Riceviamo dal ns. amico Angelo Consoli e pubblichiamo
Ci
avevano già provato. Ma non ci erano riusciti. Almeno non nelle forme e
le dimensioni in cui ci sono riusciti oggi. Quello che non hanno
ottenuto da Monti e Passera, lo hanno ottenuto da Conte e Di Maio. Uno
dei più grandi paradossi della politica moderna! Nel 2012 al governo c'era Monti. Si chiamava “capacity payment” e non “capacity market” ma aldilà delle sottigliezze lessicali, la sostanza è la stessa: regalare
soldi ai petrolieri e ai gasisti togliendoli dalle bollette elettriche e
cioè dai consumatori. Il provvedimento veniva introdotto con il
decreto Cresci Italia per (così dicevano) remunerare i “servizi di flessibilità” delle centrali termoelettriche. Era in realtà "meccanismo truffa" che
regalava soldi (molti di meno di quelli dell'attuale provvedimento
bisogna dire) ai produttori di energia fossile. Vediamo meglio come Innanzitutto
bisogna capire il contesto economico. Cosa era successo in quegli anni?
Era successo che cominciava a prendere piede un fenomeno descritto
dagli esperti mondiali di energia come "smart energy delta", che
consiste nel crollo del prezzo livellato dell'energia (LCOE o Levelized
Cost of Energy, (1) delle energie di origine solare e nel contestuale e
simultaneo aumento dell'LCOE delle energie fossili.
A fronte di questo fenomeno, i più avveduti analisti finanziari avevano cominciato a consigliare strategie di Fossil Divest (2), per uscire
da investimenti nei fossili e invece impegnarsi verso quelli per le
rinnovabili e non, si badi bene, per puro spirito ambientalistico, ma
semplicemente perché le fossili erano diventate anti economiche, punto.
Ma a fronte di questi saggi consigli, la maggior parte dei monopoli
energetici ha preferito continuare a investire in impianti a turbogas,
andandosi a infilare in un vicolo cieco e un disastro economico.
Oggi
di fronte all'inevitabile catastrofe finanziaria, questi sciagurati si
presentano davanti ai governi con il piattino in mano domandando
l'elemosina di un "capacity market" a carico dei loro stessi clienti in
una riedizione paradossale in chiave fossile di Robin Hood in cui i
poveri consumatori sono costretti a donare ai ricchi petrolieri. E
purtroppo trovano una classe politica incompetente e disattenta (ma si
potrebbe anche dire di peggio) pronta a credere generosamente a
immaginifiche spiegazioni, come la "remunerazione della capacità": ...teniamo
aperte le centrali fossili messe in crisi dalle più pulite e economiche
energie solari, che non si sa mai se domani il sole dovesse non sorgere
più e allora ci potrebbe essere bisogno di far ricorso alla buona
vecchia e costosa energia fossile! ...
Ecco che dunque, il compiacente governo Conte 1 (ministro per lo sviluppo economico il five stars Di Maio) regala alle aziende fossili 20 miliardi di euro in dieci anni, e il successivo governo Conte 2 (ministro per lo sviluppo economico il five stars Patuanelli), si guarda bene dal revocare tale ingiustificabile provvedimento. Ubi fossil, civitas cessat...
La
verità è che negli ultimi anni gli impianti fotovoltaici ed eolici
erano diventati un bel grattacapo per le centrali tradizionali. Fino al
tramonto, infatti, gli impianti fotovoltaici producono energia a costo
marginale zero e con priorità di dispacciamento, tenendo bassi i prezzi
in Borsa. Capita così che gli impianti a ciclo combinato a gas durante il giorno spesso non riescano a vendere energia. Solo dopo il tramonto, nel giro di un’ora, entrano in gioco con una potenza di circa 20 mila megawatt.
