LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'Associazione
nazionale di lotta contro l'illegalità e le mafie «Antonino Caponnetto»
ha approvato una relazione sulle elezioni regionali 2015 nella regione
Campania, dal titolo «Il voto di scambio in Campania alle regionali 2015
e i condizionamenti camorristici»;
in tale relazione,
fatta pervenire all'interrogante, si svolge un esame della situazione in
cui si sono svolte le ultime elezioni regionali;
in
particolare si nota che «in Campania alle ultime regionali ha votato
appena il 52,9 per cento degli aventi diritto. Il dato
sull'astensionismo, che altrove indica prevalentemente protesta e
disaffezione dei cittadini verso la classe politica, in Campania risulta
particolarmente favorevole alle “macchine del voto”, sempre all'opera
anche a cavallo tra una tornata elettorale e l'altra. Infatti, con un
dato di astensionismo così elevato, risulta ovviamente più semplice
ottenere i risultati “desiderati”, potendo contare su una platea di
elettori che, già abilmente preparata in precedenza, non deve poi fare i
conti con un altro 50 per cento circa di votanti secondo la propria
libera opinione»;
sempre nella medesima relazione si
nota che «paradossalmente la presenza di una forte componente del voto
di opinione a favore del M5S ha ulteriormente favorito tale fenomeno,
perché ha convogliato verso di sé anche il voto di protesta, lasciando
così praticamente “sola” al voto la componente elettorale
“preconfezionata”, che oltre ad essere “numericamente predominante”,
risente di un “duplice tipo di condizionamento”»;
infatti,
«una quota è quella tradizionale legata al “voto di scambio per
bisogno” (...): sottrarre a priori i diritti e poi elargirli come favori
in cambio del voto (lavoro, casa, giustizia, salute, etc.)»;
al
contempo, «più pericolosa – ma non meno attiva ed imponente – è la
componente che opera lungo il crinale del voto di scambio
politico-mafioso. Il metodo resta lo stesso, ma rafforzato dal potere di
intimidazione e da consegne del silenzio inflessibili. In tal caso gli
eletti, diretti rappresentanti di questo o quel clan (talvolta di intere
alleanze mafiose) dovranno poi agire, nel corso del loro mandato,
favorendo i loro “grandi elettori” con leggi ad hoc, interrogazioni
parlamentari, delibere, corsie preferenziali nei concorsi, assunzioni di
personale. Questa seconda tipologia, già collaudata in maniera ferrea
nei piccoli e medi comuni fin dagli anni ’80 (spesso quelli che saranno
poi sciolti per mafia), domina ormai la scena anche in occasione del
voto per il rinnovo della regione, principale ed unico centro di spesa
pubblica che gestisce i flussi miliardari in arrivo dall'Europa. Le due
tipologie del voto di scambio illustrate, peraltro, non conoscono una
netta separazione, ma spesso percorsi comuni, caratterizzati da comitati
e candidati contigui ad entrambi i sistemi»;
tale
relazione prosegue: «difficile, poi, stabilire ed indicare con
precisione le influenze mafiose sul voto del 31 maggio, in assenza di
specifiche ed accurate indagini, che invece dovrebbero – alla luce delle
precedenti considerazioni, a tutti note e condivise – basarsi anche su
accertamenti di tipo induttivo (...) Al momento in Campania risulta –
attraverso la stampa – che siano stati aperti due filoni d'indagine sul
voto di scambio politico-mafioso ma, a quanto si legge, riguarderebbero
casi isolati e circoscritti, non certo l'intero fenomeno»;
nella
relazione, infine, si indicano le situazioni di alcuni eletti che,
sulla base di considerazioni legate a precedenti riguardanti i soggetti
interessati ovvero persone loro vicine per legami di natura familiare,
lavorativa o amicale, presentano elementi di rischio;
in
