𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

"CISTERNA" ILLEGALE


Un'agenda sequestrata al capomafia Lo Giudice chiama in causa il vice di Piero Grasso. Gli inquirenti ritengono che il magistrato antimafia avrebbe avuto conversazioni telefoniche con il boss attraverso un telefono “sicuro”.

 Intercettazioni in carcere, la rubrica di un cellulare e un’agenda sequestrate a Luciano Lo Giudice, boss della ‘ndrangheta reggina, stanno scuotendo la Prima commissione del Csm che a gennaio dovrà chiedere o il trasferimento o l’archiviazione per il procuratore aggiunto Alberto Cisterna, numero due della Direzione nazionale antimafia, indagato a Reggio Calabria per corruzione in atti giudiziari. Cisterna avrebbe avuto rapporti stretti con Lo Giudice, arrestato nel 2009 per usura e intestazione fittizia di beni. C’è una sim intestata a una cittadina filippina che Cisterna avrebbe usato per comunicare con il boss, ci sono telefonate, lettere, sms che, secondo l’accusa, il magistrato ha ricevuto da Lo Giudice, o tramite suoi intermediari, e che non ha comunicato al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, come aveva invece fatto un paio di volte. Sono tutte circostanze contenute nel rapporto della squadra mobile di Reggio Calabria diretta da Renato Cortese (trasmesso al Csm dai magistrati reggini), che il Fatto quotidiano ha potuto leggere. Cisterna è indagato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal pm Beatrice Ronchi perché avrebbe avuto soldi da Luciano Lo Giudice in cambio degli arresti domiciliari per uno dei fratelli, Maurizio.
(by Nicola)

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