Sono ormai quasi quindici anni
che mi occupo di studi sulla corruzione ma da quando ho fondato
Co.Re.A. oltre alla teoria mi sono imbattuto mio malgrado anche nelle
vicissitudini di tutti i giorni. Negli ultimi tre anni ho potuto
verificare più volte il marcio che c'è nel sistema degli appalti.
Gruppi di imprenditori che si spartiscono gli appalti con offerte
organizzate accontentando anche i più piccoli con qualche
subappalto. Tutto è stabilito da questo sistema precostituito che
accontenta e zittisce tutti. Nei quasi tre anni di nostra operatività
tante sono state le persone che si sono rivolte a noi. Tanti i timori
per chi denuncia primo fra tutti la prescrizione e le ritorsioni
economiche. In Molise ad esempio abbiamo avuto casi di persone
riammesse in servizio dopo il patteggiamento. Ho potuto sentire con
le mie orecchie un imprenditore affermare che le gare truccate
presentano pochi rischi al massimo si incorre in una multa. La nostra
classe dirigente finge di stupirsi per gli innumerevoli scandali e
promette riforme efficaci contro la corruzione e autorità garanti -
ad oggi prive di poteri sanzionatori - che sorveglieranno ogni
singolo appalto. Ma il vero problema sta nel sistema penale italiano.
Il nostro ordinamento consente di accertare con facilità le
responsabilità ma poi nella fase esecutiva nella patrie galere non
ci finisce nessuno tranne i cd. “polli” che, dopo pochi mesi al
massimo, saranno rimessi in libertà. I vecchi quattro anni di
reclusione sono stati abrogati per legge (Cancellieri) e sostituti
ormai dall’affidamento in prova. Ogni anno di prigione vale circa
otto mesi per via dell’ordinamento penitenziario. Con una buona
condotta ti abbuonano anche tre mesi ogni anno più un mese e mezzo
di permessi premio. Per i corrotti quelli veri e non i ruba galline,
la soluzione di ogni male è nell'ordinamento giuridico stesso. Il
danno più grave? L'esempio negativo che si offre alle future
generazioni.
(Vincenzo Musacchio – Presidente Co.Re.A. - Molise)
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