Sit-in
a Roma il 14, D'Alfonso mobiliti gli altri presidenti delle regioni, i
parlamentari e i sindaci per essere a Roma assieme ai cittadini.
"Fermare Ombrina con il Parco marino da istituire in pochi giorni in Consiglio regionale. Il referendum purtroppo non è lo strumento per bloccare questo progetto visto che la conferenza dei servizi è stata fissata per il 14 ottobre. Un eventuale voto referendario nella primavera 2016 non avrebbe valore retroattivo. Non si possono cercare soluzioni con i buoi già scappati, il presidente D'Alfonso non provi a scaricare sui cittadini abruzzesi con la beffa di arrivare in ritardo scelte che sono state fatte dal proprio partito" così il Coordinamento No Ombrina commenta la notizia relativa all'iter di approvazione del progetto Ombrina giunto ormai alla fase finale.
Il Coordinamento No Ombrina ritiene quindi indispensabile approvare entro la prima settimana di ottobre il progetto di legge che è stato elaborato dal Coordinamento per far nascere il Parco marino regionale denominato "Trabocchi del chietino". Sarebbe esteso esclusivamente nel tratto di mare di fronte ai comuni di S. Vito Chietino e Rocca S. Giovanni, per circa 6 miglia. Un'area protetta in cui scatterebbero i vincoli di salvaguardia come quello di non alterare l'ambiente e i fondali, del tutto coerente con l'istituzione da parte statale del Parco nazionale della Costa teatina nella parte terrestre (a). Evidenziamo, tra l'altro, che la Regione Calabria ha istituito nel 2008 ben 5 parchi marini che sono tuttora vigenti. Il Governo Renzi potrebbe cercare di impugnare la norma davanti alla Corte Costituzionale ma dovrà dimostrare che la salvaguardia ambientale e paesaggistica, tutelati dalla Costituzione, sono subordinati alla sete di profitto di alcuni petrolieri stranieri.
Il Coordinamento No Ombrina chiede ai cittadini di mobilitarsi per essere presenti con un sit-in davanti al Ministero il 14 ottobre. Riteniamo che il Presidente D'Alfonso debba portare l'intera giunta a Roma e invitare a parteciparvi tutti i consiglieri regionali, tutti i parlamentari e i sindaci a stare assieme ai cittadini. I pullman dovrebbero essere messi a disposizione dalle istituzioni se vogliono veramente tutelare gli interessi del popolo abruzzese.
Chiediamo, altresì, che il Presidente D'Alfonso e il presidente Di Pangrazio invochino la solidarietà alle altre regioni, a partire da quelle che hanno votato i referendum, affinché vengano a manifestare a Roma il proprio dissenso contro le trivelle che rischiano di materializzarsi in mare ben prima dell'eventuale voto. Un incidente grave ad Ombrina causerebbe il tracollo dell'economia turistica italiana come è accaduto per interi stati nel Golfo del Messico. Sarà un modo per "testare" la reale volontà degli esponenti locali del PD di opporsi alle politiche di Renzi prima che sia troppo tardi.
Il Coordinamento No Ombrina da luglio aveva espresso forti dubbi su questa ipotesi referendaria sia per quanto riguarda l'efficacia nella risoluzione concreta del problema Ombrina sia per il metodo seguito soprattutto per il rischio di non raggiungere il quorum in assenza di altri quesiti referendari su temi di richiamo come scuola e lavoro. Il Coordinamento, ritenendo il referendum uno strumento importante ma da usare con estrema attenzione, sta contribuendo con convinzione ad un percorso con gli altri movimenti che in Italia si occupano, appunto, di ambiente, lavoro e scuola. L'attuale quesito referendario per quanto riguarda il mare su 88 procedimenti per il rilascio di nuove concessioni andrebbe a colpirne 31 (b), quelle poste all'interno delle 12 miglia. Tutte le altre, oltre le 12 miglia e fino alle linee di delimitazione con gli altri stati, rimarrebbero intonse. Inoltre di queste 31 concessioni solo 8 ricadono interamente dentro le 12 miglia mentre ben 23 sarebbero riperimetrate con l'eventuale raggiungimento del quorum di 26 milioni di votanti. In sintesi, su 88 procedimenti in itinere nei mari italiani ne sarebbero bloccati completamente 8, che scenderebbero a 7 se venisse approvata Ombrina prima del voto. Anche l'altro grande progetto in fase molto avanzata, Vega B in Sicilia, potrebbe veder concluso l'iter prima del referendum. Non vorremmo che, con la crisi del prezzo del petrolio che ostacola nuovi investimenti in ricerca in tutto il mondo, alla fine, una volta "sistemati" questi due grandi progetti su cui Rockhopper ed Edison devono rientrare degli investimenti già fatti, si possa cercare di placare gli animi dei cittadini preoccupati presentando un taglio ad una quota limitata delle concessioni entro le 12 miglia come la salvezza dei mari italiani dalle trivelle. Le piattaforme già programmate continuerebbero ad arrivare da 12,1 miglia in poi e le concessioni rimarrebbero immutate con nuovi progetti petroliferi che potrebbero essere autorizzati non appena il prezzo del petrolio dovesse aumentare. Per quanto riguarda i quesiti relativi alla terraferma, essi hanno sostanzialmente per oggetto la partecipazione delle regioni nell'iter autorizzativo degli interventi. In caso di vittoria referendaria o di accordo con il governo (in questo caso il referendum non si svolgerebbe) ci sarebbe un miglioramento della situazione che, però, non porterebbe di per sé ad un blocco dei progetti di ricerca ed estrazione.
