La crisi di autorevolezza e credibilità che ha minato scienza e
conoscenza ha dei caratteri peculiari, ma si inserisce in alcuni
contesti più ampi dei quali è necessario tenere conto.
Il primo è la sfiducia che rende le istituzioni oggetto di una
critica feroce e sostanziale, al punto che i meccanismi
dell’”espressione sociale del dissenso” paiono ormai di gran lunga
quelli di maggior successo. Questo meccanismo pervade molti aspetti
della vita pubblica: dalla secolarizzazione religiosa alla perdita di
autorevolezza delle ideologie e delle istituzioni politiche, fino alle
decisioni della magistratura, e non risparmia certo i campi scientifico e
tecnologico. Su temi come il caso Stamina, i timori legati alle
vaccinazioni e il riconoscimento scientifico dell’omeopatia, qui
illustrati, e in molte altre controversie la mancanza di fiducia nelle
autorità competenti emerge come un varco nel quale si può inserire
qualunque tesi complottistica o scorciatoia millantata.
Un elemento da considerare è poi l’articolazione dei soggetti sociali
interessati – mondo accademico e della ricerca, decisori politici,
amministratori, finanziatori pubblici e privati e cittadini – legati da
un rapporto complesso che rende ancor più essenziale il ruolo di volano e
amplificatore svolto dai mezzi di comunicazione. In tale contesto
acquisisce particolare rilievo l’ingresso in campo della magistratura
quale organo dirimente e decisionale su tematiche che prevedono precise
competenze disciplinari, questione deflagrata con il processo alla
Commissione Grandi Rischi e che andrebbe risolta mediante una
collaborazione più organica e strutturata tra autorità giudiziaria e
organismi scientifici deputati.
Fonte: Formiche
(by Nicola)
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