Circa cento religiosi hanno già dato la loro adesione all'iniziativa del 9 giugno in piazza San Pietro a Roma: "L'acqua è creatura di Dio, non può essere trasformata in merce. A rischio milioni di nuovi assetati"
“Il diritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, a iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita”. Anche Papa Benedetto XVI nella sua Caritas in Veritate ricorda che l’acqua è un bene irrinunciabile per ogni uomo. Ed è questa la convinzione di due sacerdoti, padre Adriano Sella e don Alex Zanotelli, che hanno deciso di scendere in campo contro la privatizzazione: in vista del referendum, missionari, suore e religiosi si sono dati appuntamento per il 9 giugno in piazza San Pietro a Roma, dove in silenzio manifesteranno alle 12 con un digiuno affinché l’acqua rimanga “pubblica per vocazione, incapace di discriminare e di escludere”. L’iniziativa “Religiosi a pane e acqua” (clicca qui per l’evento su facebook) punta anche a scuotere i vertici ecclesiastici perché prendano una posizione unitaria per difendere questo “dono all’umanità”.
“Insieme a padre Adriano abbiamo sentito l’esigenza di compiere un gesto di mobilitazione per sensibilizzare la Chiesa”, spiega padre Alex Zanotelli. Alla manifestazione hanno già dato la loro adesione via mail circa cento religiosi e decine di sostenitori laici, destinati ad aumentare nei prossimi giorni. Secondo chi ha ideato l’evento, infatti, l’acqua fa parte della creazione di Dio e “non può mai essere trasformata in merce”. “C’è sensibilità da parte dei cattolici e dei cristiani”, puntualizza padre Zanotelli, “ma la Cei finora non si è espressa in maniera ufficiale, anche se 15 vescovi hanno aderito all’iniziativa”. Per i firmatari dell’appello la tendenza alla privatizzazione che si ha nel mondo rischia di creare “milioni di nuovi assetati” ed è per questo in contrasto con il principio cristiano della tutela della vita.
“Il parlamento italiano è il primo in Europa ad avanzare una simile proposta ai suoi cittadini. E fanno di tutto per scoraggiare il voto, visto che hanno pure indetto il referendum il 12 giugno anziché accorparlo alle amministrative”, sottolinea Zanotelli che apre le porte anche alle altre confessioni cristiane, dagli evangelici ai protestanti. Ma l’invito si estende pure ai fedeli non cristiani, dai musulmani ai buddisti, senza alcuna distinzione. “Vogliamo che l’incontro sia ecumenico e interreligioso”, prosegue don Adriano Sella, già missionario in Brasile e Amazzonia e oggi sacerdote diocesano a Padova. “Ci siamo ispirati alle manifestazioni del 2007 in Myanmar, quando i monaci si sono schierati contro il regime”, racconta. “L’impatto è stato fortissimo, sulla popolazione e sui media, e per questo vogliamo replicare per l’acqua. Abbiamo scelto il digiuno e il silenzio che spesso valgono più di mille parole”.
La battaglia perché l’acqua rimanga un bene pubblico, secondo don Sella, deve essere di vitale importanza per un cristiano: “La privatizzazione su scala mondiale significa mandare a morte certa milioni di persone. In Patagonia il vescovo Luis Infante della Mora e la sua diocesi hanno iniziato a prendere posizione quando, mentre visitavano le comunità dove operano, hanno visto l’aumento del prezzo dell’acqua. La stessa cosa sta accadendo anche in Africa per mano delle multinazionali. Con queste premesse la sensibilità deve trasformarsi in impegno”, osserva. La privatizzazione dell’acqua non è solo un problema italiano: “Qui possiamo votare ‘sì’ al referendum, ma con questo digiuno religioso vogliamo mandare un messaggio oltre i confini nazionali”.
Fonte: Il Fatto, 13.05.2011
“Insieme a padre Adriano abbiamo sentito l’esigenza di compiere un gesto di mobilitazione per sensibilizzare la Chiesa”, spiega padre Alex Zanotelli. Alla manifestazione hanno già dato la loro adesione via mail circa cento religiosi e decine di sostenitori laici, destinati ad aumentare nei prossimi giorni. Secondo chi ha ideato l’evento, infatti, l’acqua fa parte della creazione di Dio e “non può mai essere trasformata in merce”. “C’è sensibilità da parte dei cattolici e dei cristiani”, puntualizza padre Zanotelli, “ma la Cei finora non si è espressa in maniera ufficiale, anche se 15 vescovi hanno aderito all’iniziativa”. Per i firmatari dell’appello la tendenza alla privatizzazione che si ha nel mondo rischia di creare “milioni di nuovi assetati” ed è per questo in contrasto con il principio cristiano della tutela della vita.
“Il parlamento italiano è il primo in Europa ad avanzare una simile proposta ai suoi cittadini. E fanno di tutto per scoraggiare il voto, visto che hanno pure indetto il referendum il 12 giugno anziché accorparlo alle amministrative”, sottolinea Zanotelli che apre le porte anche alle altre confessioni cristiane, dagli evangelici ai protestanti. Ma l’invito si estende pure ai fedeli non cristiani, dai musulmani ai buddisti, senza alcuna distinzione. “Vogliamo che l’incontro sia ecumenico e interreligioso”, prosegue don Adriano Sella, già missionario in Brasile e Amazzonia e oggi sacerdote diocesano a Padova. “Ci siamo ispirati alle manifestazioni del 2007 in Myanmar, quando i monaci si sono schierati contro il regime”, racconta. “L’impatto è stato fortissimo, sulla popolazione e sui media, e per questo vogliamo replicare per l’acqua. Abbiamo scelto il digiuno e il silenzio che spesso valgono più di mille parole”.
La battaglia perché l’acqua rimanga un bene pubblico, secondo don Sella, deve essere di vitale importanza per un cristiano: “La privatizzazione su scala mondiale significa mandare a morte certa milioni di persone. In Patagonia il vescovo Luis Infante della Mora e la sua diocesi hanno iniziato a prendere posizione quando, mentre visitavano le comunità dove operano, hanno visto l’aumento del prezzo dell’acqua. La stessa cosa sta accadendo anche in Africa per mano delle multinazionali. Con queste premesse la sensibilità deve trasformarsi in impegno”, osserva. La privatizzazione dell’acqua non è solo un problema italiano: “Qui possiamo votare ‘sì’ al referendum, ma con questo digiuno religioso vogliamo mandare un messaggio oltre i confini nazionali”.
Fonte: Il Fatto, 13.05.2011
(by Nicola)
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