Che i locali gay friendly, no gender e Lgbtq siano diventati “di moda” è cosa ormai abbastanza nota. E di sicuro hanno contribuito le nuove icone del pop internazionale (innanzitutto Lady Gaga) che con fierezza si rappresentano attraverso un genere sessuale cangiante, misto, nomade. Ma mai come quest’estate il dragging (travestirsi, mutare forma e identità) e il no-gender (rifiuto di comportamenti e identità sessuali rigidi) hanno invaso i locali, scardinando le programmazioni tradizionali dei baluardi dell’intrattenimento più classico.
I numeri sono impressionanti: si parla di tremila persone al giorno al Gay Village di Roma o al Pride Village di Padova, manifestazioni per la maggior parte autogestite e indipendenti. Ma le “situazioni” sono delle più varie e si spazia dal Be Queer di Perugia al Borgo del Tempo Perso di Milano, dal Pegaso’s catanese al Cocomeros di Bari, dall’Arenile di Napoli al Phoenix a Pescara, e tutti raccontano la stessa storia: pienoni da tutto-esaurito mai visti prima. L’Italia insomma s’è desta e sembra voler recuperare il suo ritardo di civiltà attraverso l’integrazione tra persone diverse. “Mai come quest’anno – racconta Regina Miami, direttore artistico del Mamamia di Torre del Lago – le nostre feste sono diventate vere e proprie street parade. Per il miss Drag Queen di fine luglio fiumi di gente da tutta Italia e di ogni tipo hanno invaso la città. Recentemente ci hanno chiesto di festeggiare addii al nubilato e matrimoni. Le famiglie eterosessuali aspettano la nostra sigla di apertura sul lungomare, prima di tornare a casa per mettere a letto i bambini”.
Ed è proprio a Torre del Lago che siamo andati per raccontare uno scorcio di quello che sembra stare diventando il nuovo mondo. Il lungomare è una sorta di strada senza uscita: una volta imboccato, si può solo tornare indietro, perché l’asfalto termina direttamente in spiaggia (o nella pineta). Qui si susseguono bar, pub, ristoranti, caffè, discoteche, chioschi gestiti da gente “gay”, ossia “allegra”, e in mezzo ai tavolini o lungo l’affollatissima passeggiata lo slalom è tra duetti di donne, di uomini, drag, trans o uomini e donne (in coppia o meno) disposti a comportamenti aperti. Niente di trasgressivo, semplicemente il tutto è variopinto, eccentrico e poco convenzionale. L’acme sono il Priscilla, locale per transessuali gestito da Regina Satariano, dirigente nazionale dell’Associazione Trans Genere, il Mamamia, da 12 anni tra i locali gay/lesbo più gettonati dello stivale, e lo Stupida, paradiso delle drag.
Anche il Salento sta diventando un’area arcobaleno e quest’anno ha chiamato da Roma Tekemaya, dallo storico Muccassassina: “Gallipoli è la patria dei nuovi movimenti no-gender italiani – spiega – e la gente è talmente partecipe che le serate vengono improvvisate come flash mob. Vanno tutti pazzi per i Gay Day, appuntamenti itineranti e tematici. Ogni sera ci sono i dj più importanti di una nazione europea che salgono al mixer nelle discoteche più tradizionali della regione”.
A Roma detta legge il Gay Village, che quest’anno festeggia il decennale tra teatro, danza, discoteca, ristoranti e perfino un cinema internazionale. “Dal 25 al 27 agosto – dice Carla Fabi dell’organizzazione – luci puntate sulla seconda edizione del ‘Gender Docufilm Festival – Specie in via di Espansione’. Verranno presentati in concorso, in anteprima europea, sette documentari da India, Giappone, Australia e Medio Oriente”. Sicuramente farà parlare l’esito della votazione popolare, il 9 settembre, per la prima edizione del Gay Village Awards: “Verranno premiati giornalisti, politici, gente dello spettacolo e dell’imprenditoria per la sensibilità dimostrata su tematiche Lgbtq”. Quello che colpisce un po’ tutti gli organizzatori è l’ondata di integrazione. “Quest’anno – continua Fabi – abbiamo raggiunto il 50/50 tra gay ed etero e per noi è una vittoria”.
Idem dal Pride Village di Padova, al suo quarto anno: “Prima era la comunità locale che accoglieva i gay – spiega Federica Brazzoduro, tra gli organizzatori – adesso è la comunità Lgbtq che accoglie la cittadinanza. Per noi la soddisfazione è questa, contribuire ad ampliare le coscienze della società”. Anche Nanà, drag per Zeffirelli, è entusiasta: “Padova è una manifestazione pazzesca, un’occasione evolutiva e di apertura per la città. Si spazia dai dibattiti con politici e intellettuali al teatro d’avanguardia, fino a dj set da fare invidia a Berlino”. Osserva la drag Giovanna Darkroom, padrona di casa al Lanificio 159 di Roma nelle serate invernali di Extravaganza: “I travestiti e le transessuali sono sempre piaciuti a tutti, per il loro modo carnevalesco e per la quota di trasgressione a cui ognuno in qualche momento anela. Ma oggi è diverso perché l’identità è liquida per tutti. Basta andare all’Aguabar di Ponte Sisto il venerdì e partecipare agli aperitivi Matrioska: le persone sono aperte, non assumono atteggiamenti da branco. Semplicemente spaziano”.
