È
«Ombrina» la parola che, più d’ogni altra, attualmente fa
imbestialire l’Abruzzo e il suo milione e 332mila abitanti. E nelle
scorse ore il governo Renzi, col Pd, con i suoi fedelissimi, ha
regalato ad una società delle Falkland l’ok alla distruzione di uno
dei tratti più belli dell’Adriatico.
Il
ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il ministro dei Beni
culturali Dario Franceschini, l’altro ieri, hanno infatti firmato
il decreto di compatibilità ambientale per la costruzione della
piattaforma «Ombrina mare» della multinazionale Rockhopper al
largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti. È l’ultimo
atto amministrativo — a parte il decreto di concessione del
ministero dello Sviluppo economico che, però, a questo punto
diventa mera formalità — prima dell’avvio dei lavori per la nascita
dell’impianto petrolifero. Un progetto contestatissimo e
combattuto da anni, da movimenti e comitati, e dai cittadini che
il 23 maggio scorso a Lanciano (Ch) – erano in 60 mila — e il 13
aprile 2013 a Pescara – in 40 mila — sono scesi in massa in piazza per
ribadire che questa regione non vuole diventare il regno delle
trivelle. Un fiume di no ad Ombrina e alla politica energetica del
premier che, tra un tweet e un selfie, sta trasformando il Belpaese
in Texas. In barba alla volontà delle popolazioni. «Se ci penso… è
folle… a pochi chilometri da riva, nel mezzo di un mare chiuso,
vicino alle spiagge, di fronte al costituendo Parco nazionale della
Costa Teatina. Ma che razza di ministero dell’Ambiente approva queste
cose? — , chiede la ricercatrice Maria Rita D’Orsogna — . E quale
salvaguardia ci si può attendere da un ministero dei Beni
culturali che, in 53 pagine più allegati, autorizza uno scempio del
genere?».
Il progetto di «sviluppo del
giacimento Ombrina», come spiega proprio lo sciagurato decreto
numero 0000172 del 7 agosto, prevede la realizzazione «a circa 6,5
chilometri dalla costa, su un fondale di circa 20 metri,
prevalentemente sabbioso», di «una piattaforma per la
produzione di gas pliocenico» e petrolio «da cui si dipartiranno
da un minimo di 4 ad un massimo di 6 pozzi di produzione»; di «un
serbatoio galleggiante» (nave Fpso che sarà sempre in funzione con
fumi, torce e termodistruttori) «per il trattamento e lo
stoccaggio» del petrolio; di circa 25 chilometri di condotte
sottomarine o «sealines per il trasferimento del greggio dai
pozzi alla nave desolforante e del metano».
La
concessione era stata originariamente rilasciata alla
Medoilgas, che l’ha ceduta a Rockhopper. «La struttura – spiega
Antonio Massimo Cristaldi, ingegnere di Monza, esperto in materia –
porterà al rilascio di sostanze tossiche in mare, come è prassi in
tutte le installazioni offshore del mondo. “Ombrina” abbraccerà ben
due riserve di pesca, finanziate con fondi pubblici e comunitari,
che saranno interessate da fenomeni di bioaccumulo di inquinanti
gravi, fra cui mercurio e cadmio. Nel luglio 2008 – evidenzia -, le
prove di produzione provocarono l’intorbidimento del mare attorno
ad essa. L’Agenzia regionale di tutela ambientale (Arta) dimostrò che
mentre lontano da “Ombrina” le acque erano “buone”, quelle attigue
erano passate ad “inquinamento medio”. E ciò in soli tre mesi.
Secondo i documenti forniti dalla ditta proponente ai suoi
investitoti – spiega ancora Cristaldi – il petrolio in quest’area
non è facile da estrarre e per ciò si prevede l’uso di tecniche
aggressive, fra cui quelle della acidizzazione del pozzo, di
violente tecniche di stimolazione, tra cui la fratturazione;
dell’utilizzo di fanghi diesel di perforazione, i più impattanti
che esistano. Questi fanghi sono vietati nei mari del Nord dal 2000,
a causa dell’inquinamento che comportano, a seguito della
convenzione Ospar. Vogliamo parlare anche dell’inceneritore
installato sulla Fpso? Emetterà di continuo sostanze tossiche,
come l’idrogeno solforato, un veleno ad ampio spettro. E c’è anche il
pericolo di subsidenza». L’impianto sorgerà nel cuore di una
riviera che sta puntando «ad una rinascita turistica», con il
proliferare di attività ricettive – soprattutto hotel e bed and
breakfast – , con gite in barca, con vela e surf , con la cucina tipica
e la ristorazione sugli antichi trabocchi, che attraggono
turisti da ogni parte del pianeta. Minacciata anche la fiorente
produzione vitivinicola.