Ed è questa la (cosiddetta) “flessibilità” che viene compensata dal “capacity payment”, cioè dal contributo ai produttori scaricato sulle bollette dei cittadini. Questo
meccanismo pur essendo di un decimo di quello deciso dal governo
attuale, nel 2012 veniva stigmatizzato da Confindustria che esprimeva “forte preoccupazione per la misura introdotta, che può innalzare ulteriormente il costo della bolletta energetica italiana per un valore compreso tra i 500 e gli 800 milioni di euro”. (3) Nella
nota di Confindustria che "il tema degli effetti di spiazzamento delle
fonti rinnovabili sul sistema termoelettrico esiste, ma non può essere
affrontato in modo estemporaneo. In un Paese che ha una sovracapacità
ormai strutturale di produzione elettrica di oltre il 30% non esiste un problema di capacity payment bensì
quello di trovare opportuni meccanismi di gestione dei bilanciamento e
riserva di energia coerenti con il finanziamento del mercato”. Insomma bisognerebbe
darsi da fare per accumulare la sovraccapacità energetica e
distribuirla meglio, anziché pensare solo agli interessi dei produttori
di energie fossili. Che hanno anche un altro problema, ormai
insostenibile. Progettate
prima del boom delle rinnovabili, le centrali tradizionali (gas,
termoelettrico, carbone) si reggevano sull’attesa di produrre al 70/80
per cento della potenza massima. Oggi sia per il crollo dei consumi sia
per la concorrenza delle rinnovabili restano spesso al minimo, e non
superano per poche ore al giorno il 65 per cento della capacità. Invece
di lavorare per 4 mila ore l’anno necessarie per ripagare l’investimento
lavorano per 2500/3000 ore e, per recuperare, vendono l’energia a caro
prezzo nel picco serale. Così
si scopre che i produttori elettrici hanno investito circa 25 miliardi
di euro sui nuovi impianti a partire dal 2000, quando già si sapeva che
avrebbero avuto difficoltà a ripagarsi per l'eccesso di offerta (vedi
relazione di Assoelettrica del 2006 (4).
L'analisi
non viene da Greenpeace o dal WWF, noti ambientalisti oltranzisti, ma
dall'organo ufficiale di Confondustria, il Sole 24 ore, che parla
esplicitamente di "costo eccessivo delle centrali di riserva", e si
tenga presente che la capacità di fare massa critica delle rinnovabili,
all'epoca non era ancora così elevata come oggi (5).
Inoltre l'iniziativa Carbon Tracker in un articolo dal significativo articolo "Trillions of dollars at risk as energy transition disrupts entire sectors" avvertiva che il "bagno di sangue" per i fossili sarebbe cominciato nel 2020. (6) E Jeremy Rifkin, dopo attenta analisi dei mercati fossili, conclude nel suo libro appena uscito "Il Green New Deal Globale", che il crollo sarebbe avvenuto al più tardi nel 2028 (7) A fronte di tutto questo, quando nel 2018 i monopoli fossili furono messi in ginocchio dall'esplosione delle energie rinnovabile (e specialmente del fotovoltaico) introdotte con un coraggioso e efficace sistema di incentivi conosciuto con il nome di Conto Energia, da Alfonso Pecoraro Scanio, durante il governo Prodi. Che conseguenze si avrebbero e per chi se quei 25 miliardi andassero in fumo? Di chi sono? Ce lo dice l'ingegner G.B. Zorzoli, esperto di mercato elettrico e presidente della sezione italiana dell'International Solar Energy Society su QualEnergia.it: “Sono stati investiti da chi ha fatto gli impianti, ma finanziati con il project financing, dunque alla fine gli investimenti vengono dalle banche. Non sfruttando i cicli combinati si metterebbero in crisi le banche italiane. La cifra investita è semplicemente troppo grossa per lasciar fallire questi investimenti. Senza contare la ricaduta occupazionale, la colpa della quale poi verrebbe data alle rinnovabili. Non ci resta che sfruttare il capacity payment come possibilità tecnica, facendo attenzione che la remunerazione sia adeguata e sviluppando nel frattempo le tecnologie degli accumuli proritariamente in quelle funzioni non coperte dai cicli combinati”. Ma questo non si chiama "rischio d’impresa"? E perché gli errori di questi presunti imprenditori dobbiamo sempre e comunque pagarli noi? E poi fatemi capire meglio... per evitare che vadano persi quei pochissimi