Questo il tema
che verrà affrontato a partire da oggi e fino a venerdì 24 gennaio a
Davos dalle cosiddette «élite».
Sostenibilità dunque, al primo punto dell’agenda dei lavori
il problema dei mutamenti climatici, ma anche il rallentamento economico
e la crisi della globalizzazione con la conseguente crescita dei
sentimenti definiti «anti-sistema».
Ovviamente il focus verrà concentrato anche sulle crisi regionale che
negli ultimi mesi ha alimentato le tensioni. In questo senso si attende
l’intervento del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.
Parteciperanno in qualità di ospiti l’attivista ambientalista svedese
Greta Thunberg e il presidente della Commissione europea Ursula Von
der Leyen, mentre – almeno al momento in cui va in pagina questo
articolo – non aveva ancora confermato la sua presenza il presidente
brasiliano Jair Bolsonaro, tra i capofila degli oltranzisti non-decarbonizzatori.
Non sono poche le contraddizioni evidenti, tra tutte le
disuguaglianze causate dalla redistribuzione del reddito, infatti, oltre
l’80% della ricchezza generata nel mondo è posseduta soltanto dall’1%
della popolazione del pianeta.
Al riguardo la ong Oxfam renderà noti i dati su tali disuguaglianze
nel suo tradizionale Rapporto diffuso in occasione del vertice.
Se buona parte degli incontri verteranno su problematiche legate al
valore economico e all’inclusione in esso di diversi fattori (quali il
benessere), uno dei convitati di pietra sarà la crisi della
multilateralità, accentuata dalle recenti politiche protezionistiche
sfociate in una perniciosa guerra commerciale.
Uno scontro che vede protagoniste le maggiori
economie mondiali, cioè Usa e Cina, entrambe afflitte da propri seri
problemi, in una fase storica che registra tassi d’interesse negativi in
Europa e pessimismo sul futuro dei rapporti tra i maggiori attori
nell’arena internazionale.
Nel mondo si vanno ridefinendo le linee di faglia e, di pari passo
alla politica protezionistica dell’Amministrazione in carica a
Washington, si vanno delineando nuove aggregazioni su porzioni enormi
dei mercati mondiali, una risposta fisiologica alla chiusura al
multilateralismo degli americani.
Il domani sarà asiatico – sarebbe auspicabile che sia anche europeo –
e, chissà se il dollaro riuscirà a rimanere ancora un po’ la moneta di
riferimento internazionale, finanziando così il gigantesco debito
americano, magari senza provocare eccessivi traumi in giro per il mondo.
Per l’ex elemento apicale del Fondo monetario internazionale
Christine Lagarde, domani sarà il secondo debutto ufficiale come
presidente della Banca centrale europea. Anche su di lei si concentrano
le attenzioni, poiché dalle sue parole si cercherà di carpirne gli
indirizzi della futura politica di Francoforte.
A Davos anche la direttrice del Fondo monetario internazionale
Kristalina Georgieva e il suo capo economista Gita Gopinath, inoltre
sarà presente il finanziere Soros e il fondatore di Huawei Ren Zhengfei, dal quale si attendono risposte sulle supposte minacce
alla sicurezza e alla privacy poste dalle strutture del 5G cinesi.
Crescita sostenibile significa ambiente e la
diciassettenne “persona dell’anno” Greta Thunberg tornerà sicuramente
con vigore sulle relative tematiche, principalmente la possibile
transizione verso un’economia più verde, guadagnandosi la scena
mediatica.
Fonte: insidertrend.it
(by nicola)
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