La solitudine può ridurre sensibilmente la durata della vita. Lo
dimostrano i risultati di una ricerche pubblicata nella rivista Archives of Internal Medicine.
I ricercatori dell'Università della California, guidati da Carla
Pessinotto, hanno osservato 1.604 anziani per sei anni, l'età media è 71
anni. Hanno scoperto che per chi si sentiva solo la probabilità di
morire nel corso dell'indagine era di due volte maggiore. Vivere da
soli, o sentirsi soli sebbene si viva con altre persone, è un fattore di
rischio importante per le persone già ad alto rischio di sviluppare
malattie cardiache. Secondo i ricercatori, la valutazione del livello di
solitudine può aiutare i medici a rivelare pazienti che si trovano nel
gruppo di rischio.
Interessante ntare che il 43,2% del campione si sente
solo, anche se soltanto il 18% vive effettivamente da solo.
Anche gli adolescenti possono soffrire la solitudine e uno studio
dimostra una pericolosa associazione con a il rischio di sviluppare, in
età adulta, malattie cardiache e sindrome metabolica. La scoperta,
pubblicata su Plos One, è dell'equipe dell'Università svedese
di Umea. Sono stati analizzati i dati riguardanti la salute e ai
comportamenti sociali di un migliaio di sedicenni del distretto di
Lulea, nell'arco di 27 anni, sottoponendo poi il campione a una serie di
controlli clinici attorno ai 43 anni. Si è così visto che i ragazzi che
erano stati più introversi e meno propensi alla socializzazione durante
gli anni di scuola (senza però essere stati necessariamente vittime di
episodi di bullismo) erano anche quelli che più soffrivano di sindrome
metabolica una volta compiuti i quarant'anni. Le adolescenti infelici
anno un rischio più che triplicato di ammalarsi di sindrome metabolica
dopo i 40 anni. Importante valutare il livello di cortisolo, che varia
sensibilmente nelle situazioni di solitudine che portano all'ansia.
Fonte: eDott
(by Nicola)
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