posti di lavoro ancora forniti dal mondo fossile, dovremmo dare priorità all'elettricità di origine fossile e penalizzare quella virtuosa di provenienza rinnovabile e solare? Ma è esattamente il contrario delle raccomandazioni europee! Chi ha investito nel gas lo faceva sfidando tutte le logiche umane, ecologiche e anche economiche, e oggi ne paghi le conseguenze. Se un imprenditore nel settore turistico ricettivo investe nella costruzione di un albergo vicino a una discarica e la gente rifiuta di andarci, i suoi mancati introiti di esercizio, i suoi debiti con le banche che incautamente gli hanno prestato i soldi e le sue perdite mia le copre lo stato o i consumatori. Allora perché a ENEL, Sorgenia Edipower e compagnia cantando le perdite devono essere rimborsate dai consumatori con un assurdo prelievo in bolletta? Cosa hanno i potentati fossili di più di un barista, un titolare di ferramenta o on albergatore, da dover essere trattati con tanto riguardo? Del resto la stessa Confindustria (adesso entusiasta del provvedimento) aveva avversato il capacity market in epoca Monti, e mi piacerebbe tanto che Chicco Testa e compagni ci spiegassero questa stridente contraddizione. Il 28 GIUGNO 2019 infatti, la "strana coppia" Conte-Di Maio generosamente concedeva con decreto apposito (7) ai monopoli fossili un full capacity market del valore di 20 miliardi in dieci anni che è stato purtroppo autorizzato dall'anti trust della Commissione Europea sulla base di considerazioni errate, false e intrise di ipocrisia che parlano di sicurezza degli approvvigionamenti energetici (8). Se si considera che il duo Monti-Passera si era limitato a 680 milioni per 3 anni si ha una idea precisa delle dimensioni del regalo ai petrolieri. E la remunerazione della capacità di riserva elettrica (con buona pace della Commissione Europea) è solo una penosa scusa, perché lo sanno anche i tordi che le società fossili hanno continuato per trent'anni a prendere soldi dalle banche per i loro sciagurati investimenti nei fossili, che oggi non sono in grado di restituire perché nessuno vuole più la loro elettricità sporca e costosa. Le associazioni dei consumatori non hanno nulla da dire al governo "del cambiamento" e all'allora Ministro dello Sviluppo Economico Di Maio gli hanno tolto di tasca oltre 20 miliardi, per remunerare la "capacità" di intervenire in caso di crisi del sistema? Ma gli operatori sul campo non si fanno ingannare. 'Italia Solare' ha proposto un ricorso contro questo decreto che ha avuto un certo risalto anche sui media ma avrebbe meritato molto di più. Purtroppo quando si ledono gli interessi dei grandi monopoli energetici i media diventano stranamente distratti e approssimativi.(9) Infine non si può non fare riferimento all'attualità di una economia paralizzata dal Coronavirus con costi umani, ecologici e economici. Stiamo vivendo in un momento in cui tutto il mondo è col fiato sospeso per lo sconvolgimento inedito e catastrofico delle nostre economie, della nostra socialità e della stessa integrità della razza umana, e in cui si scopre la incredibile fragilità dei sistemi sanitari dei paesi occidentali, massacrati da anni di disinvestimenti e tagli che significano la rinuncia forzata da parte del personale sanitario al tentativo di salvare vite umane minacciate da una semplice polmonite per mancanza di risorse economiche per far fronte ai mezzi tecnici e alle necessarie competenze professionali e umane. Quanti posti letto in terapia intensiva contro il Coronavirus ma anche contro infarti, tumori, e altre patologie mortali, si potrebbero rendere operativi con 20 miliardi salvando migliaia di vite umane, che notoriamente non hanno prezzo? Adesso che il disastro si profila all'orizzonte, i petrolieri e gasisti, (che hanno continuato a investire in impianti fossili nonostante considerazioni relative alla loro redditività economica oltre che ai danni ecologici lo sconsigliassero vivamente), chiedono e ottengono un regalo che poteva essere loro concesso da un governo di incompetenti, ipocriti e incapaci. A fronte di queste brevi riflessioni più che di capacity, sarebbe più appropriato parlare di INCAPACITY market...