I numeri sono impressionanti: si parla di tremila persone al giorno al Gay Village di Roma o al Pride Village di Padova, manifestazioni per la maggior parte autogestite e indipendenti. Ma le “situazioni” sono delle più varie e si spazia dal Be Queer di Perugia al Borgo del Tempo Perso di Milano, dal Pegaso’s catanese al Cocomeros di Bari, dall’Arenile di Napoli al Phoenix a Pescara, e tutti raccontano la stessa storia: pienoni da tutto-esaurito mai visti prima. L’Italia insomma s’è desta e sembra voler recuperare il suo ritardo di civiltà attraverso l’integrazione tra persone diverse. “Mai come quest’anno – racconta Regina Miami, direttore artistico del Mamamia di Torre del Lago – le nostre feste sono diventate vere e proprie street parade. Per il miss Drag Queen di fine luglio fiumi di gente da tutta Italia e di ogni tipo hanno invaso la città. Recentemente ci hanno chiesto di festeggiare addii al nubilato e matrimoni. Le famiglie eterosessuali aspettano la nostra sigla di apertura sul lungomare, prima di tornare a casa per mettere a letto i bambini”.
Ed è proprio a Torre del Lago che siamo andati per raccontare uno scorcio di quello che sembra stare diventando il nuovo mondo. Il lungomare è una sorta di strada senza uscita: una volta imboccato, si può solo tornare indietro, perché l’asfalto termina direttamente in spiaggia (o nella pineta). Qui si susseguono bar, pub, ristoranti, caffè, discoteche, chioschi gestiti da gente “gay”, ossia “allegra”, e in mezzo ai tavolini o lungo l’affollatissima passeggiata lo slalom è tra duetti di donne, di uomini, drag, trans o uomini e donne (in coppia o meno) disposti a comportamenti aperti. Niente di trasgressivo, semplicemente il tutto è variopinto, eccentrico e poco convenzionale. L’acme sono il Priscilla, locale per transessuali gestito da Regina Satariano, dirigente nazionale dell’Associazione Trans Genere, il Mamamia, da 12 anni tra i locali gay/lesbo più gettonati dello stivale, e lo Stupida, paradiso delle drag.
Anche il Salento sta diventando un’area arcobaleno e quest’anno ha chiamato da Roma Tekemaya, dallo storico Muccassassina: “Gallipoli è la patria dei nuovi movimenti no-gender italiani – spiega – e la gente è talmente partecipe che le serate vengono improvvisate come flash mob. Vanno tutti pazzi per i Gay Day, appuntamenti itineranti e tematici. Ogni sera ci sono i dj più importanti di una nazione europea che salgono al mixer nelle discoteche più tradizionali della regione”.
A Roma detta legge il Gay Village, che quest’anno festeggia il decennale tra teatro, danza, discoteca, ristoranti e perfino un cinema internazionale. “Dal 25 al 27 agosto – dice Carla Fabi dell’organizzazione – luci puntate sulla seconda edizione del ‘Gender Docufilm Festival – Specie in via di Espansione’. Verranno presentati in concorso, in anteprima europea, sette documentari da India, Giappone, Australia e Medio Oriente”. Sicuramente farà parlare l’esito della votazione popolare, il 9 settembre, per la prima edizione del Gay Village Awards: “Verranno premiati giornalisti, politici, gente dello spettacolo e dell’imprenditoria per la sensibilità dimostrata su tematiche Lgbtq”. Quello che colpisce un po’ tutti gli organizzatori è l’ondata di integrazione. “Quest’anno – continua Fabi – abbiamo raggiunto il 50/50 tra gay ed etero e per noi è una vittoria”.
Idem dal Pride Village di Padova, al suo quarto anno: “Prima era la comunità locale che accoglieva i gay – spiega Federica Brazzoduro, tra gli organizzatori – adesso è la comunità Lgbtq che accoglie la cittadinanza. Per noi la soddisfazione è questa, contribuire ad ampliare le coscienze della società”. Anche Nanà, drag per Zeffirelli, è entusiasta: “Padova è una manifestazione pazzesca, un’occasione evolutiva e di apertura per la città. Si spazia dai dibattiti con politici e intellettuali al teatro d’avanguardia, fino a dj set da fare invidia a Berlino”. Osserva la drag Giovanna Darkroom, padrona di casa al Lanificio 159 di Roma nelle serate invernali di Extravaganza: “I travestiti e le transessuali sono sempre piaciuti a tutti, per il loro modo carnevalesco e per la quota di trasgressione a cui ognuno in qualche momento anela. Ma oggi è diverso perché l’identità è liquida per tutti. Basta andare all’Aguabar di Ponte Sisto il venerdì e partecipare agli aperitivi Matrioska: le persone sono aperte, non assumono atteggiamenti da branco. Semplicemente spaziano”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 agosto 2011
(by Nicola)
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