Konsumer Italia aderisce alla campagna “Cambiamo l’Aria” del Movimento Rifiuti Zero.
Intervista al coordinatore Massimo Piras “Abbiamo lanciato tre
petizioni: contro l’inquinamento olfattivo, contro inceneritori e
discariche e pro raccolta differenziata”
Alessandra Schofield
Konsumer Italia ha deciso di appoggiare la campagna “Cambiamo l’Aria”
del Movimento Rifiuti Zero per l’Economia Circolare. Abbiamo
intervistato per voi Massimo Piras, coordinatore del Movimento.
L’impegno pubblico di Piras a sostegno della raccolta differenziata e
successivo riciclo dei rifiuti, parte da un “interesse” privato “Io sono
un chimico – ci spiega – ed abito a pochi chilometri da Malagrotta”.
Per chi risiede nel Lazio (e per chi si occupa di questioni legate a
quella che siamo soliti chiamare spazzatura o immondizia), basterebbero
già questi due elementi a spiegare tutto.
A Malagrotta – ex verdeggiante tenuta di circa 240 ettari situata nella
Riserva Naturale del Litorale romano, a Castel di Guido – è posizionato
il principale sito di stoccaggio a lungo termine dei rifiuti solidi
urbani indifferenziati della città di Roma, di parte della sua provincia
e dei rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. da
parte dell'AMA. Grosso modo 5.000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni
giorno e 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni
anno; c’è chi dice sia la più grande discarica d’Europa. Evviva.
A circa otto chilometri da questa ridente località, dunque, vive il
nostro. Ed inizia ad occuparsi attivamente di rumenta quando a
Malagrotta, nel 2008, viene costruito un inceneritore – per fortuna
ancora mai entrato in funzione, ma pronto per essere attivato –,
iniziando a documentarsi sulle eventuali ricadute per la salute. “È
comprovato che le polveri da incenerimento si espandono fino ad un
raggio di 150-200 km. La fascia intorno ai 20 km è considerata la zona
rossa, quella in cui vengono fatte le indagini epidemiologiche” racconta
Piras. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani (dati 2015) i
termovalorizzatori operativi in tutta Italia – ma concentrati
prevalentemente al Nord – sono 43, circa 60 se si considerano anche
quelli momentaneamente inattivi o in fase di smantellamento. Massimo
Piras si rende allora conto dell’esistenza di una gran quantità di
comitati locali, che ha iniziato ad opporsi già quindici anni fa a
questi impianti cercando un’alternativa all’incenerimento tramite
l’incentivazione della raccolta differenziata. E qui parte l’idea, che
Konsumer Italia ha prontamente condiviso ed abbracciato.
Dott. Piras, cos’è il Movimento Rifiuti Zero?
Il Movimento nasce due anni e mezzo fa. Nel 2013 abbiamo depositato in
Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare “Legge Rifiuti
Zero”, tuttora ferma lì, con l’obiettivo di fissare alcuni principi per
favorire la riduzione dei rifiuti indifferenziati e la raccolta
domiciliare, eliminando l'incenerimento. Vogliamo bloccare gli incentivi
all'incenerimento ed alla combustione, promuovendo invece il
compostaggio, la raccolta differenziata ed il riciclaggio. Praticamente
il contrario rispetto alla direzione presa dal Governo.
In che senso, scusi?
Non tutti sanno che il Dl 133/2016, meglio noto come legge Sblocca
Italia, ha previsto un piano nazionale per la costruzione di nuovi
inceneritori, il potenziamento dei circa 60 esistenti e la costruzione
di altri 12 impianti nuovi al Centro Sud (art. 35). E tutto questo
nonostante ormai anche l'Europa si sia orientata verso l'economia
circolare, definita come la filiera del riuso e riciclo dei prodotti ed
il recupero di materia, evitandone la distruzione, e costruendo a monte
beni che siano smontabili e riciclabili in ogni parte. Sblocca Italia va
nella direzione diametralmente opposta, perché costruire gli
inceneritori significa per esempio bruciare e non riutilizzare la
plastica, peraltro con ricadute sanitarie gravissime legate alla
combustione di rifiuti tossici.
E quindi qual è la battaglia che state conducendo?
Affermare l'economia circolare, quindi ponendo fine all’incenerimento e
alle discariche ed avviando la procedura di riprogettazione dei prodotti
per una completa riciclabilità. È chiaramente un processo che non si
può compiere in un giorno, la legge stessa prevede un ciclo transitorio
di tre o quattro anni per passare da un’economia all'altra. Il nostro è
un movimento nazionale, che oggi coinvolge circa tredici regioni
italiane, ed è un movimento federato perché vi hanno aderito realtà
regionali e coordinamenti regionali di associazioni. Sin dall’inizio
dell’iter del Dl Sblocca Italia abbiamo costruito un ricorso per
incostituzionalità dell'art. 35 del Decreto Legge, quello appunto sugli
inceneritori, tramite il collegio legale che abbiamo costituito insieme
all’importante costituzionalista Paolo Maddalena e ad altri avvocati. Il
nostro ricorso verrà discusso il prossimo 28 febbraio prossimo. Ma non è
certo tutto qui.
Quali sono le altre iniziative in campo?
Noi non lavoriamo solo sulla protesta, ma su una proposta alternativa
concreta. Non siamo come quelli che dicono solo no. Lo scorso marzo
abbiamo lanciato la campagna “Cambiamo l’Aria”, consistente in tre
petizioni che affiancano la battaglia contro lo Sblocca Italia.
Quali sono le tre questioni affrontate?
Una è quella dell'inquinamento olfattivo, volgarmente noto come “puzza”.
