo – la decisione di continuare dev’essere lasciata al lavoratore, e non imposta per legge.
Si parla tranquillamente di pensioni minime (intorno  ai 470 euro?), che è una vergogna orrenda.

Non si pensa a stabilire un minimo decoroso di pensione garantito, così come un minimo di salario garantito (in Italia non c’è neanche questo, mentre c’è in Francia e in altri 90 paesi).
Si stabilisce che al disopra del doppio del minimo (la grande somma!) le pensioni non saranno rivalutate sulla base dell’inflazione. Davvero si va davvero a rubare il denaro ai poveri.

Mentre non si toccano le maggiori aliquote Irpef, e non si toccano i patrimoni. Invece di accanirsi sulle pensioni si potevano almeno tassare, e con durezza, le grandi fortune; come avviene in Francia e altrove; dare un segno dell’equità tanto sbandierata.

E non si toccano i politici, non v’è un accordo con loro  se non per il vitalizio. Restano intatti i 20.000 euro mensili, e tutte le gratuità: per cui la politica continua ad essere concepita in Italia come un privilegio, non come un servizio. Restano intatte le 90000 auto blu (fonte Formez), i 30 aerei. Gli sprechi dei politici, le misure che la gente tanto attendeva.

(by Nicola)

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