Il
MES nacque da un Trattato intergovernativo il 2 febbraio 2012, quando
ci si accorse che la disposizione dell’articolo 123 del Trattato sul
funzionamento dell’Unione Europea (Trattato di Lisbona), secondo il
quale: “è vietato agli Stati membri e alla BCE di salvare Stati Europei
in difficoltà”, aveva prodotto effetti negativi per l’intera zona euro.
Un motivo, dunque, egoistico, secondo lo stile neoliberista e non
solidaristico, che ispira da tempo l’azione dell’UE. Si pensò di dare a
detto Trattato intergovernativo anche l’appoggio dell’Unione, ma senza
trattarlo come facente parte del “diritto europeo”, con una aggiunta
all’art. 136 del Trattato di Lisbona, del seguente tenore: “Gli Stati
membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di
stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità
della zona euro nel suo insieme”. Insomma a favore degli Stati forti e
dei poteri forti.
Nostro compito è stabilire se l’attuale “revisione “del Trattato intergovernativo giovi o non all’Italia.
Prescindendo
dalla storia, ben nota, di questo meccanismo (nascita nel 2012,
proposta di “Regolamento” nel 2017 da parte della Commissione per far
entrare detto Trattato nel “diritto Europeo, fallimento di questo
tentativo e convergenza verso una semplice “revisione” del MES) , ciò
che oggi ci interessa è lo stato della discussione e la risposta che noi
dobbiamo dare.
In
proposito è da ricordare che Camera e Senato, il 19 giugno 2019, hanno
invitato il governo a “non approvare modifiche che prevedano
condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più
hanno bisogno di riforme strutturali e di sospendere ogni
determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato,
e, in particolare, di opporsi ad assetti normativi che finiscano di
costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti e
automatici”. E’ da sottolineare, inoltre che il Presidente del
Consiglio Conte ha dichiarato che l’Italia “non può concedere sul fronte
del MES senza ottenere anche sugli altri fronti”.
Il
grosso pericolo sta nel fatto che questa “revisione” si inserisce in un
processo di “decomposizione” del “Diritto vigente”, facendo in modo che
gli stessi strumenti usati per crearlo (le leggi dei Parlamenti),
provvedano ora a distruggerlo con l’approvazione di leggi evidentemente
incostituzionali. La istituzione del MES si pone chiaramente in questa
direzione, soprattutto perché prevede la “immunità” penale, civile e
amministrativa dei suoi componenti. Il Diritto non può ammettere
immunità, poiché il suo cardine è “l’eguaglianza economica e sociale” di
tutti i cittadini. Eliminato questo cardine, i poteri forti faranno in
modo che essi siano al di sopra del Diritto, siano effettivamente
“Sovrani”. E, una volta distrutta la “sovranità” degli Stati, nessuno
potrà contrastarli. Saranno essi “la legge vivente”, che impone ai
sudditi la propria volontà. E non può sottacersi che la politica seguita
dall’Unione Europea, insieme con il Fondo Monetario Internazionale, va
proprio in questa direzione, avvantaggiando i forti sui deboli e gli
Stati forti sugli Stati deboli, come nel caso in esame.
Questa
finalità distruttrice dell’eguaglianza, e quindi della stessa civiltà, è
dimostrata anche dal fatto che la istituzione del MES prevede due linee
di credito, che vanno proprio nella direzione sopra indicata:
- “assistenza finanziaria precauzionale”, riguardanti i Paesi (forti) con situazione finanziaria solida e con un debito sostenibile”, assistenza che si concede a seguito di una “lettera di intenti”;
- “concessione di credito soggetto a condizioni rafforzate” (tra i quali rientrerebbe l’Italia), da concedere mediante un ”memorandum di intesa”, secondo criteri da stabilirsi da parte del MES e della Commissione Europea.
Il
Ministro dello sviluppo economico Patuanelli, palesando convincimenti
neoliberisti, si è sbracciato nel far ritenere che il “testo non
presenta profili critici per l’Italia” e che sarebbe opportuno
concentrare l’attenzione su altri aspetti del citato pacchetto, e in
particolare sull’introduzione di una “garanzia comune” dei depositi e
sulle sue condizioni, che non devono essere penalizzanti per l’Italia.
Si tratta in particolare della “garanzia comune” (back stop) al “Fondo
di risoluzione unico delle banche”, sotto forma di una linea di credito
rotativo. Tale “garanzia comune” (back stop) dovrebbe “sostituire”
“l’attuale strumento di ricapitalizzazione diretta” delle istituzioni
finanziarie. Si tratterebbe di una soluzione che anticiperebbe il
completamento “dell’Unione bancaria” (che, secondo noi) metterebbe la
nostra finanza interamente nelle mani dei Paesi forti, togliendoci
ulteriori spazi di sovranità). Infine, secondo il Ministro Gualtieri il
testo revisionato escluderebbe che il MES si occupi di “politica
economica” dei Paesi membri (invece è vero il contrario).
