Che ce ne facciamo di Legambiente?
Mi sforzo di non lasciarmi trascinare
dalla reazione che Legambiente mi provoca da anni, la stessa che mi
provocano tutti coloro che predicano bene (benino) e razzolano male,
accampando, magari, le scuse più grottesche quando sono colti con le
mani nella marmellata e proprio non ce la fanno a sgattaiolare via.
Come ogni anno
l’ineffabile salottino del parimenti ineffabile Realacci pubblica la
sua classifica delle città più inquinate d’Italia e quelle in cui si
vive meglio.
Diciotto sono i fattori dichiaratamente
presi in considerazione per il confronto tra i 104 capoluoghi di
provincia:3 indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri
sottili, biossido di azoto e ozono); 3 indici sulla gestione delle
acque (consumi, dispersione della rete e depurazione);2 indici sui
rifiuti (produzione e raccolta differenziata); 2 indici sul trasporto
pubblico (offerta ed uso che ne fa la popolazione); 5 indici sulla
mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modalità car sharing,
indice di ciclabilità e isole pedonali); un indice sull’incidentalità
stradale; 2 indici sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili).
Presi in considerazione come, non è chiaro.
Senza cavillare troppo, sono restato
perplesso dal posto quasi da podio de L’Aquila tra le città più vivibili
italiane. L’Aquila è una città stupenda, un gioiello, ma è morta,
ferita dalla natura e finita dall’uomo. Ora è come la più disperante
Pompei del XXI secolo e io non avrei nessun desiderio di andarci a
vivere. E poi, a vivere dove?
Ma, andando alla classifica dei cattivi,
il punto che mi lascia perplesso è quello in cui si elencano le cause
dell’inquinamento. Ho cercato, ma non sono riuscito a trovare
l’incenerimento dei rifiuti tra queste cause e, allora, mi è venuto in
mente come Legambiente abbia sempre amoreggiato con gl’inceneritori.
Brescia, il gigante tra i mostri, ne è uno degli esempi classici. E
gl’impianti a turbogas? E quelli a biomasse? Così mi è pure venuto in
mente come nel salottino non ci sia assolutamente nessuno che abbia una
qualche competenza sanitaria diretta. Intendo una competenza sul campo
di malattie da polveri sottili (che non sono le PM10) ed ultrasottili
(che non sono le PM2,5). E, allora, che ce ne facciamo di quella
classifica? E che ce ne facciamo di Legambiente?
Stefano Montanari
(by Nicola)
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