Una delle peculiarità dell’arte molisana
contemporanea è stata quella di non aver mai smarrito una spiccata
linea figurativa. Fuori dalle correnti più significative, lambita
solo superficialmente dalle tensioni del Futurismo, lontananel
dopoguerra dai dibattiti sull’astrattismo, la regione ha mantenuto
intatta un modo di saper dipingere e scolpire che affonda molte
radici nella tradizione più nobile dell’arte italiana. Il merito
principale del perdurare di tale tendenza è da ascrivere soprattutto
a Amedeo Trivisonno e Marcello Scarano. Mentre il primo, Trivisonno,
ha creato una vera e propria “scuola” formando diversi validi
artisti in relazione, in particolare, all’arte sacra autentica,
Scarano ha ispirato una ricerca sempre sulla forma ma letta in chiave
maggiormente espressiva e intimista. I dibattiti sorti agli inizi
degli anni Sessanta, di rottura e tensione, e liberazione di un’arte
non più legata alla forma ma al concetto, andavano contro gli
epigoni e gli esponenti meno innovativi della pittura, i cosiddetti
“pittori della domenica”, ma mai contro i grandi maestri. Una
collettiva sulla linea figurativa e realistica nell’arte molisana è
un atto dovuto alla storia della regione per fissare alcuni punti
certi, per riscoprire maestri dimenticati e soprattutto per mostrare
un’arte sempre attuale e mai anacronistica, fatta di sapere tecnico
e progettuale ma anche di spiccate doti creative; è anche
un’occasione di studio e di approfondimento su artisti
significativi del Novecento. Oltre alle opere di artisti storici si
sono voluti esporre anche i lavori di pittori che, pur nel perdurare
delle correnti e degli “ismi”, non hanno mai abbandonato il
pennello e la forma. La collettiva ha diversi pregi. Ha la pretesa di
concentrare su poche pareti un secolo di arte molisana seguendo la
linea della forma; vuol presentare una rassegna quanto più completa
ed esplicativa degli artisti figurativi molisani, ovvero di quei
pittori che maggiormente hanno indagato la raffigurazione, mostrando
legami, derivazioni e ispirazioni; cerca di rivalutare contesti poco
indagati dalla critica, mostrando un ambiente estremamente vitale e
di forte spessore tecnico e qualitativo. Parlare della forma
significa indagare l’intima natura dell’arte, capace di
schiudere, nel gesto personale del rappresentare, la visione concreta
e spirituale dell’artista chiamato a farsi carico del reale per
comunicarlo all’esterno. Se l’astratto è tensione emotiva e
riconfigurazione in chiave sintetica dell’idea, la costruzione
sulla e intorno alla figura comporta un perenne agire sulla struttura
interna del dipinto per veicolare, nello scontro tra immagine e
percezione, una personale osservazione sull’unicità del mondo.
(by Nicola)
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