COMUNICATO STAMPA
Il viaggio dal Sud al Nord del
paese è la promozione di una grande mobilitazione popolare che si
snoda attraverso incontri ed approfondimenti con le popolazioni
locali. Il percorso, lanciato a livello nazionale dal network
Officina dei Saperi (https://officinadeisaperi.it/)
e condiviso finora anche
dall’Osservatorio
del Sud, dalla Cgil, dall’Arci e dal Coordinamento Democrazia
Costituzionale, è aperto a tutti i soggetti che condividono le
preoccupazione per la cosiddetta Autonomia differenziata delle
regioni.
Con
l’autonomia differenziata siamo di fronte ad un attacco all’unità
nazionale e al rischio di scardinamento di quel principio
fondamentale presente nella Costituzione Italiana, vale a dire la
solidarietà fra le classi sociali che è espressa alla radice del
nostro patto costituzionale, una sorta di ‘secessione dei ricchi’
che indebolirebbe la tenuta sociale del Paese. Una prima
considerazione riguarda le diseguaglianze che si sono incancrenite
fra Nord e Sud a causa di quella che viene definita la cosiddetta
“spesa storica”,
che lede le
prospettive socio/economico/culturali delle regioni del Sud.
Le
diseguaglianze oggi esistenti e che pongono una netta divaricazione
fra il nord del Paese – più sviluppato – ed il Sud – lento nel
suo processo di sviluppo, non certo per sua colpa, ed accusato di
incapacità, di inettitudine e di collateralità con la corruzione
dilagante - sarebbero enormemente acuite, privando milioni di
cittadini dei diritti essenziali.
Quali?
Innanzitutto, appare come uno spettro l’attacco frontale al
Servizio Sanitario Nazionale, nato e basato su principi di
universalità e solidarietà al fine di garantire a tutta la
popolazione eguali diritti nella prevenzione, nell’accesso alle
cure e nella sicurezza sul lavoro. Oggi in Italia ci sono già 20
sistemi sanitari diversi. Nel nostro Molise il sistema sanitario
regionale è prossimo al collasso per tante ragioni tra le quali
ricordiamo il blocco del turnover e dei concorsi pubblici, nonché il
progressivo ampliamento della sanità privata determinata dalla
fiacchezza della classe politica di questi ultimi 20 anni, succube di
una imprenditorialità privata che ha piantato letteralmente i suoi
interessi sul corpo della politica molisana.
Poi,
c’è il rischio di un peggioramento nella salvaguardia
dell’ambiente. La tutela e il buon governo del territorio e
dell’ambiente richiedono vere e coerenti politiche nazionali e non
quelle parcellizzate nelle quali gli interessi particolari potrebbero
prevalere su quelli collettivi .
Inoltre,
il diritto allo studio e all’istruzione sarebbe in grave
difficoltà, con il rischio che la libertà d’insegnamento corra
seri pericoli in considerazione del fatto che il personale della
scuola sarebbe sotto lo stretto controllo dell’Ufficio scolastico
regionale.
Sarebbero
danneggiati il lavoro e le politiche occupazionali; tra l’altro,
dividendo il Paese, gli stessi sindacati avrebbero una vita molto
ardua e complicata, in quanto, tra le altre nefaste conseguenze,
verrebbe minata la filosofia della contrattazione collettiva.
E
che dire delle infrastrutture? Strade, autostrade, aeroporti, porti,
ferrovie? Le competenze sarebbero tutte regionali con un pericoloso
scollamento dei rapporti interregionali. Il pericolo è, dunque,
quello di dare un colpo davvero esiziale alla coesione sociale del
Paese, la cui assenza darebbe la stura a nuove e gravi diseguaglianze
sociali.
Secondo la logica
dell’autonomia differenziata, chi è più indietro deve essere
punito e chi è più avanti premiato. Un cascame della dogmatica
competitiva applicata ai territori con conseguenze devastanti.
Occorre invece che lo Stato redistribuisca le risorse secondo i
bisogni reali delle popolazioni, e non sulla base di presunti meriti
o demeriti, con criteri oggettivi e soprattutto perequativi, che
sanino disuguaglianze e ingiustizie storiche e garantiscano la piena
esigibilità dei diritti civili e sociali fondamentali a tutti i
cittadini in ogni territorio.
Non è da sottovalutare,
inoltre, il rischio di un neo-centralismo regionale derivante dalla
maggiore autonomia che minerebbe la capacità d'iniziativa (anche
nelle regioni del Nord) dei comuni, che costituiscono il cuore
effettivo della democrazia amministrativa. Il welfare deve essere
pubblico e universale: quindi, è impensabile vincolarne l’efficacia
alla capacità contributiva di un dato territorio, mentre diventa
prioritario estenderne la validità individuando le risorse
necessarie attraverso la leva fiscale statale, sulla base di un
meccanismo perequativo che incida sui grandi patrimoni e le ricchezze
accumulate ovunque esse siano.
Siamo, dunque, contro
l’autonomia differenziata, perché essa, così come viene
rivendicata, lede il principio di uguaglianza e non risponde
all’esigenza di democratizzazione ed efficienza del potere
pubblico. Siamo per il rispetto delle autonomie locali in un quadro
unitario, nel senso previsto dall’art. 5 della Costituzione,
riconoscendo il valore della prossimità delle autonomie locali, nel
rispondere più prontamente ai bisogni delle popolazioni.
Di qui, ci assumiamo un
compito di informazione e di chiarimento tra le persone e, al tempo
stesso, vogliamo renderle protagoniste di una azione politica, in cui
esse tornino ad avere voce, escano dalla rassegnazione, e possano
rivendicare con più energia i propri diritti.
Queste,
in estrema sintesi, le ragioni della mobilitazione che intendiamo
lanciare anche in Molise, a partire da Campobasso, con un primo
incontro aperto da fare il 10 dicembre alle ore17,30, che individui
in modo condiviso, già nel prossimo mese di gennaio, iniziative
popolari per la mobilitazione del Sud contro l’autonomia
differenziata, nell’interesse dell’intero Paese, dal Sud al Nord.
Campobasso,
8 dicembre 2019
Franco Novelli
Rossano
Pazzagli
(Officina dei saperi)
(by nicola)
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