domenica 7 gennaio 2018

"Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare" - L'intervista di 'Konsumer Italia' al coordinatore Massimo Piras



Konsumer Italia aderisce alla campagna “Cambiamo l’Aria” del Movimento Rifiuti Zero.
Intervista al coordinatore Massimo Piras “Abbiamo lanciato tre petizioni: contro l’inquinamento olfattivo, contro inceneritori e discariche e pro raccolta differenziata” 
Alessandra Schofield
Konsumer Italia ha deciso di appoggiare la campagna “Cambiamo l’Aria” del Movimento Rifiuti Zero per l’Economia Circolare. Abbiamo intervistato per voi Massimo Piras, coordinatore del Movimento.
L’impegno pubblico di Piras a sostegno della raccolta differenziata e successivo riciclo dei rifiuti, parte da un “interesse” privato “Io sono un chimico – ci spiega – ed abito a pochi chilometri da Malagrotta”.
Per chi risiede nel Lazio (e per chi si occupa di questioni legate a quella che siamo soliti chiamare spazzatura o immondizia), basterebbero già questi due elementi a spiegare tutto.
A Malagrotta – ex verdeggiante tenuta di circa 240 ettari situata nella Riserva Naturale del Litorale romano, a Castel di Guido – è posizionato il principale sito di stoccaggio a lungo termine dei rifiuti solidi urbani indifferenziati della città di Roma, di parte della sua provincia e dei rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. da parte dell'AMA. Grosso modo 5.000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno e 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni anno; c’è chi dice sia la più grande discarica d’Europa. Evviva.
A circa otto chilometri da questa ridente località, dunque, vive il nostro. Ed inizia ad occuparsi attivamente di rumenta quando a Malagrotta, nel 2008, viene costruito un inceneritore – per fortuna ancora mai entrato in funzione, ma pronto per essere attivato –, iniziando a documentarsi sulle eventuali ricadute per la salute. “È comprovato che le polveri da incenerimento si espandono fino ad un raggio di 150-200 km. La fascia intorno ai 20 km è considerata la zona rossa, quella in cui vengono fatte le indagini epidemiologiche” racconta Piras. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani (dati 2015) i termovalorizzatori operativi in tutta Italia – ma concentrati prevalentemente al Nord – sono 43, circa 60 se si considerano anche quelli momentaneamente inattivi o in fase di smantellamento. Massimo Piras si rende allora conto dell’esistenza di una gran quantità di comitati locali, che ha iniziato ad opporsi già quindici anni fa a questi impianti cercando un’alternativa all’incenerimento tramite l’incentivazione della raccolta differenziata. E qui parte l’idea, che Konsumer Italia ha prontamente condiviso ed abbracciato.
Dott. Piras, cos’è il Movimento Rifiuti Zero?
Il Movimento nasce due anni e mezzo fa. Nel 2013 abbiamo depositato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare “Legge Rifiuti Zero”, tuttora ferma lì, con l’obiettivo di fissare alcuni principi per favorire la riduzione dei rifiuti indifferenziati e la raccolta domiciliare, eliminando l'incenerimento. Vogliamo bloccare gli incentivi all'incenerimento ed alla combustione, promuovendo invece il compostaggio, la raccolta differenziata ed il riciclaggio. Praticamente il contrario rispetto alla direzione presa dal Governo.
In che senso, scusi?
Non tutti sanno che il Dl 133/2016, meglio noto come legge Sblocca Italia, ha previsto un piano nazionale per la costruzione di nuovi inceneritori, il potenziamento dei circa 60 esistenti e la costruzione di altri 12 impianti nuovi al Centro Sud (art. 35). E tutto questo nonostante ormai anche l'Europa si sia orientata verso l'economia circolare, definita come la filiera del riuso e riciclo dei prodotti ed il recupero di materia, evitandone la distruzione, e costruendo a monte beni che siano smontabili e riciclabili in ogni parte. Sblocca Italia va nella direzione diametralmente opposta, perché costruire gli inceneritori significa per esempio bruciare e non riutilizzare la plastica, peraltro con ricadute sanitarie gravissime legate alla combustione di rifiuti tossici.
E quindi qual è la battaglia che state conducendo?
Affermare l'economia circolare, quindi ponendo fine all’incenerimento e alle discariche ed avviando la procedura di riprogettazione dei prodotti per una completa riciclabilità. È chiaramente un processo che non si può compiere in un giorno, la legge stessa prevede un ciclo transitorio di tre o quattro anni per passare da un’economia all'altra. Il nostro è un movimento nazionale, che oggi coinvolge circa tredici regioni italiane, ed è un movimento federato perché vi hanno aderito realtà regionali e coordinamenti regionali di associazioni. Sin dall’inizio dell’iter del Dl Sblocca Italia abbiamo costruito un ricorso per incostituzionalità dell'art. 35 del Decreto Legge, quello appunto sugli inceneritori, tramite il collegio legale che abbiamo costituito insieme all’importante costituzionalista Paolo Maddalena e ad altri avvocati. Il nostro ricorso verrà discusso il prossimo 28 febbraio prossimo. Ma non è certo tutto qui.
Quali sono le altre iniziative in campo?
Noi non lavoriamo solo sulla protesta, ma su una proposta alternativa concreta. Non siamo come quelli che dicono solo no. Lo scorso marzo abbiamo lanciato la campagna “Cambiamo l’Aria”, consistente in tre petizioni che affiancano la battaglia contro lo Sblocca Italia.
Quali sono le tre questioni affrontate?
