Rafael Correa,
presidente eletto dell’Ecuador.
Cattolico credente e molto
osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”.
Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti
correnti dello Ior nelle banche cattoliche di Quito e dirottarli in un
programma di welfare sociale per i ceti più disagiati.
Fa arrestare
l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a
regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a
testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e
ridistribuite in cooperative agricole ecologiche.
Invia una lettera a
papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il Vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi
dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi
evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli
uomini”.
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