obs Act: è l’ora della mobilitazioneCmunicato stCOampa
COMUNICATO STAMPA
Il
premier Renzi ha superato un’altra tappa nella sua impresa di
definitiva metamorfosi del Paese secondo le ricette dell’austerity neo
liberista.
Per
questo la difesa dell’articolo 18 deve andare oltre se stessa,
allargare linguaggio e intenzioni, se non vuole ridursi soltanto a una
testimonianza e sviluppare la forza di affermare un’idea dei diritti
all’altezza dei problemi dell’oggi. Parlare a tutto il lavoro, quello
che c’è e quello che non c’è: questa è la sfida.
La
direzione del Pd del 29 settembre rappresenta un passaggio forse
conclusivo del lungo processo di accettazione -nei fatti e nel discorso
pubblico - da parte del Pd del pensiero unico neo liberista in salsa
blairiana, come nuova regola economica e sociale del mondo. Non a caso
Renzi sostiene la Commissione Europea di Juncker e Katainen che ha come
programma la continuazione della austerità e delle politiche liberiste. Il
Jobs Act, promosso politicamente in quella sede, accetta infatti in
toto e articola nel contesto italiano l'agenda neoliberista che
stabilisce una complessiva svalutazione del lavoro, con l’eliminazione
delle residue "rigidità" del lavoro, una volta dette, secondo il
rottamando costituzionalismo democratico, "diritti e tutele", e con
l'allargamento a dismisura della flessibilità, della precarizzazione e
della riduzione del lavoro a condizione servile. Vanno in questa
direzione i previsti dispositivi di controllo a distanza di chi lavora,
del demansionamento, dell’allargamento a dismisura dei voucher. Il
tutto senza alcuna vera contro partita in termini di sussidi.
Non
aver contrastato la precarizzazione del mondo del lavoro, anzi l’averla
spesso teorizzata, e la disoccupazione crescente delle nuove
generazioni lasciata crescere senza farne uno scandalo sociale ha aperto
la strada all’ulteriore e definitiva cancellazione di diritti e tutele.
Siamo di fronte a una sfida la cui posta in gioco è la difesa della
civiltà delle relazioni umane nell’epoca della crisi. Difendere oggi i
diritti del lavoro incarnato, donne e uomini al lavoro nell’epoca del
lavoro senza futuro, senza tutele, senza sentimento democratico, può
conquistare di nuovo un senso politico e sfuggire alla sensazione di un
deja vu. Ma questo significa ripartire da un’idea che rimetta insieme le
forze, che parli ai mille frammenti del lavoro disperso, che costruisca
alleanze tra le generazioni e soprattutto parli alle nuove generazioni.
A quelle ragazze e a quei ragazzi per i quali il lavoro è soltanto una
chimera. Mai come in questo momento la difesa dell’articolo 18 e la
richiesta del reddito minimo universale sono le due facce dell’unica
risposta da dare al Jobs Act.
Questi
sono i contenuti che l’Altra Europa intende portare nel confronto in
tutte le sedi in cui sarà possibile e in tutte le mobilitazioni sui temi
del lavoro di questa stagione che si è aperta con il Jobs Act, dalla
manifestazione della CGIL del 25 ottobre allo sciopero sociale
dei movimenti antiprecarietà del 14 novembre fino alla manifestazione
nazionale che L'Altra Europa propone per il 29 novembre contro le
politiche neoliberiste del governo Renzi e della Commissione Juncker.
L'altra Europa con Tsipras
Nicola Lanza
(by Nicola)
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