Inoltre l'iniziativa Carbon Tracker in un articolo dal significativo articolo "Trillions of dollars at risk as energy transition disrupts entire sectors" avvertiva che il "bagno di sangue" per i fossili sarebbe cominciato nel 2020. (6) E Jeremy Rifkin, dopo attenta analisi dei mercati fossili, conclude nel suo libro appena uscito "Il Green New Deal Globale", che il crollo sarebbe avvenuto al più tardi nel 2028 (7) A fronte di tutto questo, quando nel 2018 i monopoli fossili furono messi in ginocchio dall'esplosione delle energie rinnovabile (e specialmente del fotovoltaico) introdotte con un coraggioso e efficace sistema di incentivi conosciuto con il nome di Conto Energia, da Alfonso Pecoraro Scanio, durante il governo Prodi. Che conseguenze si avrebbero e per chi se quei 25 miliardi andassero in fumo? Di chi sono? Ce lo dice l'ingegner G.B. Zorzoli, esperto di mercato elettrico e presidente della sezione italiana dell'International Solar Energy Society su QualEnergia.it: “Sono stati investiti da chi ha fatto gli impianti, ma finanziati con il project financing, dunque alla fine gli investimenti vengono dalle banche. Non sfruttando i cicli combinati si metterebbero in crisi le banche italiane. La cifra investita è semplicemente troppo grossa per lasciar fallire questi investimenti. Senza contare la ricaduta occupazionale, la colpa della quale poi verrebbe data alle rinnovabili. Non ci resta che sfruttare il capacity payment come possibilità tecnica, facendo attenzione che la remunerazione sia adeguata e sviluppando nel frattempo le tecnologie degli accumuli proritariamente in quelle funzioni non coperte dai cicli combinati”. Ma questo non si chiama "rischio d’impresa"? E perché gli errori di questi presunti imprenditori dobbiamo sempre e comunque pagarli noi? E poi fatemi capire meglio... per evitare che vadano persi quei pochissimi posti di lavoro ancora forniti dal mondo fossile, dovremmo dare priorità all'elettricità di origine fossile e penalizzare quella virtuosa di provenienza rinnovabile e solare? Ma è esattamente il contrario delle raccomandazioni europee! Chi ha investito nel gas lo faceva sfidando tutte le logiche umane, ecologiche e anche economiche, e oggi ne paghi le conseguenze. Se un imprenditore nel settore turistico ricettivo investe nella costruzione di un albergo vicino a una discarica e la gente rifiuta di andarci, i suoi mancati introiti di esercizio, i suoi debiti con le banche che incautamente gli hanno prestato i soldi e le sue perdite mia le copre lo stato o i consumatori. Allora perché a ENEL, Sorgenia Edipower e compagnia cantando le perdite devono essere rimborsate dai consumatori con un assurdo prelievo in bolletta? Cosa hanno i potentati fossili di più di un barista, un titolare di ferramenta o on albergatore, da dover essere trattati con tanto riguardo? Del resto la stessa Confindustria (adesso entusiasta del provvedimento) aveva avversato il capacity market in epoca Monti, e mi piacerebbe tanto che Chicco Testa e compagni ci spiegassero questa stridente contraddizione. Il 28 GIUGNO 2019 infatti, la "strana coppia" Conte-Di Maio generosamente concedeva con decreto apposito (7) ai monopoli fossili un full capacity market del valore di 20 miliardi in dieci anni che è stato purtroppo autorizzato dall'anti trust della Commissione Europea sulla base di considerazioni errate, false e intrise di ipocrisia che parlano di sicurezza degli approvvigionamenti energetici (8). Se si considera che il duo Monti-Passera si era limitato a 680 milioni per 3 anni si ha una idea precisa delle dimensioni del regalo ai petrolieri. E la remunerazione della capacità di riserva elettrica (con buona pace della Commissione Europea) è solo una penosa scusa, perché lo sanno anche i tordi che le società fossili hanno continuato per trent'anni a prendere soldi dalle banche per i loro sciagurati investimenti nei fossili, che oggi non sono in grado di restituire perché nessuno vuole più la loro elettricità sporca e costosa. Le associazioni dei consumatori non hanno nulla da dire al governo "del cambiamento" e all'allora Ministro dello Sviluppo Economico Di Maio gli hanno tolto di tasca oltre 20 miliardi, per remunerare la "capacità" di intervenire in caso di crisi del sistema? Ma gli operatori sul campo non si fanno ingannare. 