Noi
sottoscritti, donne e uomini, responsabili di legislazioni e di
governi, donne e uomini di scienze, di lettere, di arti, diversi per
religione, storia, formazione spirituale, ma tutti donne e uomini di
pace, Consapevoli dei gravissimi rischi, da cui la civile convivenza
è minacciata nella gran parte del pianeta a causa della crescente
erosione che la democrazia e lo stesso Statodi
diritto stanno subendo nei paesi cosiddetti «democratici»,
Profondamente
preoccupati perché gravissime e sempre più frequenti violazioni del
comune corredo giuridico, costitutivo della vita civile nelle aree
del mondo occidentale e della cosiddetta «primavera araba»,
colpiscono l’autentica democrazia politica e producono l’aumento
dei conflitti e della povertà diffusa e sconvolgono pacifici ordini
sociali, avvertiamo l’impellenza di un’azione politica capace di
riportare la vita degli Statidemocratici
all’altezza dei principi ispiratori e delle norme con essi
coerenti, in un ripristinato quadro di costituzionalità interna e
internazionale.
Si
tratta di riprogettare con iniziative concrete una legalità
democratica tendenzialmente universale.
A
tanto ovviamente non serve rispolverare vecchi e fallimentari ricorsi
alla forza, produttivi solo di nuove dolorose lacerazioni.
Noi
fermamente crediamo che nel diritto, e solo in esso, è la chiave
della pace.
Una
nuova politica del diritto si articola in una serie di azioni da
progettare con aperto spirito critico e da praticare con solidali
volontà.
Il
primo punto di una tale iniziativa politica, quello che tutti gli
altri regge, è la convinzione che uno Stato non è democratico, se
la conoscenza è di uno, di pochi o magari di molti, ma non di tutti.
Se democrazia è il poter e del popolo, e si è impotenticioè
si è incapaci di decidere correttamente se non si sa, è evidente
che il popolo, cioè tutti i cittadini, hanno il diritto di sapere.
Il
secondo punto è l’esistenza della capacità di conoscere, cioè di
poter ricevere le informazioni, di poter selezionare criticamente e
valutare adeguatamente l’informazione, in modo da decidere nel modo
più corretto. Ciò significa che fondamentale è una forte
iniziativa per aiutare tutti, nessuno escluso, nel lavoro per
affinare la propria capacità conoscitiva. La lotta per un sistema
serio della formazione intellettuale aperto a tutti e il
rafforzamento degli strumenti di diffusione delle informazioni è
azione preliminare all’affermazione del diritto.
Il
terzo punto è che i poteri in possesso dell’informazione
essenziale per le decisioni popolari si dispongano a fornirle. Qui la
nostra iniziativa ha di mira le massime autorità internazionali, gli
Stati, le organizzazioni e gl’individui detentori delle
informazioni. E’ questa una sfida molto difficile, da sostenere con
la forza paziente della discussione a tutti i livelli. Si tratta di
battere il vecchio dogma del poteresovrano,
la cosiddetta «ragione di Stato», e di ridurne la pretesa entro i
limiti più ragionevolmente ristretti, sopprime rla
per le situazioni interne dello Stato, stabilirnele
prescrizioni. Ma la campagna contro la «ragione di Stato» deve,
ancor più dei «segreti» del passato, portare massimamente alla
luce le ragioni oggettive, favorevoli e contrarie, alle decisioni da
prendere. Quel che dopo tutto più conta non è condannare
l’irrevocabile passato, ma «conoscere per deliberare» il futuro
possibile.
Soltanto
uno Stato, che riconosca anche il diritto dei cittadini alla
conoscenza, può aspirare ad essere considerato propriamente
uno Stato di diritto.
Noi
sottoscritti siamo fermamente convinti che gli abitatori del mondo,
se conosceranno le effettive poste in gioco e soprattutto le reali
condizioni della partita,molto probabilmente sapranno prendere le
decisioni opportune per scongiurare le incombenti minacce. Perciò,
in ragionata convergenza con il manifesto appello di 113 Premi Nobel
contro lo sterminio per fame, sete e guerre nel mondo, noi ad esso
affianchiamo l’appello contro l’infame rifiuto d’informare,
contro gl’inganni della conoscenza negata.
Questo
appello impegna innanzitutto noi stessi, ciascuno per le proprie
responsabilità nella vita civile, a promuovere con tutte le
iniziative possibili, innanzitutto nella sede delle Nazioni Unite, la
transizione verso lo Stato democratico e federalista, fondato
sull’universale diritto alla conoscenza
Fonte: PR
(by Nicola)
Fonte: PR
(by Nicola)
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