Quello che è certo è che il Parlamento ci ha visto bene e che il Governo dimostra la sua debolezza nei confronti dell’Europa.
Restando
sul piano del sistema economico vigente, dunque, il MES è da
respingere, poiché, entrando noi nella seconda “linea di credito”,
aumentiamo il nostro “debito”, e, quindi, le conseguenti
“privatizzazioni “ e “svendite” del “patrimonio pubblico”, il quale
costituisce un “elemento strutturale” della “essenza”dello “Stato
comunità” e della “sovranità” del Popolo.
Si
pensi, ad esempio, che l’attuale Sistema economico dà via libera a
Società di investimenti come la Black Rock, la quale ha un patrimonio di
6000 miliardi di euro e dispone di un sistema di analisi, detto
ALADDIN, capace di effettuare 200 milioni di calcoli in una settimana,
per valutare i dati economici finanziari, ed è capace di calcolare ogni
secondo il valore di azioni, di valute estere, di titoli di credito, in
miliardi di portafogli di investimento. In questo modo le sue “scommesse
vanno a colpo sicuro” e non corrono alcun rischio. Detta Società è
l’esempio più calzante della “dannosità” dell’attuale sistema economico
predatorio neoliberista”, il quale dà la possibilità ai più potenti, non
di produrre beni, ma di “rastrellare” i beni esistenti, senza compiere
nessun lavoro, anzi provocando la perdita di lavoro a migliaia e
migliaia di lavoratori onesti. Questo è intollerabile e tale sistema va
eliminato. Non è una impresa facile, ma possibile. E votare contro il
MES significa cominciare a prendere coscienza di questo globale e
angoscioso problema.
Dobbiamo
avvertire subito, tuttavia, che l’attuale “sistema economico predatorio
neoliberista”, che dà così tanto spazio alla “speculazione”, è contro
la nostra Costituzione e che tutte le leggi che sono state emanate in
suo favore, vanno portate alla Corte costituzionale per il loro
annullamento, facendo valere il “potere negativo del Popolo sovrano”,
del quale, come è noto, parlava Dossetti, uno dei più influenti Padri
Costituenti.
Il
MES, all’incontrario, dà un forte impulso alla realizzazione del
“sistema economico predatorio e speculativo”, voluto dal “pensiero
neoliberista”, il cui fine ultimo è la distruzione del “patrimonio
pubblico” e la “privatizzazione” di tutto, in modo che venga distrutta
la “Comunità politica e l’uomo diventi uno “schiavo” dei poteri forti.
A
differenza del “pensiero Keynesiano” e del relativo “sistema economico
produttivo”, che segue la “Natura” e la “solidarietà”, predicando la
distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, nonché
l’intervento dello Stato (cioè di tutti i lavoratori) nell’economia, il
pensiero “neoliberista vuole la ricchezza nelle mani di pochi, tra
questi una forte “concorrenza” e “vieta l’intervento dello Stato
nell’economia”, lasciando peraltro campo libero alla “speculazione” .
Suo erroneo presupposto, come ha lucidamente posto in evidenza Papa
Francesco nell’Enciclica “Laudato sì”, è “lo sviluppo illimitato”, in
base al quale si giustificherebbe il “consumismo”, cioè il fatto che i
beni prodotti devono continuamente essere “consumati” (prescindendo dal
fatto che le risorse sono limitate), per rendere “continua”
“l’accumulazione del danaro”, eretto come fine ultimo del mercato
generale, libero e globalizzato. Dunque, tutto nel mercato. Ma il
mercato non ci concepisce come “persone”, ma unicamente come
“consumatori” e “produttori”, incatenati in quel circolo vizioso senza
via d’uscita, dove se non si consuma non si produce e si crea
disoccupazione. Quindi siamo invitati a un “consumo forzato” dove il
consumo non è la fine di un prodotto”, ma “il suo fine”. Insomma ogni
prodotto ha in sé il dispositivo della propria “autodistruzione” per non
interrompere la “circolarità consumo-produzione” che è essenziale al
mercato. L’effetto è stato quello di erigere il “mercato a legge
universale degli scambi”, che ha avuto come conseguenza che il “danaro”,
da “mezzo” per soddisfare i bisogni e produrre i beni, è diventato “il
fine ultimo”, per conseguire il quale, si vedrà di volta in volta se
soddisfare i bisogni e in che misura produrre i beni e mantenere
l’occupazione. Si è verificata una “eterogenesi dei fini”. E noi che
oltre il mercato abbiamo anche i “diritti umani”, facciamo prevalere il
primo sui secondi. Così le nostre società vanno in rovina (questo è
l’avviso di Umberto Galimberti).
E’ utile, inoltre, tener presente che le caratteristiche del “sistema economico predatorio neoliberista” sono le seguenti:
- Sviluppo illimitato, senza tener conto della limitatezza delle risorse.
