La notizia, tra le peggiori che si possano immaginare, è che
l’Amazzonia, il polmone verde di tutta la terra, che produce il 20%
dell’ossigeno dell’atmosfera, sta bruciando ed ha già prodotto un
deserto più grande della Germania.
Infatti questo terribile avvenimento, sommato alla distruzione delle
foreste siberiane e allo scioglimento dei ghiacciai della calotta polare
e della Groenlandia, condiziona la vita dell’intero pianeta.
I governi, o negano platealmente gli effetti perniciosi di questi
eventi, come il presidente del Brasile Bolsonaro, o si disinteressano
completamente di essi.
Per frenare la distruzione della vita, nostra e del pianeta, occorre
eliminare le cause del disastro. E le cause si riassumono in un solo
fatto: la diffusione tra i governi e nell’immaginario collettivo che ciò
che conta non è vita individuale e globale, cioè lo sviluppo materiale e
spirituale della persona umana e della società, ma consiste
nell’accumulare danaro nelle mani rapaci delle multinazionali e della
finanza.
Oggi pensare al bene comune non è più un’espressione generica:
significa pensare in concreto al bene dell’umanità intera e del pianeta
in cui viviamo.
In Italia il programma di governo, che dovrà essere redatto a
conclusione dell’attuale crisi, dovrà mettere in primo piano la tutela
dei beni comuni, cioè dei beni indispensabili per assicurare i diritti
fondamentali di tutti e combattere con la forza del diritto e cioè
procedendo alle necessarie nazionalizzazioni dei servizi pubblici
essenziali e delle fonti di energia (art. 43 Cost.), gli effetti nefasti
del libero mercato, attraverso il quale uomini senza scrupoli non
tengono in alcun conto la vita dei singoli e del pianeta pur di
accumulare danaro.
Per quanto riguarda il nostro paese un primo passo in questa
direzione è stato già compiuto da autorevoli parlamentari, i quali sulla
base di una loro personale dirittura morale, hanno proposto la difesa
innanzitutto dello sviluppo della vita individuale e globale.
Si tratta della proposta di legge dell’Onorevole Stefano Fassina e
del disegno di legge della Senatrice Paola Nugnes ed altri, i quali
prevedono la tutela dei beni comuni e una interpretazione
costituzionalmente orientata delle norme del codice civile riguardanti
la proprietà privata, alla luce degli articoli 41 e 42 della
Costituzione, le quali subordinano l’interesse del proprietario
all’utilità sociale e alla funzione sociale della proprietà.
Sarebbe sufficiente l’approvazione dei queste due leggi per porre un
freno reale ed efficiente alla ingordigia dei sostenitori dell’attuale
sistema economico predatorio neoliberista, che verrebbe automaticamente
rimpiazzato dal benefico sistema economico produttivo di stampo
keynesiano.
Qualche accenno a questa problematica è in uno dei 10 punti
presentati dai 5 Stelle per l’accordo con il PD. L’ordine di importanza
degli interessi impone che questi argomenti figurino al primo posto
delle trattative, trattandosi della tutela della vita degli individui e
del pianeta terra.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
(by Nicola)
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