Immaginate un ciclo di incontri formativi per consolidare la preparazione del personale scolastico sul cambiamento climatico, sul ciclo dei rifiuti, sulla bonifica dei siti contaminati e sull’efficienza energetica.
Un’ottima iniziativa, un’idea che modernizza quella scuola italiana
troppo spesso ancorata ai vecchi canoni educativi e che stenta a
mettersi al passo coi tempi, giusto? Adesso mettete l’ENI a condurre quegli incontri formativi. Vi sembra ancora una trovata intelligente? Probabilmente no.
Eppure accade anche questo, nella scuola italiana che l’ex ministro Fioramonti aveva intenzione di rivoluzionare. Succede che l’Associazione Nazionale
dei Presidi, in collaborazione con l’ente formativo Dirscuola organizzi
un ciclo di seminari sulla sostenibilità ambientale e ne affidi lo
svolgimento al colosso degli idrocarburi ENI. Che è un po’ come invitare
il capo dell’ISIS a parlare di pacifismo: siamo lì. Come possa una
follia del genere essere stata avallata dal MIUR non è dato saperlo, ma
le implicazioni sono piuttosto chiare e descrivibili con un solo
termine: greenwashing.
“L’iniziativa nasce dall’esigenza di formare il personale docente
delle scuole di ogni ordine e grado che, dall’anno scolastico
2020/2021, avrà nei programmi scolastici l’educazione civica come
materia di studio obbligatoria, con la necessità di svolgere in classe
33 ore complessive di lezione. I programmi faranno riferimento
all’articolo 2 della legge 92/2019, che recita: l’educazione civica
sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione
Italiana e delle istituzioni dell’Unione Europea per sostanziare, in
particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità,
cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla
salute e al benessere della persona”, si legge nel comunicato. Dopo
il primo incontro, svolto a Roma il 21 gennaio, il corso di ENI farà
tappa a Milano, Bologna, Cuneo, Palermo, Napoli, Ancona e Bari, per
concludersi alla fine di febbraio.
Se è questo l’indirizzo del Ministero al riguardo di un profilo
formativo di tale rilevanza, quale appunto l’educazione ambientale,
risulta palesemente chiaro come mai nei programmi del Governo non ci sia
uno straccio di idea o visione sulla transizione energetica, sulla neutralità climatica e sulla tutela ambientale.
Altrettanto chiara appare poi la decisione di non intervenire con il
taglio dei sussidi alle fonti fossili, pure giurato e spergiurato dal
Governo in tempi di crisi climatica, movimenti di massa e
raccomandazioni ONU. Ma andare a braccetto con ENI e pretendere di farne
l’araldo della formazione sul cambiamento climatico è, oltre che
ridicolo, persino oltraggioso nei confronti di un’istituzione, la scuola italiana, che rappresenta un pilastro della società presente e futura.
“Quando, come Teachers for Future Italia, abbiamo appreso dal
Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che, dal prossimo anno
scolastico, l’Italia sarebbe diventato il primo Paese al mondo a rendere
obbligatorio, per gli studenti, lo studio del cambiamento climatico, abbiamo accolto positivamente la notizia ma
abbiamo anche detto chiaramente che sarebbe stato necessario
rivoluzionare totalmente il ruolo che ha la scuola nella nostra società,
nel senso che essa non poteva più permettersi di riprodurre il modello
di sviluppo dominante. Oggi apprendiamo, con vivo sconcerto, da
un comunicato presente sul sito dell’Associazione Nazionale Presidi
(ANP), che il Presidente Antonello Giannelli, e lo chief services &
stakeholder relations officer ENI, Claudio Granata, hanno presentato
ieri presso la sede ENI di Roma, il programma congiunto di incontri sui
temi della sostenibilità ambientale dedicato alle scuole italiane.
In breve, ENI e ANP organizzeranno in tutta Italia dei seminari
sulle tematiche ambientali, per affiancare le scuole e formare i docenti
supportandone la capacità progettuale. Insomma anziché
rilanciare la scuola, come modello di organizzazione che si basa
sull’applicazione di un nuovo paradigma ecologico, ci sono Dirigenti
Scolastici che consentono ad ENI addirittura di formare i docenti sulle
tematiche ambientali.
Come Teachers For Future Italia non possiamo che prendere le distanze da questa iniziativa che
coinvolge una delle grandi aziende mondiali che causano cambiamento
climatico e contaminazione del pianeta attraverso l’estrazione senza
limiti dei combustibili fossili, che è già stata riconosciuta
responsabile di immani disastri ambientali, corruzione, sfruttamento dei
Paesi poveri e che tenta di dipingere di verde la sua sua anima nera
attraverso costante e pressante attività di greenwashing; non possiamo
che invitare i docenti a boicottare l’iniziativa, perché ENI è e resta
il simbolo assoluto del sistema che anche come docenti vogliamo
modificare per ottenere giustizia climatica e ambientale e combattere
l’ecocidio”.
Con un duro comunicato di condanna il collettivo di insegnanti Teachers For Future Italia
ha inteso reagire a questa collusione d’intenti di gravità inaudita.
Dopo aver messo le loro mani sulle fonti fossili, sugli ecosistemi,
sugli habitat marini e terrestri, sulla flora e sulla fauna, e spesso
anche sugli interessi politici, non si può consentire che ENI si
impossessi anche delle reti del sapere e della conoscenza per
propagandare un modello di sviluppo fasullo e coercitivo. Il Ministero e
l’Associazione Nazionale dei Presidi che hanno permesso un simile
scempio farebbero meglio a scusarsi, chiarire e a coinvolgere nella
scuola italiana quei movimenti per la giustizia climatica come Fridays For Future che contro ENI combattono, anziché stringere mani.
Fonte: Pensiero libero
(by nicola)
Nessun commento:
Posta un commento