particolare, anche sintetizzando quanto riportato in una tabella
allegata alla predetta relazione dell'associazione «Antonino Caponnetto»
si possono desumere i seguenti dati: Armando Cesaro, eletto nella lista
Forza Italia con 27.939 preferenze ha avuto il padre Luigi e i fratelli
del padre indagati per concorso esterno in associazione camorristica;
Alberico Giambino, eletto nella lista Fratelli d'Italia con 10.585 voti è
stato in passato arrestato e condannato a due anni e dieci mesi per
«violenza privata» al termine di un processo dov'era imputato per
collusioni con il clan camorristico Frezza-Petrosino; è stato poi
assolto: ma un'inchiesta bis della direzione distrettuale antimafia di
Salerno è culminata con una nuova richiesta di arresto;
Massimo
Grimaldi, eletto nel la lista Caldoro Presidente con 10.089 preferenze è
citato in un processo a carico di esponenti del clan Mallardo e dei
Casalesi, pur senza essere indagato; lo stesso risulterebbe viceversa
indagato per peculato nell'inchiesta cosiddetta «rimborsopoli» (21.300
euro le spese pazze contestate); Nicola Marrazzo, eletto nella lista del
Partito Democratico con 12.525 voti, indagato per «rimborsopoli» (spese
pazze per 43.284 euro), è fratello di Angelo, la cui impresa nel
settore rifiuti è stata colpita da interdittive antimafia; lo stesso
Nicola Marrazzo è stato assessore al comune di Casandrino sciolto per
camorra; per quanto riguarda Franco Moxedano, eletto nelle liste
dell'Italia dei Valori con 4.413 voti, il fratello Mario e suo figlio
Raffaele sono stati arrestati dalla procura di Catanzaro durante
l'ultima campagna elettorale per aver truccato le partite della locale
squadra di calcio: per Mario Moxedano i pm calabresi ipotizzano
collegamenti col clan Iannazzo della `ndrangheta; Luciano Passariello,
eletto nella lista Fratelli d'Italia con 8.330 preferenze, fino alla
scorsa legislatura era componente della Commissione anticamorra, risulta
indagato dalla DDA di Cagliari per riciclaggio a favore dei Casalesi;
Michele Schiano, eletto con 21.539 nella lista Forza Italia, ex sindaco
di Qualiano, nel 2012 un pentito accusa Schiano di collusioni con i
colletti bianchi del clan Mallardo attraverso il camorrista Domenico
Aprovitola (arrestato); nel 2014, peraltro, il nome di Michele Schiano,
detto «Macchiulella» torna nelle carte giudiziarie dell'inchiesta sul
clan Simeoli di Marano (Polverino); Ermanno Russo, eletto con 16.276
voti nella lista Forza Italia, è cugino del deputato Paolo Russo
(indagato per camorra e poi prosciolto); entrambi sono notoriamente
«feudatari» di Marigliano-Nola e da sempre legati a Nicola Cosentino e
Luigi Cesaro; Lello Topo, eletto nelle liste del Partito Democratico con
20.551 voti, ex sindaco di Villaricca, è avvocato dirigente alla ASL,
ma secondo una recente sentenza del Consiglio di Stato non aveva i
titoli per partecipare a quel concorso; Flora Beneduce, eletta per Forza
Italia con 14.360 preferenze è moglie dell'ex assessore regionale
Armando De Rosa e, con il marito, è sotto processo per abusi edilizi che
hanno devastato l'area archeologica della piana di Sorrento –:
se
il Governo intenda rafforzare, per quanto di competenza, le attività
investigative e di prevenzione in materia di rapporti tra criminalità
organizzata e pubbliche amministrazioni;
se il Ministro
interrogato non ritenga di dover esercitare il potere di iniziativa
legislativa affinché venga definita una normativa che consenta una
maggiore incisività nella selezione dei candidati in relazione alle
vicende processuali che riguardino loro e persone loro vicine o per lo
meno nella segnalazione pubblica delle situazioni di rischio.
By Nicola)
By Nicola)
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