martedì 3 febbraio 2015

Comitato Campochiaro vs "Fregambiente"

http://www.osservatoriolegalita.it/allegati/api_7471818.pdf

Che ce ne facciamo di Legambiente?
 
Mi sforzo di non lasciarmi trascinare dalla reazione che Legambiente mi provoca da anni, la stessa che mi provocano tutti coloro che predicano bene (benino) e razzolano male, accampando, magari, le scuse più grottesche quando sono colti con le mani nella marmellata e proprio non ce la fanno a sgattaiolare via.
Come ogni anno
l’ineffabile salottino del parimenti ineffabile Realacci pubblica la sua classifica delle città più inquinate d’Italia e quelle in cui si vive meglio.

Diciotto sono i fattori dichiaratamente presi in considerazione per il confronto tra i 104 capoluoghi di provincia:3 indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e  ozono); 3 indici sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione);2 indici  sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata); 2 indici sul trasporto pubblico (offerta ed uso che ne fa la popolazione); 5 indici sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modalità car sharing, indice di ciclabilità e isole pedonali); un indice sull’incidentalità stradale; 2 indici sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). Presi in considerazione come, non è chiaro.
Senza cavillare troppo, sono restato perplesso dal posto quasi da podio de L’Aquila tra le città più vivibili italiane. L’Aquila è una città stupenda, un gioiello, ma è morta, ferita dalla natura e finita dall’uomo. Ora è come la più disperante Pompei del XXI secolo e io non avrei nessun desiderio di andarci a vivere. E poi, a vivere dove?
Ma, andando alla classifica dei cattivi, il punto che mi lascia perplesso è quello in cui si elencano le cause dell’inquinamento. Ho cercato, ma non sono riuscito a trovare l’incenerimento dei rifiuti tra queste cause e, allora, mi è venuto in mente come Legambiente abbia sempre amoreggiato con gl’inceneritori. Brescia, il gigante tra i mostri, ne è uno degli esempi classici. E gl’impianti a turbogas? E quelli a biomasse? Così mi è pure venuto in mente come nel salottino non ci sia assolutamente nessuno che abbia una qualche competenza sanitaria diretta. Intendo una competenza sul campo di malattie da polveri sottili (che non sono le PM10) ed ultrasottili (che non sono le PM2,5). E, allora, che ce ne facciamo di quella classifica? E che ce ne facciamo di Legambiente?

Stefano Montanari

(by Nicola)

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