Appare singolare che a salire improvvisamente sulle barricate, almeno sulla carta, siano per la stragrande maggioranza le regioni guidate dal PD che è il partito di governo. Basterebbero i deputati e i senatori di maggioranza provenienti da quelle regioni per cambiare le norme senza svestirsi delle proprie responsabilità passando il cerino ai cittadini. Non è rassicurante l'esempio della Regione Marche che il 15 luglio 2015 ha dato parere favorevole alla piattaforma Bianca-Luisella ed ora guida il fronte referendario delle regioni con un ex assessore e candidato a sindaco del PD di Falconara sede di una delle più grandi raffinerie di petrolio del paese. Non vorremmo che tra tanti strateghi dell'ultima ora si nasconda in realtà la tattica di un unico soggetto, l'inquilino di Palazzo Chigi.
SEGRETERIA COORDINAMENTO NO OMBRINA 2015
(a) Le regioni infatti, hanno competenza sul demanio marittimo entro le 12 miglia tranne per il rilascio di licenze nel settore energetico. In questo caso l'intervento è volto a tutelare l'ambiente secondo le prerogative concesse alle regioni da parte dello Stato stesso con la Legge sui parchi 394/1991 e con il Decreto legislativo 112/1998 sul riparto delle competenze tra stato e regioni. Ricordiamo che anche in terraferma lo Stato ha la competenza sul rilascio delle concessioni relative agli idrocarburi ma non per questo le regioni non possono istituire aree protette regionali addirittura su concessioni già esistenti con tutti i vincoli conseguenti.
(b) secondo i dati forniti dall'assessore all'ambiente abruzzese in un documento di agosto 2015.
"Fermare Ombrina con il Parco marino da istituire in pochi giorni in Consiglio regionale. Il referendum purtroppo non è lo strumento per bloccare questo progetto visto che la conferenza dei servizi è stata fissata per il 14 ottobre. Un eventuale voto referendario nella primavera 2016 non avrebbe valore retroattivo. Non si possono cercare soluzioni con i buoi già scappati, il presidente D'Alfonso non provi a scaricare sui cittadini abruzzesi con la beffa di arrivare in ritardo scelte che sono state fatte dal proprio partito" così il Coordinamento No Ombrina commenta la notizia relativa all'iter di approvazione del progetto Ombrina giunto ormai alla fase finale.
Il Coordinamento No Ombrina ritiene quindi indispensabile approvare entro la prima settimana di ottobre il progetto di legge che è stato elaborato dal Coordinamento per far nascere il Parco marino regionale denominato "Trabocchi del chietino". Sarebbe esteso esclusivamente nel tratto di mare di fronte ai comuni di S. Vito Chietino e Rocca S. Giovanni, per circa 6 miglia. Un'area protetta in cui scatterebbero i vincoli di salvaguardia come quello di non alterare l'ambiente e i fondali, del tutto coerente con l'istituzione da parte statale del Parco nazionale della Costa teatina nella parte terrestre (a). Evidenziamo, tra l'altro, che la Regione Calabria ha istituito nel 2008 ben 5 parchi marini che sono tuttora vigenti. Il Governo Renzi potrebbe cercare di impugnare la norma davanti alla Corte Costituzionale ma dovrà dimostrare che la salvaguardia ambientale e paesaggistica, tutelati dalla Costituzione, sono subordinati alla sete di profitto di alcuni petrolieri stranieri.
Il Coordinamento No Ombrina chiede ai cittadini di mobilitarsi per essere presenti con un sit-in davanti al Ministero il 14 ottobre. Riteniamo che il Presidente D'Alfonso debba portare l'intera giunta a Roma e invitare a parteciparvi tutti i consiglieri regionali, tutti i parlamentari e i sindaci a stare assieme ai cittadini. I pullman dovrebbero essere messi a disposizione dalle istituzioni se vogliono veramente tutelare gli interessi del popolo abruzzese.
