lunedì 9 dicembre 2019

La Carovana del Sud. Un programma di iniziative contro l’autonomia differenziata


COMUNICATO STAMPA

Il viaggio dal Sud al Nord del paese è la promozione di una grande mobilitazione popolare che si snoda attraverso incontri ed approfondimenti con le popolazioni locali. Il percorso, lanciato a livello nazionale dal network Officina dei Saperi (https://officinadeisaperi.it/) e condiviso finora anche dall’Osservatorio del Sud, dalla Cgil, dall’Arci e dal Coordinamento Democrazia Costituzionale, è aperto a tutti i soggetti che condividono le preoccupazione per la cosiddetta Autonomia differenziata delle regioni.
Con l’autonomia differenziata siamo di fronte ad un attacco all’unità nazionale e al rischio di scardinamento di quel principio fondamentale presente nella Costituzione Italiana, vale a dire la solidarietà fra le classi sociali che è espressa alla radice del nostro patto costituzionale, una sorta di ‘secessione dei ricchi’ che indebolirebbe la tenuta sociale del Paese. Una prima considerazione riguarda le diseguaglianze che si sono incancrenite fra Nord e Sud a causa di quella che viene definita la cosiddetta “spesa storica”, che lede le prospettive socio/economico/culturali delle regioni del Sud.
Le diseguaglianze oggi esistenti e che pongono una netta divaricazione fra il nord del Paese – più sviluppato – ed il Sud – lento nel suo processo di sviluppo, non certo per sua colpa, ed accusato di incapacità, di inettitudine e di collateralità con la corruzione dilagante - sarebbero enormemente acuite, privando milioni di cittadini dei diritti essenziali.
Quali? Innanzitutto, appare come uno spettro l’attacco frontale al Servizio Sanitario Nazionale, nato e basato su principi di universalità e solidarietà al fine di garantire a tutta la popolazione eguali diritti nella prevenzione, nell’accesso alle cure e nella sicurezza sul lavoro. Oggi in Italia ci sono già 20 sistemi sanitari diversi. Nel nostro Molise il sistema sanitario regionale è prossimo al collasso per tante ragioni tra le quali ricordiamo il blocco del turnover e dei concorsi pubblici, nonché il progressivo ampliamento della sanità privata determinata dalla fiacchezza della classe politica di questi ultimi 20 anni, succube di una imprenditorialità privata che ha piantato letteralmente i suoi interessi sul corpo della politica molisana.
Poi, c’è il rischio di un peggioramento nella salvaguardia dell’ambiente. La tutela e il buon governo del territorio e dell’ambiente richiedono vere e coerenti politiche nazionali e non quelle parcellizzate nelle quali gli interessi particolari potrebbero prevalere su quelli collettivi .
Inoltre, il diritto allo studio e all’istruzione sarebbe in grave difficoltà, con il rischio che la libertà d’insegnamento corra seri pericoli in considerazione del fatto che il personale della scuola sarebbe sotto lo stretto controllo dell’Ufficio scolastico regionale.
Sarebbero danneggiati il lavoro e le politiche occupazionali; tra l’altro, dividendo il Paese, gli stessi sindacati avrebbero una vita molto ardua e complicata, in quanto, tra le altre nefaste conseguenze, verrebbe minata la filosofia della contrattazione collettiva.
E che dire delle infrastrutture? Strade, autostrade, aeroporti, porti, ferrovie? Le competenze sarebbero tutte regionali con un pericoloso scollamento dei rapporti interregionali. Il pericolo è, dunque, quello di dare un colpo davvero esiziale alla coesione sociale del Paese, la cui assenza darebbe la stura a nuove e gravi diseguaglianze sociali.
Secondo la logica dell’autonomia differenziata, chi è più indietro deve essere punito e chi è più avanti premiato. Un cascame della dogmatica competitiva applicata ai territori con conseguenze devastanti. Occorre invece che lo Stato redistribuisca le risorse secondo i bisogni reali delle popolazioni, e non sulla base di presunti meriti o demeriti, con criteri oggettivi e soprattutto perequativi, che sanino disuguaglianze e ingiustizie storiche e garantiscano la piena esigibilità dei diritti civili e sociali fondamentali a tutti i cittadini in ogni territorio.
Non è da sottovalutare, inoltre, il rischio di un neo-centralismo regionale derivante dalla maggiore autonomia che minerebbe la capacità d'iniziativa (anche nelle regioni del Nord) dei comuni, che costituiscono il cuore effettivo della democrazia amministrativa. Il welfare deve essere pubblico e universale: quindi, è impensabile vincolarne l’efficacia alla capacità contributiva di un dato territorio, mentre diventa prioritario estenderne la validità individuando le risorse necessarie attraverso la leva fiscale statale, sulla base di un meccanismo perequativo che incida sui grandi patrimoni e le ricchezze accumulate ovunque esse siano.
Siamo, dunque, contro l’autonomia differenziata, perché essa, così come viene rivendicata, lede il principio di uguaglianza e non risponde all’esigenza di democratizzazione ed efficienza del potere pubblico. Siamo per il rispetto delle autonomie locali in un quadro unitario, nel senso previsto dall’art. 5 della Costituzione, riconoscendo il valore della prossimità delle autonomie locali, nel rispondere più prontamente ai bisogni delle popolazioni.
Di qui, ci assumiamo un compito di informazione e di chiarimento tra le persone e, al tempo stesso, vogliamo renderle protagoniste di una azione politica, in cui esse tornino ad avere voce, escano dalla rassegnazione, e possano rivendicare con più energia i propri diritti.
Queste, in estrema sintesi, le ragioni della mobilitazione che intendiamo lanciare anche in Molise, a partire da Campobasso, con un primo incontro aperto da fare il 10 dicembre alle ore17,30, che individui in modo condiviso, già nel prossimo mese di gennaio, iniziative popolari per la mobilitazione del Sud contro l’autonomia differenziata, nell’interesse dell’intero Paese, dal Sud al Nord.

Campobasso, 8 dicembre 2019 

                                          Franco Novelli
                                         Rossano Pazzagli
(Officina dei saperi) 


(by nicola)

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