venerdì 4 dicembre 2020

In Molise interdittive antimafia alle stelle mentre le famiglie criminali allargano il loro raggio di azione

Questo articolo racchiude buona parte di quello che il Molise poteva essere e che non è diventato proprio grazie alla insufficiente azione di controllo da parte dello Stato nel territorio regionale. E' un argomento complesso e la questione delle "interdittive antimafia" è una delle chiavi per capire come non funziona lo Stato nella nostra Regione. Innanzitutto chiariamo che, contrariamente a quanto di dice nell'articolo, l'informativa antimafia non riguarda "aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali" ma è solo un provvedimento che si basa su una "valutazione discrezionale, da parte dell’autorità prefettizia, in merito alla sussistenza (o meno) di tentativi di infiltrazione della criminalità", come, chi voglia approfondire, potrà leggere nell'articolo del quale postiamo il link alla fine del post. Peraltro la criminalità organizzata non è più quella della lupara e della coppola, geograficamente nativa di alcune regioni e infiltrata nelle altre. Esistono, infatti, criminalità autoctone in ogni regione ed è compito dello Stato individuarle e rimuoverle dal contesto. Lo stesso termine "criminalità" dovrebbe essere inteso anche quale devianza illecita priva della componente della violenza materiale, chè quella morale sussiste sempre; in sostanza gli impicci ed imbrogli con i quali soggetti e poteri locali fanno gli affari loro in assenza del controllo statale. E nel Molise se ne contano tanti di esempi. Ecco perchè, quando si parla di "valutazione discrezionale dell'autorità prefettizia" Area Matese non può non ricordare il comportamento del Prefetto di Campobasso che, a seguito di una nostra, circostanziata, nota in materia di violazioni di leggi in tema di sicurezza ambientale manco ci ha risposto né ci ha ricevuti. Questo è il vero problema del Molise: gli uffici pubblici con funzione di controllo del territorio hanno un personalissimo concetto di discrezionalità che, secondo loro, comprende il potere di scegliere quali illiceità perseguire e quali no. La discrezionalità è un'arma a doppio taglio: funziona quando il titolare di quel potere non si abbandona alla sindrome del vicerè plenipotenziario e si comporta da dipendente pubblico, quale che ne sia il rango nella piramide delle istituzioni, a servizio del popolo e, quindi, del bene comune; non funziona quando ciò non avviene. Ed è in queste fratture del terreno istituzionale, che sono vere e proprie assenze di controllo pubblico, che trovano radici le attività "criminali" intese nel senso che prima si diceva. Queste situazioni, poi, sono favorite anche dal disinteresse della gente al corretto esercizio dei poteri-doveri che fanno capo alle pubbliche figure. Un ultima cosa: la Città natale di Area Matese è Bojano, per cui ci teniamo in modo particolare che i fatti che la riguardano siano correttamente riportati, specialmente quando si parla di "famiglie criminali" che ne hanno fatta la loro sede operativa. Ma su questo luogo comune c'è, come si diceva all'inizio del post, una complessa analisi da fare, una valutazione delle responsabilità, anche pubbliche, che hanno consentito una terribile regressione del tessuto sociale ed economico. E la criminalità organizzata, quella classica, che negli ultimi tre o quattro anni pure c'è passata, stavolta non c'entra niente, anche perchè nella zona matesina non ce l'ha portata certo la voglia di mettere le mani su una inesistente economia. Ma questo è un argomento che certamente non lasceremo sospeso. Riportiamo il link per chi volesse approfondire il tema delle "interdittive antimafia", specialmente il relazione ad una singolare posizione assunta dalla Corte Costituzionale.

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