PORTA COLLINA: LA FINE DEL SOGNO SANNITA
Un popolo italico di lingua osca, i Sanniti, ricoprì un ruolo importantissimo nella nostra storia opponendosi strenuamente, anche con l’alleanza di altri popoli, alla egemonia di Roma.
Come lo stesso Tito Livio, storico non certamente di parte, riconosce, i
Sanniti “non fuggivano la guerra ed erano così lontani dallo stancarsi
di una difesa anche senza successo della loro libertà, che preferivano
essere conquistati piuttosto che rinunciare a sforzarsi di vincere”.
I Sanniti hanno avuto anche il merito di aver spronato, seppur
involontariamente, i romani verso l’affermazione imperiale, contendendo
ad essi territori mai prima di allora nelle mire espansionistiche di
Roma e forgiandoli militarmente sui campi di battaglia: non fossero
esistiti i Sanniti, probabilmente la storia d’Italia avrebbe avuto ben
altro epilogo.
Il loro indomabile coraggio nel difendere la propria e
l’altrui indipendenza contro l’oppressione romana, la loro omogeneità
etnica e religiosa, valse a conferir loro il titolo di autentici
campioni di libertà e precursori di un autorevole esempio di stato
federale volto ad assicurare tali valori fortemente sentiti da genti che
con essi avevano condiviso estenuanti guerre (non a caso furono proprio
i Sanniti - e per la prima volta - a battezzare con il nome Italia quel
territorio abitato a sud di Roma dalle popolazioni oppostesi alla
prevaricazione dello Stato Romano).
Eppure, dei Sanniti, costituiti
da quattro impavide tribù (i Pentri, i più temuti guerrieri che
abitavano le impervie aree dell’attuale alto e medio Molise, i
Caraceni, i Caudini e gli Irpini) legate tra loro da sentimenti di
solidarietà e di libertà, nulla o poco ci è stato tramandato se non
fatti e situazioni connesse al periodo bellico ed in un’ottica,
oltretutto, volta esclusivamente a magnificare le imprese di Roma, mai
svolgendosi un’esauriente illustrazione sulla loro organizzazione
politica, sulla religione e sulla loro struttura interna. Tutto ciò che
sappiamo dei Sanniti ci perviene prevalentemente da una ricostruzione
fatta attraverso ritrovamenti archeologici e sui pochi documenti
pervenutici. Una ricostruzione sicuramente ardua, ma incompleta, che è
però possibile approfondire con i nuovi mezzi tecnologici oggi a
disposizione e con la fattiva volontà di quanti sono preposti
all’indirizzo culturale di questa Nazione.
La Storia è dunque in
debito con il Sannio e i Sanniti: lo è per la voluta omissione da parte
degli storici di età romana per i motivi innanzi detti, lo è per la
mancanza di studi successivi nel ricostruire la vita, le usanze e i
costumi di quel popolo, lo è per il disinteresse mostrato nei confronti
di un territorio incomprensibilmente nell’oblio, ma ancor oggi disposto a
narrare il suo passato, pur necessitando una sua diversa lettura anche
per fini di uno sviluppo di forme turistiche di interesse
storico-culturale.
Le valorosi genti sannite devono avere dalla
storia il loro giusto riconoscimento che può concretizzarsi in
iniziative che incentivino lo studio su questo popolo e sulla loro
terra; iniziative che valgano a farlo conoscere per ciò che è stato e
per quanto ha fatto, nel ricordo indelebile della loro presenza e delle
loro gesta.
Ma anche nel ricordo dell’eccidio perpetrato nei loro
confronti ad opera di Silla, nell’82 a.C., con la Guerra Sociale
allorquando essi tentarono un ultimo e definitivo attacco contro Roma.
Fu quello l’estremo atto di una un’altra pagina gloriosa di storia
scritta dai Sanniti e conclusasi tragicamente: nella battaglia di Porta
Collina (l’attuale Via IV novembre, a Roma) Lucio Cornelio Silla, uno
dei più astiosi nemici di questo fiero popolo italico (sua la frase:
“nessun romano starà mai al sicuro fin quando un solo sannita rimarrà in
vita”), ebbe a far strage degli insorti, comandati da M. Ponzio
Telesino e da altri valorosi condottieri i cui corpi furono barbaramente
decapitati ed esposti al pubblico ludibrio. Successivamente Silla
abbatté gran parte degli insediamenti abitativi presenti nel Sannio ove i
loro resti continuano ad apparire nei boschi e tra i monti,
restituendoci man mano interessanti pezzi di storia.
Dal sito www.
pescopennataro.com: “Le conseguenze della sconfitta furono orribili,
Silla riunì nella villa pubblica del Campo di Marte 8000 prigionieri
sanniti e li fece pubblicamente decapitare (Livio – Periochae 88).
Silla diede poi inizio ad una campagna di sterminio e distruzioni in
terra sannita; per Silla “I Romani non avrebbero conosciuto la pace fino
a quando avesse continuato a esistere una nazione sannita”(Strabone – V
4.11)
e le conseguenze furono descritte da Floro : “Il
conquistatore a mala pena aveva lasciato una pietra sull’altra, cosicché
anche all’interno del Sannio era quasi impossibile scoprire il
Sannio”(Floro – I 11.8)”
Riteniamo che sia giunto il tempo,
adesso, di rendere onore al valore e all’insegnamento di quel popolo
pressoché sconosciuto ai più, nonché alle vittime del massacro di Porta
Collina, ponendo in quello stesso luogo un’iscrizione alla memoria degli antichi Campioni della Libertà.
Gianluigi Ciamarra
(by Nicola)
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