La
stampa locale nei giorni scorsi, occupandosi dell’iniziativa posta
in essere da OML davanti al Tar Molise per ottenere l’annullamento
della illegittima nomina temporanea dell’Ing. Riccardo Tamburro a
Direttore generale dell’Agenzia regionale della Protezione civile,
ha riferito che il ricorso era stato rigettato.
Niente
di più falso!
In
verità, il Tribunale Amministrativo Regionale del Molise, con
sentenza succintamente motivata, ha soltanto dichiarato il proprio
difetto di giurisdizione sulla questione prospettatagli, individuando
(erroneamente, a nostro sommesso parere, stante la peculiarità
della controversia, ben differente dall’altra promossa dall’ex
Direttore Arch. Giarrusso) nel Tribunale ordinario, e per
esattezza nel Giudice del Lavoro di Campobasso, l’organo
giudiziario deputato ad occuparsi della vicenda. Fra l’altro, le
spese sono state interamente compensate fra le parti.
Appare
del tutto chiaro per chi mastica un po’ di diritto (e gli organi
di informazione dovrebbero contribuire a renderlo maggiormente
comprensibile) che il TAR non è per nulla entrato nel merito del
ricorso, quindi non ha potuto verificare la fondatezza o meno della
domanda avanzata dall'O.M.L., poiché preliminarmente gli premeva
risolvere il problema dell’appartenenza della causa alla giustizia
amministrativa o all’altra ordinaria civile.
E’
ovvio che in tal modo, pur essendo astrattamente ipotizzabili un
appello al Consiglio di Stato o una riproposizione della lite davanti
al Giudice ordinario, foss’anche per la sola regolazione delle
spese, l’interesse ad ulteriormente coltivare la controversia è
stato neutralizzato con il provvedimento della Regione Molise che,
guarda caso, qualche giorno prima dell’udienza del 19 settembre
2013 innanzi al TAR, ha revocato l’incarico all’Ing. Tamburro per
affidarlo all’Avv. Alberta De Lisio.
Dunque,
il ricorso dell'OML è servito, e come, per risolvere, seppur
tardivamente ed in sede di autotutela da parte dell’Ente regionale,
il problema dell’illegittima nomina, dapprima oggetto di palleggio
fra i vari tribunali della Repubblica.
E
non si venga a dire o scrivere, quantomeno per correttezza, se non
per amore del vero, che il ricorso sia stato rigettato, perché
sarebbe più giusto e sensato riferire che esso è andato
sostanzialmente in porto.
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