http://www.osservatoriolegalita.it/allegati/dci_9696763.pdf
http://www.osservatoriolegalita.it/allegati/dci_3262741.pdf
COMUNICATO STAMPA
Gran parte del territorio molisano (due terzi) è nel mirino delle
multinazionali petrolifere e i tre principali centri della regione,
Campobasso, Isernia e Termoli, case, strade e piazze compresi, ricadono
addirittura in concessioni o istanze di concessione. Gran parte del mare
antistante la regione è sottoposto a richieste per estrazione o ricerca
di idrocarburi.
Sono questi i dati sconcertanti contenuti nel
dossier “TUTTI I NUMERI DELLE TRIVELLE IN MOLISE.ORA FERMARE L'ASSEDIO
DEI PETROLIERI.”
Redatto da Augusto De Sanctis del Forum Italiano dei
Movimenti per l’Acqua a partire dai dati ufficiali dell’Unmig del
Ministero dello Sviluppo Economico e presentato oggi in conferenza
stampa a Termoli.
Per quanto riguarda la terraferma quasi il 28%
del territorio regionale è stato già dato in concessione. Quatto delle
sette concessioni di coltivazione risultano produttive.
Nel 2013 sono
stati estratti dal sottosuolo regionale poco più di 50 milioni di Smc di
gas (l’1% della produzione nazionale, in calo rispetto agli anni
precedenti) e quantità molto limitate di olio e gasolina. Da questa
attività estrattiva il Molise ha ottenuto meno di 1 milione di euro di
royalty, di cui 49.000 euro al comune di Rotello. Agli enti locali vanno
le briciole degli introiti dei petrolieri a causa dello scandaloso
regime delle royalty applicato in Italia; esistono, infatti, delle quote
di produzione escluse dall’applicazione di royalty a favore dello Stato
e degli enti locali e gran parte dei giacimenti italiani non supera
queste soglie, non producendo benefici economici per le comunità.
Oltre alle concessioni già esistenti il Molise è interessato da
numerosi altri progetti di ricerca, tra permessi già accordati (5) e
istanze ancora da valutare (4).
Considerando anche queste aree la
percentuale di territorio molisano interessata da progetti petroliferi
sale al 65%, comprendendo al loro interno i tre centri urbani principali
della regione! Alcuni di questi procedimenti riguardano aree immense,
come il permesso Santa Croce che comprende Campobasso e che risulta
esteso per ben 64.000 ettari.
Per quanto riguarda le attività in
mare vi sono 4 procedimenti che interessano 180.000 ettari di
superficie, con 4 piattaforme già installate relative al progetto Rospo
Mare, per il quale il Ministero dell’Ambiente ha recentemente emanato un
parere positivo per lo scavo di nuovi pozzi (avverso al Decreto di
V.I.A. sono stati presentati ricorsi al TAR).
La conversione in
legge del Decreto Sblocca Italia, che noi preferiamo chiamare “Sporca
Italia”, esacerba per il Molise il rischio di una vera e propria deriva
petrolifera, con pozzi tra oliveti e vigneti e nelle aree interne della
regione, zone ad elevatissimo valore naturalistico e paesaggistico
oppure densamente abitate.
I rischi connessi alle attività di ricerca ed
estrazione di idrocarburi sono enormi. L’acqua è una delle matrici
ambientali più colpite dalle attività petrolifere. In un momento di
cambiamenti climatici è da irresponsabili aggiungere ulteriori pressioni
antropiche che incidono sulla sua qualità e disponibilità. I rischi di
incidenti rilevanti sono dietro l’angolo; in tal caso l’economia del
turismo e dell’agricoltura ne uscirebbero devastate. Tutto ciò a fronte
di risibili benefici, visto che l’industria degli idrocarburi è a
bassissima intensità di lavoro. Basta consultare i dati deprimenti
dell’economia della Basilicata che da 16 anni fa da “cavia” ai
petrolieri per concludere che alle comunità locali rimangono solo i
danni. Infatti in Basilicata sindaci e cittadini si stanno ribellando
chiedendo alla loro regione di presentare ricorso alla Corte
Costituzionale contro il Decreto del Governo Renzi. Questa norma fa
diventare di interesse strategico le attività petrolifere che avranno la
priorità su tutte le altre attività economiche, come il turismo e
l’agricoltura che, evidentemente, non sono considerate strategiche da
Renzi e dalla sua maggioranza. Il Decreto prevede addirittura il vincolo
preordinato all’esproprio per le aree interessate dai titoli minerari.
Il Molise, così ampiamente interessato da permessi e istanze, può
diventare una “prigione” ostaggio dei petrolieri che potranno fare il
bello e il cattivo tempo.
Diverse regioni, come Lombardia, Abruzzo, Puglia e Marche hanno annunciato la propria volontà di ricorrere alla Consulta. Auspichiamo che la Regione Molise si schieri nel fronte anti-trivelle tenendo conto che la legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale il 12 novembre e i termini per depositare il ricorso sono 60 giorni da quella data. Chiediamo ai cittadini di informarsi e di mobilitarsi con noi in questa campagna strategica non solo per l’ambiente ma per la salvaguardia della salute e di un’economia diffusa diversa da quella concentrata in poche mani che le multinazionali del petrolio vorrebbero imporci.
Diverse regioni, come Lombardia, Abruzzo, Puglia e Marche hanno annunciato la propria volontà di ricorrere alla Consulta. Auspichiamo che la Regione Molise si schieri nel fronte anti-trivelle tenendo conto che la legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale il 12 novembre e i termini per depositare il ricorso sono 60 giorni da quella data. Chiediamo ai cittadini di informarsi e di mobilitarsi con noi in questa campagna strategica non solo per l’ambiente ma per la salvaguardia della salute e di un’economia diffusa diversa da quella concentrata in poche mani che le multinazionali del petrolio vorrebbero imporci.
(by Nicola)
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