- Il colpo di genio della “finanza creativa” che ha trasformato la “scommessa” in danaro contante, come le cartolarizzazioni e i derivati, affidando la “produzione della moneta” alle “banche” e producendo la “finanziarizzazione” dei mercati.
- Assoluta libertà dei mercati.
- Conquista delle Istituzioni economiche internazionali e europee.
- Liberalizzazioni.
- Privatizzazioni.
- Svendite.
- Concessioni di servizi pubblici essenziali e fonti di energia.
- Delocalizzazioni di imprese.
- Licenziamento di operai.
- Aumento del debito pubblico.
- Diminuzione delle spese.
- Rallentamento della circolazione monetaria.
- Austerity.
- Moneta presa a prestito.
- Perdita della sovranità monetaria.
- Perdita del patrimonio pubblico.
- Distruzione dello Stato comunità.
Si
deve sottolineare, tuttavia, che il “sistema economico predatorio
neoliberista”, affermatosi in periodo di crescita economica, adesso, in
fase di decrescita, mostra tutti i suoi difetti, ponendo in luce tutta
la sua potenza distruttiva. L’esperienza che i vari Stati Europei stanno
vivendo nella difficile lotta contro il contagio del corona virus
dimostra quanto danno abbia apportato ai Paesi economicamente meno
forti, questo “sistema economico”, foriero di tante disuguaglianze e
egoismi, in contrasto evidente con i principi di solidarietà, dei quali
pure parlano, ma inutilmente, i Trattati Europei.
Nei
confronti dell’appena descritto sistema economico vigente, è evidente
che Il MES assume la funzione di un “tassello” per mantenere un
equilibrio economico finanziario che oramai mostra tutti i suoi limiti,
ed è per questo che la guardinga Germania ha già provveduto a stabilire
che la sua “esposizione” ai rischi, nell’ambito di questa Istituzione,
non potrà andare oltre l’ammontare del suo contributo.
In
fondo il MES è una Super banca, che assume anch’esso dei rischi e che
finirà di rifarsi sul tracollo dei Paesi più deboli che accedono ai suoi
finanziamenti.
D’altro
canto, trattandosi in pratica di una banca di investimento, il MES
dovrà ricorrere alla “speculazione”, al fatto antigiuridico che
danneggia i poveri e avvantaggia i ricchi.
I
contratti aleatori (di assicurazione, compravendita di cosa futura,
rendita vitalizia, gioco, scommessa) sono tutelati, se e in quanto non
producono effetti verso terzi, e non come i contratti di
cartolarizzazione o di derivati che producono gravi effetti su cittadini
inconsapevoli. Né si dimentichi che Il Bail in e la direttiva
Bolkestein vanno proprio in questa direzione.
Firmare
il Trattato di revisione del MES significa restare nell’ambito di
questa insano sistema economico predatorio neoliberista. Dunque non
bisogna assolutamente firmarlo.
Quello
che ci sentiamo di chiedere alle Camere è una inversione di rotta su
questo tema: anziché insistere nell’elaborazione del dannoso sistema
economico predatorio neoliberista, esse dovrebbero agire per smontarlo
pezzo per pezzo, votando leggi che contraddicano tutte le
caratteristiche di questo insano sistema, che sopra abbiano elencate.
Pregiudiziale,
a nostro avviso, è dare una ”definizione costituzionalmente orientata”
del concetto di “proprietà privata”, di cui all’ormai obsoleto e
giuridicamente scorretto art. 832 del codice civile, interpretandolo in
modo conforme all’art. 42, comma 2, Cost., secondo il quale “la
proprietà privata” “è riconosciuta e garantita dalla legge”, “allo scopo
di assicurarne la funzione sociale”, e all’art. 41 Cost., secondo il
quale le negoziazioni “non possono svolgersi contro l’utilità sociale o
in modo da recare danno alla libertà, alla sicurezza, alla dignità
umana”. Si tratta di norme precettive e imperative, che consentono
l’annullamento dei contratti contrari all’utilità pubblica, ai sensi
dell’art. 1418 del codice civile. Un disegno di legge in tal senso è
stato presentato al Senato dalla Senatrice Paola Nugnes e altri e una
analoga proposta è stata presentata alla Camera dall’On. Stefano
Fassina.
Paolo Maddalena
Firma e fai firmare la petizione
https://www.change.org/p/camera-dei-deputati-contro-l-approvazione-e-la-ratifica-del-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita?recruiter=1011221086&recruited_by_id=0ed4a540-f4ac-11e9-8347-155f43a91e45&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=petition_dashboard
(by nicola)
Firma e fai firmare la petizione
https://www.change.org/p/camera-dei-deputati-contro-l-approvazione-e-la-ratifica-del-mes-meccanismo-europeo-di-stabilita?recruiter=1011221086&recruited_by_id=0ed4a540-f4ac-11e9-8347-155f43a91e45&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=petition_dashboard
(by nicola)
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