Una è quella dell'inquinamento olfattivo, volgarmente noto come “puzza”. Un argomento che, guarda un po’, abbiamo scoperto non essere nemmeno trattato dalle normative nazionali. Il Codice Ambiente, d.lgs. 152/2006, non lo definisce né tantomeno si occupa di effettuarne misurazioni al fine anche di porvi eventualmente rimedio o sanzionare i responsabili. L’inquinamento olfattivo è un problema che non riguarda solo gli impianti di incenerimento e le discariche, ma anche gli impianti agricoli e i grandi allevamenti di polli o maiali, che producono emissioni veramente intollerabili per chi abita nelle vicinanze. Parliamo di centinaia di migliaia di cittadini assediati dai miasmi, ed è un tema sconosciuto su cui abbiamo costruito una proposta di legge molto articolata che vuole completare il Codice Ambiente, inserendo le definizioni dell’inquinamento olfattivo, i metodi di campionamento e di misurazione, i limiti di tollerabilità, le sanzioni per gli impianti che emettono sostanze maleodoranti.
La seconda petizione riguarda gli inceneritori e chiediamo non solo l'abrogazione dell'art. 35 di Sblocca Italia, ma anche – ed è il tema centrale – l’eliminazione degli incentivi a metodologie di trattamento dei rifiuti quali termovalorizzatori, impianti a biogas ed impianti a biomassa. Si tratta di strutture che godono immotivatamente dell’incentivazione pubblica: la poca energia che producono viene assimilata all’energia da fotovoltaico, mentre in realtà utilizzano fonti non rinnovabili. Abbiamo inserito nella petizione anche l’imposizione Waste Tax sugli inceneritori, come avviene per le discariche, in quanto sono a tutti gli effetti impianti di smaltimento.
La terza petizione infine è relativa all’incentivazione della raccolta differenziata porta a porta. Un’indagine Antitrust ha evidenziato, nel 2016, che il Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) non copre – così come pensavamo – tutti i costi legati alla raccolta ed al riciclo dei contenitori in plastica, ma solo il 20%. Ciò si deve ad una modifica al Codice Ambiente introdotta dal recentemente scomparso ex Ministro Matteoli in base alla quale gli industriali Conai sono tenuti a sostenere solo i maggiori oneri. A dispetto dunque anche delle pubblicità progresso del Consorzio, dalle quali sembra che i cittadini siano completamente sollevati da qualunque costo, accade l’80% degli oneri sia invece a carico degli inconsapevoli consumatori. I comuni percepiscono una miseria e non riescono a finanziare la raccolta porta a porta.
Economia circolare significa esclusivamente occuparsi dei rifiuti?
No. Occuparsi di economia circolare vuol dire trattare anche il tema dell'energia, del cibo, della mobilità, di tutto ciò che contribuisce all'inquinamento ed al consumo di risorse importanti.
Dal suo punto di vista, qual è il livello di consapevolezza dei cittadini-consumatori sulla raccolta differenziata?
Non ancora quello che dovrebbe essere. Il massimo livello di consapevolezza si raggiunge quando si corrisponde ai cittadini un riconoscimento concreto del comportamento virtuoso, facendo comprendere che possono arrivare a pagare la metà di quanto pagano attualmente per la Tassa Rifiuti ed avere al tempo stesso una situazione ambientale pulita e non contaminata. Serve, naturalmente un’azione di sensibilizzazione a monte da parte delle amministrazioni comunali, nelle scuole e nei quartieri, spiegando esattamente in cosa consiste la raccolta differenziata e come conferire i rifiuti nella maniera corretta. Ma le stesse amministrazioni comunali devono mettere in condizione i residenti e gli operatori commerciali di effettuare la differenziazione, fornendo contenitori condominiali o individuali rigidi e provvisti di coperchio.
Cos’è la tariffazione puntuale?
È il passaggio finale di un’amministrazione evoluta. Una volta completata l’estensione del porta a porta su tutto il territorio si deve passare alla tariffazione puntuale: agli utenti vengono distribuiti mastelli o sacchetti, muniti di microchip, per i rifiuti non riciclabili (o rifiuto secco), che vengono successivamente pesati o contati in termini di numero di sacchi conferiti. Al conferimento di una quantità superiore rispetto ad un limite prefissato corrisponderà un aumento tariffario; viceversa, al di sotto di quel limite si otterrà uno sconto sulla Tassa Rifiuti. Questa è l’operazione che premia chi differenzia di più e penalizza chi differenzia di meno. Calcolando che la parte variabile della tassa corrisponde al 50% del totale, l’importo complessivo può essere notevolmente abbattuto adottando un comportamento virtuoso. Eliminare definitivamente i cassonetti e significa passare ad un sistema generalizzato per cui all’errato conferimento corrisponde una sanzione; un cassonetto è una contenitore abbandonato in strada, in cui chiunque può gettare qualsiasi cosa. Ma con la raccolta differenziata porta a porta ogni mastello ha un responsabile con nome e cognome.
Quanto è utile, in questa battaglia, l'appoggio di una associazione consumeristica come Konsumer Italia?
Moltissimo. Il confronto con lobby potentissime non è cosa da affrontarsi in ordine sparso. In questa campagna stiamo cercando di coinvolgere non solo i cittadini, ma anche i sindacati, i lavoratori, le amministrazioni e le rappresentanze dei consumatori. Vogliamo costituire un fronte molto vasto e fare in modo che il nuovo Parlamento capisca che bisogna cambiare queste leggi e andare verso l’economia circolare. Non a parole, ma con fatti concreti.
Poteva forse Konsumer Italia non aderire ad una simile iniziativa?

Fonte: Konsumer Italia

(by Nicola)

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