Un argomento che, guarda un po’, abbiamo scoperto non essere nemmeno
trattato dalle normative nazionali. Il Codice Ambiente, d.lgs. 152/2006,
non lo definisce né tantomeno si occupa di effettuarne misurazioni al
fine anche di porvi eventualmente rimedio o sanzionare i responsabili.
L’inquinamento olfattivo è un problema che non riguarda solo gli
impianti di incenerimento e le discariche, ma anche gli impianti
agricoli e i grandi allevamenti di polli o maiali, che producono
emissioni veramente intollerabili per chi abita nelle vicinanze.
Parliamo di centinaia di migliaia di cittadini assediati dai miasmi, ed è
un tema sconosciuto su cui abbiamo costruito una proposta di legge
molto articolata che vuole completare il Codice Ambiente, inserendo le
definizioni dell’inquinamento olfattivo, i metodi di campionamento e di
misurazione, i limiti di tollerabilità, le sanzioni per gli impianti che
emettono sostanze maleodoranti.
La seconda petizione riguarda gli inceneritori e chiediamo non solo
l'abrogazione dell'art. 35 di Sblocca Italia, ma anche – ed è il tema
centrale – l’eliminazione degli incentivi a metodologie di trattamento
dei rifiuti quali termovalorizzatori, impianti a biogas ed impianti a
biomassa. Si tratta di strutture che godono immotivatamente
dell’incentivazione pubblica: la poca energia che producono viene
assimilata all’energia da fotovoltaico, mentre in realtà utilizzano
fonti non rinnovabili. Abbiamo inserito nella petizione anche
l’imposizione Waste Tax sugli inceneritori, come avviene per le
discariche, in quanto sono a tutti gli effetti impianti di smaltimento.
La terza petizione infine è relativa all’incentivazione della raccolta
differenziata porta a porta. Un’indagine Antitrust ha evidenziato, nel
2016, che il Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) non copre – così
come pensavamo – tutti i costi legati alla raccolta ed al riciclo dei
contenitori in plastica, ma solo il 20%. Ciò si deve ad una modifica al
Codice Ambiente introdotta dal recentemente scomparso ex Ministro
Matteoli in base alla quale gli industriali Conai sono tenuti a
sostenere solo i maggiori oneri. A dispetto dunque anche delle
pubblicità progresso del Consorzio, dalle quali sembra che i cittadini
siano completamente sollevati da qualunque costo, accade l’80% degli
oneri sia invece a carico degli inconsapevoli consumatori. I comuni
percepiscono una miseria e non riescono a finanziare la raccolta porta a
porta.
Economia circolare significa esclusivamente occuparsi dei rifiuti?
No. Occuparsi di economia circolare vuol dire trattare anche il tema
dell'energia, del cibo, della mobilità, di tutto ciò che contribuisce
all'inquinamento ed al consumo di risorse importanti.
Dal suo punto di vista, qual è il livello di consapevolezza dei cittadini-consumatori sulla raccolta differenziata?
Non ancora quello che dovrebbe essere. Il massimo livello di
consapevolezza si raggiunge quando si corrisponde ai cittadini un
riconoscimento concreto del comportamento virtuoso, facendo comprendere
che possono arrivare a pagare la metà di quanto pagano attualmente per
la Tassa Rifiuti ed avere al tempo stesso una situazione ambientale
pulita e non contaminata. Serve, naturalmente un’azione di
sensibilizzazione a monte da parte delle amministrazioni comunali, nelle
scuole e nei quartieri, spiegando esattamente in cosa consiste la
raccolta differenziata e come conferire i rifiuti nella maniera
corretta. Ma le stesse amministrazioni comunali devono mettere in
condizione i residenti e gli operatori commerciali di effettuare la
differenziazione, fornendo contenitori condominiali o individuali rigidi
e provvisti di coperchio.
Cos’è la tariffazione puntuale?
È il passaggio finale di un’amministrazione evoluta. Una volta
completata l’estensione del porta a porta su tutto il territorio si deve
passare alla tariffazione puntuale: agli utenti vengono distribuiti
mastelli o sacchetti, muniti di microchip, per i rifiuti non riciclabili
(o rifiuto secco), che vengono successivamente pesati o contati in
termini di numero di sacchi conferiti. Al conferimento di una quantità
superiore rispetto ad un limite prefissato corrisponderà un aumento
tariffario; viceversa, al di sotto di quel limite si otterrà uno sconto
sulla Tassa Rifiuti. Questa è l’operazione che premia chi differenzia di
più e penalizza chi differenzia di meno. Calcolando che la parte
variabile della tassa corrisponde al 50% del totale, l’importo
complessivo può essere notevolmente abbattuto adottando un comportamento
virtuoso. Eliminare definitivamente i cassonetti e significa passare ad
un sistema generalizzato per cui all’errato conferimento corrisponde
una sanzione; un cassonetto è una contenitore abbandonato in strada, in
cui chiunque può gettare qualsiasi cosa. Ma con la raccolta
differenziata porta a porta ogni mastello ha un responsabile con nome e
cognome.
Quanto è utile, in questa battaglia, l'appoggio di una associazione consumeristica come Konsumer Italia?
Moltissimo. Il confronto con lobby potentissime non è cosa da
affrontarsi in ordine sparso. In questa campagna stiamo cercando di
coinvolgere non solo i cittadini, ma anche i sindacati, i lavoratori, le
amministrazioni e le rappresentanze dei consumatori. Vogliamo
costituire un fronte molto vasto e fare in modo che il nuovo Parlamento
capisca che bisogna cambiare queste leggi e andare verso l’economia
circolare. Non a parole, ma con fatti concreti.
Poteva forse Konsumer Italia non aderire ad una simile iniziativa?
Fonte: Konsumer Italia
(by Nicola)
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