Chiediamo, altresì, che il Presidente D'Alfonso e il presidente Di Pangrazio invochino la solidarietà alle altre regioni, a partire da quelle che hanno votato i referendum, affinché vengano a manifestare a Roma il proprio dissenso contro le trivelle che rischiano di materializzarsi in mare ben prima dell'eventuale voto. Un incidente grave ad Ombrina causerebbe il tracollo dell'economia turistica italiana come è accaduto per interi stati nel Golfo del Messico. Sarà un modo per "testare" la reale volontà degli esponenti locali del PD di opporsi alle politiche di Renzi prima che sia troppo tardi.
Il Coordinamento No Ombrina da luglio aveva espresso forti dubbi su questa ipotesi referendaria sia per quanto riguarda l'efficacia nella risoluzione concreta del problema Ombrina sia per il metodo seguito soprattutto per il rischio di non raggiungere il quorum in assenza di altri quesiti referendari su temi di richiamo come scuola e lavoro. Il Coordinamento, ritenendo il referendum uno strumento importante ma da usare con estrema attenzione, sta contribuendo con convinzione ad un percorso con gli altri movimenti che in Italia si occupano, appunto, di ambiente, lavoro e scuola. L'attuale quesito referendario per quanto riguarda il mare su 88 procedimenti per il rilascio di nuove concessioni andrebbe a colpirne 31 (b), quelle poste all'interno delle 12 miglia. Tutte le altre, oltre le 12 miglia e fino alle linee di delimitazione con gli altri stati, rimarrebbero intonse. Inoltre di queste 31 concessioni solo 8 ricadono interamente dentro le 12 miglia mentre ben 23 sarebbero riperimetrate con l'eventuale raggiungimento del quorum di 26 milioni di votanti. In sintesi, su 88 procedimenti in itinere nei mari italiani ne sarebbero bloccati completamente 8, che scenderebbero a 7 se venisse approvata Ombrina prima del voto. Anche l'altro grande progetto in fase molto avanzata, Vega B in Sicilia, potrebbe veder concluso l'iter prima del referendum. Non vorremmo che, con la crisi del prezzo del petrolio che ostacola nuovi investimenti in ricerca in tutto il mondo, alla fine, una volta "sistemati" questi due grandi progetti su cui Rockhopper ed Edison devono rientrare degli investimenti già fatti, si possa cercare di placare gli animi dei cittadini preoccupati presentando un taglio ad una quota limitata delle concessioni entro le 12 miglia come la salvezza dei mari italiani dalle trivelle. Le piattaforme già programmate continuerebbero ad arrivare da 12,1 miglia in poi e le concessioni rimarrebbero immutate con nuovi progetti petroliferi che potrebbero essere autorizzati non appena il prezzo del petrolio dovesse aumentare. Per quanto riguarda i quesiti relativi alla terraferma, essi hanno sostanzialmente per oggetto la partecipazione delle regioni nell'iter autorizzativo degli interventi. In caso di vittoria referendaria o di accordo con il governo (in questo caso il referendum non si svolgerebbe) ci sarebbe un miglioramento della situazione che, però, non porterebbe di per sé ad un blocco dei progetti di ricerca ed estrazione.
Appare singolare che a salire improvvisamente sulle barricate, almeno sulla carta, siano per la stragrande maggioranza le regioni guidate dal PD che è il partito di governo. Basterebbero i deputati e i senatori di maggioranza provenienti da quelle regioni per cambiare le norme senza svestirsi delle proprie responsabilità passando il cerino ai cittadini. Non è rassicurante l'esempio della Regione Marche che il 15 luglio 2015 ha dato parere favorevole alla piattaforma Bianca-Luisella ed ora guida il fronte referendario delle regioni con un ex assessore e candidato a sindaco del PD di Falconara sede di una delle più grandi raffinerie di petrolio del paese. Non vorremmo che tra tanti strateghi dell'ultima ora si nasconda in realtà la tattica di un unico soggetto, l'inquilino di Palazzo Chigi.
SEGRETERIA COORDINAMENTO NO OMBRINA 2015
(a) Le regioni infatti, hanno competenza sul demanio marittimo entro le 12 miglia tranne per il rilascio di licenze nel settore energetico. In questo caso l'intervento è volto a tutelare l'ambiente secondo le prerogative concesse alle regioni da parte dello Stato stesso con la Legge sui parchi 394/1991 e con il Decreto legislativo 112/1998 sul riparto delle competenze tra stato e regioni. Ricordiamo che anche in terraferma lo Stato ha la competenza sul rilascio delle concessioni relative agli idrocarburi ma non per questo le regioni non possono istituire aree protette regionali addirittura su concessioni già esistenti con tutti i vincoli conseguenti.
(b) secondo i dati forniti dall'assessore all'ambiente abruzzese in un documento di agosto 2015.
(by Nicola)
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