«A Matteo Renzi e
ai suoi – riprende D’Orsogna — piacciono le trivelle, e non c’è
democrazia, o intelligenza o buon senso che tenga. Nessuno mette
navi desolforanti così vicino a riva nel mondo civile, ma in Italia
sì. Le prescrizioni all’impresa? Fanno ridere. Ci sono tanto perché
ci devono essere…». «Il parere positivo di Valutazione d’impatto
ambientale (Via) – tuona il coordinamento “No Ombrina” -, da una
prima analisi, mostra falle clamorose e un’illogica inversione
procedurale riguardante l’Analisi del rischio che, per un progetto
in cui basta un incidente per massacrare l’intero Adriatico, non è
oggetto di valutazione preventiva ma si fa… dopo il decreto! Cioè
prima si rilascia il parere favorevole e poi si studiano, da parte
dell’azienda interessata, gli effetti devastanti di un incidente.
Inaudito…». Anche su altri aspetti fondamentali, «come le modalità
di scavo di chilometri di reti sottomarine per gli idrocarburi,
quelle per l’ancoraggio della meganave Fpso lunga 330 metri e
addirittura per il piano di smantellamento delle opere, il decreto
rimanda a fasi progettuali successive». «Tra l’altro – sottolinea
Augusto De Sanctis, del Forum Acqua — questo progetto non è stato
sottoposto a Via transfrontaliera secondo quanto prevedono
precise norme internazionali quando è evidente che uno scoppio o
un incendio potrebbe coinvolgere le acque e le coste degli altri
Paesi. Un provvedimento – aggiunge – che è solo il sigillo a scelte
antidemocratiche di un governo mai eletto e che sta portando
avanti politiche mai oggetto di consultazione popolare». Perché
decisioni così importanti sono state prese a ridosso di ferragosto?
«Sembra quasi che gli stessi estensori di tali atti si vergognino
delle loro scelte. O probabilmente sperano di passare
inosservati. Ma questo non è certamente possibile per “Ombrina”
che è l’opera meno amata dagli abruzzesi negli ultimi anni»’: scrivono
Wwf, Legambiente, Fai, Italia Nostra, Marevivo, Pro Natura e Arci.
Sotto
attacco, oltre al governo, la Commissione Via nazionale, che
precedentemente, a primavera, ha dato il nulla osta ad “Ombrina”.
«E’ inquietante quanto emerge da interrogazioni di eurodeputati
di L’Altra Europa con Tsipras e di parlamentari del Movimento 5
Stelle – afferma Maurizio Acerbo, di Rifondazione — sui componenti
del comitato nazionale per la Via. Ci si aspetterebbe che a
esaminare i progetti fossero fior di esperti e scienziati e invece
si scoprono personaggi che poco hanno a che fare con l’ambiente e con
biografie poco rassicuranti. Un vero caravanserraglio:
indagati per corruzione, sospettati di legami con la ’ndrangheta,
pidduisti… Quando ci raccontano che le grandi opere sono state
sottoposte a tutte le verifiche ricordiamoci che razza di gente è
questa». Il decreto – sostiene ancora il coordinamento “No Ombrina”
— è uno schiaffo per il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso:
la linea dialogante con il governo è bocciata inesorabilmente. A
lui domandiamo: quando si romperà definitivamente con Renzi, che
non ha timore di costruire un enorme gasdotto sulle faglie sismiche più
pericolose d’Europa passando anche per L’Aquila?».
Il
decreto emesso obbliga da un lato la società Rockhopper a
realizzare il progetto entro 5 anni, nello stesso tempo ammette il
ricorso al Tribunale amministrativo regionale, entro 60 giorni
dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, e al Capo dello Stato,
entro 120 giorni. E su questo si sta già lavorando. «Stiamo
studiando, con un gruppo scientifico e con le associazioni, il
doveroso ricorso al Tar avverso detto atto governativo. Parimenti
procederemo anche contro l’eventuale futuro decreto concessorio —
dichiara l’assessore regionale all’Ambiente, Mario Mazzocca -. Il
modello di sviluppo che vogliamo si basa su criteri improntati ad una
reale sostenibilità. Per l’affermazione di questo modello di
crescita la Regione, questa Regione, si batterà fino in fondo. E
venderà cara la propria pelle».
(by Nicola)
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