'Italia Solare' ha proposto un ricorso contro questo decreto che ha avuto un certo risalto anche sui media ma avrebbe meritato molto di più. Purtroppo quando si ledono gli interessi dei grandi monopoli energetici i media diventano stranamente distratti e approssimativi.(9) Infine non si può non fare riferimento all'attualità di una economia paralizzata dal Coronavirus con costi umani, ecologici e economici. Stiamo vivendo in un momento in cui tutto il mondo è col fiato sospeso per lo sconvolgimento inedito e catastrofico delle nostre economie, della nostra socialità e della stessa integrità della razza umana, e in cui si scopre la incredibile fragilità dei sistemi sanitari dei paesi occidentali, massacrati da anni di disinvestimenti e tagli che significano la rinuncia forzata da parte del personale sanitario al tentativo di salvare vite umane minacciate da una semplice polmonite per mancanza di risorse economiche per far fronte ai mezzi tecnici e alle necessarie competenze professionali e umane. Quanti posti letto in terapia intensiva contro il Coronavirus ma anche contro infarti, tumori, e altre patologie mortali, si potrebbero rendere operativi con 20 miliardi salvando migliaia di vite umane, che notoriamente non hanno prezzo? Adesso che il disastro si profila all'orizzonte, i petrolieri e gasisti, (che hanno continuato a investire in impianti fossili nonostante considerazioni relative alla loro redditività economica oltre che ai danni ecologici lo sconsigliassero vivamente), chiedono e ottengono un regalo che poteva essere loro concesso da un governo di incompetenti, ipocriti e incapaci. A fronte di queste brevi riflessioni più che di capacity, sarebbe più appropriato parlare di INCAPACITY market...
Angelo Consoli
note-----------------------
(1)
Il LCOE è una valutazione del costo medio totale di costruzione e
gestione di un assett per la produzione dei energia per tutta la durata
della sua vita diviso per la produzione totale di energia di
quell'assett per quella stessa durata. Per approfondire si consiglia
questo studio della società di consulenza finanziaria specializzata
nell'energia
Lazard https://www.lazard.com/media/450784/lazards-levelized-cost-of-energy-version-120-vfinal.pdf
(2) https://gofossilfree.org/divestment/commitments/(3) https://www.qualenergia.it/articoli/20120720-sicurezza-della-rete-capacity-payment-rinnovabili/
(4) http://www.free-energia.it/w/wp-content/uploads/Relazione_Assoelettrica_2006.pdf
(5) https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-19/troppo-costose-centrali-riserva-063745.shtml?uuid=AbTWW99F)
(6) https://carbontracker.org/fossil-fuels-will-peak-in-the-2020s-as-renewables-supply-all-growth-in-energy-demand/
(7) http://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
(8) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_682
(9)
https://www.qualenergia.it/articoli/stop-al-capacity-market-italia-solare-si-appella-a-di-maio/
https://www.lastampa.it/tuttogreen/2019/06/25/news/mercato-elettrico-un-capacity-market-a-tutto-fossile-1.36543659
https://www.tpi.it/senza-categoria/fonti-fossili-finanziamento-bollette-di-maio-20190619349351/
https://www.infobuildenergia.it/notizie/rinnovabili-capacity-market-commissione-europea-piano-italia-FER-6579.html
(by nicola)
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