mercoledì 22 aprile 2015

I magistrati sono anche scienziati?



La crisi di autorevolezza e credibilità che ha minato scienza e conoscenza ha dei caratteri peculiari, ma si inserisce in alcuni contesti più ampi dei quali è necessario tenere conto.
Il primo è la sfiducia che rende le istituzioni oggetto di una critica feroce e sostanziale, al punto che i meccanismi dell’”espressione sociale del dissenso” paiono ormai di gran lunga quelli di maggior successo. Questo meccanismo pervade molti aspetti della vita pubblica: dalla secolarizzazione religiosa alla perdita di autorevolezza delle ideologie e delle istituzioni politiche, fino alle decisioni della magistratura, e non risparmia certo i campi scientifico e tecnologico. Su temi come il caso Stamina, i timori legati alle vaccinazioni e il riconoscimento scientifico dell’omeopatia, qui illustrati, e in molte altre controversie la mancanza di fiducia nelle autorità competenti emerge come un varco nel quale si può inserire qualunque tesi complottistica o scorciatoia millantata.
Un elemento da considerare è poi l’articolazione dei soggetti sociali interessati – mondo accademico e della ricerca, decisori politici, amministratori, finanziatori pubblici e privati e cittadini – legati da un rapporto complesso che rende ancor più essenziale il ruolo di volano e amplificatore svolto dai mezzi di comunicazione. In tale contesto acquisisce particolare rilievo l’ingresso in campo della magistratura quale organo dirimente e decisionale su tematiche che prevedono precise competenze disciplinari, questione deflagrata con il processo alla Commissione Grandi Rischi e che andrebbe risolta mediante una collaborazione più organica e strutturata tra autorità giudiziaria e organismi scientifici deputati.

Fonte: Formiche

(by Nicola)

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